I Jack Russell piacciono tanto perché, indubbiamente, sono molto carini. Purtroppo, proprio fermarsi all’estetica ha portato tante persone a adottarne uno e a ritrovarsi poi con un tipetto che è tutt’altro che “tenero e dolce” come lo si immaginava e, in fondo, anche solo guardare un film come “The Mask” avrebbe dovuto far venire il dubbio sulle vere necessità di un cane che ha nel suo DNA come missione principale quella di stanare le piccole prede.
Del resto, basta osservarli anche nel quotidiano: i Jack Russell sono abilissimi nel saltare in alto, meglio di Gianmarco Tamberi, e correre veloci come Usain Bolt alla finale dei 100 metri! Ciò dipende proprio dalla genetica e dalle loro motivazioni: pieni di vitalità e con un bel caratterino, tosti e testardi, se si pongono un obiettivo nessuno riuscirà a fermarli e se quell’obiettivo è in alto, beh? Qual è il problema? Per un Jack Russell non c’è e “volerà” lì dove è possibile ottenerlo.
Del resto è un cane che è stato selezionato dall’uomo per infilarsi in luoghi impervi e impossibili da raggiungere per un essere umano e la tenacia è la sua cifra, sebbene oggi viene relegato al ruolo di “cane da compagnia”.
Le motivazioni del Jack Russell
Qual è il mondo interiore di un Jack Russell? È questa la prima domanda da porsi quando si decide di vivere con un cane in generale, pensando alle sue motivazioni di razza per capire “da dove viene” e qual è il bagaglio genetico che lo fa essere quello che è. Tutto ciò, però, non dimenticando mai che ogni individuo è un essere a sé, con la sua personalità e calato in una singola relazione e in un contesto che determinerà nel tempo la sua personalità.
Una buona base di partenza, dunque, è conoscere la storia delle razze e di quella che ci è affianco nello specifico. I Jack Russell hanno come segno distintivo un'alta motivazione predatoria. “Nati” intorno al 1800 nel Devon, in Inghilterra, devono il loro nome all’uomo che decise di voler selezionare un cane che fosse capace di arrivare fin dentro le tane per stanare volpi e altri piccoli animali selvatici. Questo signore si chiamava John “Jack” Russell ed era un reverendo, come spiega l’istruttore cinofilo Luca Spennacchio in una puntata della nostra serie “Che razza di storia” dedicata al piccolo e tenace cacciatore:
Con una motivazione predatoria così elevata, ovvero l’estrinsecazione del piacere e del bisogno di inseguire gli oggetti o i soggetti in movimento, è chiaro il motivo per il quale l’ottenimento del risultato porta i Jack ad essere dei veri e propri atleti, tanto che l’altra motivazione principale che li caratterizza è la cinestetica (correre e fare in generale movimento fisico) e poi, chiaramente, la perlustrativa ovvero il desiderio e il bisogno di mappare il territorio che non può mancare in questo agile cacciatore.
Dunque, ora immaginiamo un Jack Russell del passato che affrontava la vita con fierezza e caparbietà per stanare volpi e tassi e che ora deve concentrare l’enorme energia che gli batte nel piccolo corpo saettante inseguendo, spesso, solo una pallina. Bisogna dunque comprendere le sue motivazioni ancora di più e aiutarlo ad esprimerle con diverse attività, appunto non nel proporgli continuamente solo oggetti da lanciare, ma per esempio lavorando proprio sulle motivazioni, preparando tracce olfattive ad esempio attraverso ricerche mirate e così andando a gratificare la perlustrativa e aumentando la motivazione affiliativa nei confronti del proprio umano di riferimento che è già buona in partenza. In questo modo si lavora anche cercando di ridurre le motivazioni possessiva e territoriale che questa razza esprime con alta intensità.
Per quanto riguarda la motivazione sociale o la comunicativa, beh, un Jack Russell non ci tiene proprio a perdersi in chiacchiere con gli altri cani, al massimo lo fa con le persone e non perde nemmeno tempo nell’informare chi gli è accanto di ciò che gli passa per la testa: lo fa e basta.
Occhio alla motivazione competitiva, anche: questi cani ce l’hanno bella elevata e lo dimostrano anche nel rapporto con i familiari, quindi prestate attenzione alle interazioni con i bambini che – vedendoli “piccoli e carini” – possono invadere il loro spazio e si rischia di generare un conflitto che non farebbbe bene all’intera sistemica familiare.
Come riesce a saltare così in alto
Piccolo e compatto, praticamente una molla che scatta al momento giusto. La selezione operata su questa razza è stata, come accennavamo, indirizzata al fine di avere il cane perfetto da un punto di vista fisico e caratteriale per portare a casa un unico risultato: stanare piccoli animali selvatici. Parte da questa considerazione tutta la storia dei Jack Russell e anche la loro capacità di saltare così in alto.
Sono tanti, fin troppi, però i video in Rete in cui si vedono questi cani che vengono esortati a svolgere continuamente prestazioni di tal tipo e che danno vita a commenti che vanno dalla sorpresa all’ilarità. Sono immagini spesso postate al fine di generare like e visualizzazioni e in cui non vi è alcun rispetto per l’animale. Come predetto, è importante infatti far esprimere le motivazioni più rilevanti di questi soggetti (predatoria e cinestesica) ma si arriva così di atrofizzarle e far entrare il cane in un loop di sovraeccitazione che non gli consente mai di rilassarsi e anche rischiando che si faccia male, andando a ledere le articolazioni e la muscolatura.
Il motivo per cui, dunque, i Jack saltano così in alto speriamo sia chiaro e speriamo anche che, una volta comprese le sue motivazioni, si capisca che incentivare questa sua caratteristica è un comportamento non corretto da parte nostra e che vi invitiamo a evitare di perpetuare e stimolare.