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11 Marzo 2023
15:00

Perché i dinosauri non si sono evoluti?

L'estinzione dei dinosauri ha portato altre specie, fra cui i mammiferi e gli uccelli, a occupare nicchie ecologiche precedentemente occupate dai dominatori del Mesozoico. Ma cosa sarebbe successo se i dinosauri si fossero evoluti?

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L'evento che ha portato all'estinzione dei dinosauri è accaduto sulla Terra circa 66 milioni di anni fa ed è risultato essere fra i più importanti della storia del Pianeta. La scomparsa di questi animali ha portato diverse altre specie, fra cui i mammiferi e gli uccelli, a poter assumere nuovi ruoli e di occupare nicchie ecologiche che precedentemente occupate dai dominatori del Mesozoico.

Una domanda però affligge tutti gli appassionati di paleontologia così come i semplici curiosi che si interfacciano per la prima volta nei confronti delle scienze della vita: cosa sarebbe successo qualora il meteorite e i vulcani non avessero definitivamente indebolito i grandi dinosauri, comportando la mancata evoluzione dei mammiferi e degli uccelli che conosciamo oggi?

Chiarendo subito che la scienza non possiede una sfera di cristallo e che è quasi impossibile per gli stessi paleontologi rispondere a questa tipologia di domande, poiché l'evoluzione come la storia non può essere analizzata seguendo i fantomatici "se", in verità alcuni scienziati si sono posti questo problema. E hanno tentato di rispondere, confrontando i dati messi a disposizione direttamente dai reperti e dalle informazioni provenienti dallo studio delle epoche geologiche successive e dagli animali oggi esistenti. Si tratta chiaramente di biologia speculativa, quasi un "gioco evolutivo" che non ha alcuna pretesa scientifica.

L'evoluzione dei dinosauri

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Per rispondere appieno alla domanda che ci siamo imposti di rispondere, dobbiamo per prima cosa smentire categoricamente la vecchia concezione ottocentescadi dinosauri che si sono estinti per via della loro arretratezza morfologica e delle loro difficoltà "ad evolversi". Non è infatti vero che i dinosauri non si sono evoluti nel corso delle centinaia di milioni di anni di dominio incontrastato sulla Terra e non è neppure vero che all'epoca dell'estinzione sono scomparsi, senza lasciare traccia.

Per quanto possa sembrare strano affermare che gli uccelli rappresentino invero i sopravvissuti dell'estinzione che ha colpito i vecchi giganti del Mesozoico, oggi sono infatti numerose le prove paleontologiche e genetiche che supportano questa teoria e che ci dimostrano che l'origine dei primi uccelli deriva milioni di anni prima l'estinzione dell'ultimo dei dinosauri non aviani.In Cina e in Europa dalla fine dell'Ottocento in poi sono stati anche rinvenuti tantissimi reperti che ci hanno mostrato i vari passaggi che hanno portato alcuni dinosauri teropodi, simili ai dromeosauridi, nel divenire nel tempo degli animali volatori. Dunque oggi è ormai assodato come in verità alcuni dinosauri siano sopravvissuti e – anzi – abbiano ritrovato una nuova vita, quando la scomparsa dei loro cugini giganti gli ha permesso di aumentare di numero, di stazza e talvolta di raggiungere dimensioni ciclopiche, come quelle di Gastornis o dell'uccello del terrore (Phorusrhacidae), che potevano raggiungere anche i 3,5 metri d altezza.

Ricordando inoltre che oggi la scienza afferma che i dinosauri si sono estinti per una serie di fattori, che vanno dall'impatto con il meteorite all'avvelenamento dell'atmosfera per colpa dell'eruzioni, a che punto però erano arrivati i dinosauri, quando sopraggiunse l'estinzione finale?

Se osserviamo gli ecosistemi del Cretaceo descritti dai paleontologi, che hanno collaborato anche con paleobotanici e paleoclimatologi per fornire un quadro completo della situazione, dobbiamo immaginare un mondo molto variegato, dove quantomeno sulla terraferma i dinosauri convivevano con tantissime altre forme di creature.

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Oltre ai primissimi esemplari di "veri uccelli", i cieli del Cretaceo erano infatti solcati ancora da alcuni pteranodonti. E anfibi grandi come piccole Fiat 500 andavano a caccia di piccoli di dinosauro, incutendo il terrore a tutti i mammiferi di piccole dimensioni che all'epoca si nascondevano nei vari cunicoli e sotto le fronde degli alberi.

I dinosauri stessi si erano evoluti, producendo miriadi di forme diverse che avevano lo scopo di adattare ciascun animale al proprio specifico ruolo ecologico e ambiente. Così alla fine del Cretaceo, oltre ai grossi tirannosauri o ai furbi e sociali dromeosauri, come Utahraptor, era possibile osservare predatori che si erano specializzati nel cibarsi di uova o nel cambio della dieta, divenendo onnivori con una forte predisposizione a cibarsi di piante, come il therinzinosauro.

I sauropodi dell'epoca giurassica avevano lasciato il loro posto alle creature più pesanti che la Terra abbia mai osservato, i titanosauri, e durante l'intero periodo cretaceo molti altri erbivori erano comparsi, assumendo diverse forme, strategie di vita e dimensioni, come l'iguanodonte, il pachicefalosauro, i triceratopi, l'anchilosauro o il parasaurolofo. Erano dunque moltissime le creature che erano comparse solo da poche decine di milioni di anni che avrebbero potuto garantire in questo senso l'evoluzione successiva di nuove forme di dinosauri, escludendo gli uccelli.

Giunto però al momento fatidico, al "non impatto" con il meteorite che in verità ha distrutto buona parte della vita sulla Terra, quale sarebbe stata la strada maestra percorsa da questi animali, dal punto di vista evolutivo?

Le potenziali specie e le teorie sviluppate dai paleontologi

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Secondo il noto paleontologo americano Dale Russell l'evoluzione dei dinosauri sarebbe potuta procedere seguendo due strade. La prima, collegata all'abbassamento costante delle temperature e alla diminuzione d'ossigeno nell'atmosfera – fenomeno che si osserva ancora oggi – avrebbe portato i dinosauri a diminuire le proprie dimensioni, soprattutto di seguito alla scomparsa dei grandi sauropodi e alla comparsa di un maggior numero di specie erbivore sociali. Raggiungere infatti notevoli dimensioni sarebbe divenuto difatti controproducente, rispetto alla formazioni di gruppi sociali armati, come quelli osservati nei triceratopi e negli iguanodontidi, che permettevano di resistere agli attacchi dei super predatori, di ridurre le spese energetiche e di allevare i propri piccoli.

La supposizione di Russell che però fece molto di più arrabbiare i suoi colleghi, ad inizio anni Ottanta, fu quella che metteva in risalto la seconda strada da lui ritenuta possibile dall'evoluzione dei dinosauri: lo sviluppo di un'intelligenza cosciente.

Russell fu infatti fra i primi paleontologi a domandarsi quale fosse il livello d'intelligenza di questi animali. In un periodo in cui per quasi tutti i meno esperti i dinosauri erano delle lenti e pigre lucertole, lui compì i primi studi inerenti il cervello di questi animali. Misurò infatti il volume della scatola cranica di vari reperti, mettendoli in contrapposizione con esempi di specie attuali. Così, svolgendo delle ricerche che all'epoca risultavano approfondite, ribadì che fra le specie più intelligenti esistenti fra i dinosauri c'erano molti carnivori. E i più intelligenti di tutti appartenevano alla specie simili ai Trodoon, che rispetto alle altre specie avevano il rapporto corpo/dimensioni del cervello più elevato.

Seguendo le sue ricerche, Russell successivamente immaginò che a partire da questi animali, già naturalmente dotati di occhi frontali, di una mano prensile e del bipedismo, potesse assurgere il mancato discendente cosciente dei dinosauri. Una specie umanoide, dotato di grande cervello e capace di comunicare tramite la vocalizzazione.

Per via di questa proposta, Russell – che disponeva di un'ottima carriera scientifica e di decenni di collaborazione con le riviste peer review – fu deriso dai suoi colleghi e paragonato agli ufologi, che proprio in quei anni combattevano per provare l'esistenza di una specie rettiliforme mutaforma su Marte.

Al giorno d'oggi, possiamo asserire che l'intento di Russell in verità all'epoca non era stato compreso. Definendo infatti anche anatomicamente in maniera plausibile questo particolare discendente dei Troodon, Russell infatti tentò di definire quali potessero essere le leggi universali ed evolutive che portano allo sviluppo dell'intelligenza cosciente. E secondo il suo parere da paleontologo, un dinosauro dotato già di una straordinaria efficienza nella caccia come il Trodoon non poteva far altro che assumere determinate "caratteristiche umane" per evolversi ulteriormente, qualora il meteorite non avesse impattato contro il pianeta Terra.

Per quanto riguarda invece il T. rex, i paleontologi non credono potesse evolversi in una maniera alquanto differente rispetto a quanto indicato nei siti di scavo. Infatti, più che evolversi come forma, sarebbe stato molto più plausibile per lui ridurre le dimensioni della testa per divenire più competitivo con altre forme e assumere differenti comportamenti sociali, in maniera simile a quanto visto dagli attuali leoni. Esistono infatti già diverse tracce e orme in Canada che ci permettono di osservare i resti di una battuta di caccia affrontata da diversi giovani membri di questa specie, che testimoniano quanto fosse questa la strada indicata dall'allora percorso evolutivo della specie. La collaborazione fra gli individui d'altronde sarebbe stata una soluzione molto efficiente al problema dell'eccesiva competizione per il controllo delle risorse. Qualora dunque non fosse scomparso, secondo molti teorici dell'evoluzione, il T.rex avrebbe continuato via via ad assumere caratteri più sociali e avrebbe diminuito la propria stazza, raggiungendo un equilibrio perfetto fra le dimensioni della testa e del resto del corpo.

In un mondo infatti che era abitato da mostri corazzati come il triceratopo e l'anchilosauro, i grandi predatori avrebbero trovato sempre più difficoltà per attaccare queste creature, rischiando seriamente di perdere la vita anche solo per aggredire una singola preda adulta.

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Diminuire di dimensioni e accrescere il volume dei propri gruppi sociali e del proprio cervello non erano però le uniche strategie possibili che potevano sfruttare i dinosauri per continuare a sopravvivere. Con l'avanzamento del Cenozoico – che senza quinta estinzione di massa non si sarebbe chiamato sicuramente così – la Terra infatti avrebbe sottoposto i dinosauri a condizioni di vita più proibitive, più fredde e meno rigogliose. Tra l'altro la creazione di ponti di terra fra le Americhe e i continenti del vecchio mondo avrebbero probabilmente rimescolato moltissimo i loro rami familiari e la distribuzione delle specie, sottoponendoli a pressioni che avrebbero potuto garantire chissà quali innovazioni.

Un adattamento però generale si sarebbe diffuso a macchia d'olio, sottoponendo tutte le specie ad un cambio di paradigma: il piumaggio. 

Oggi noi sappiamo che buona parte dei dromeosauri come anche i tirannosauri disponevano di un piumaggio, particolarmente utile soprattutto per la comunicazione e la termoregolazione. Non tutti i dinosauri finora scoperti disponevano però di penne e di piume, ma la sempre più crescente scoperta di nuovi reperti, risalenti alla fine del periodo cretaceo, fanno pensare a una probabile diffusione rapida del piumaggio per gran parte degli animali carnivori.

Non sono ancora chiare le ragioni che hanno spinto i dinosauri a dotarsi di piume, ma quasi sicuramente il trend sarebbe continuato per milioni di anni se non fosse stato interrotto. E anche la pelle squamata e resistente delle specie erbivore molto probabilmente avrebbe cominciato a ricoprirsi di penne, se avesse garantito dei vantaggi a livello mimetico, nella difesa contro le punture dei parassiti e nella regolazione delle temperature.

Avremmo perciò visto un mondo dominato dai polli, come immaginato da diversi artisti o nel film di Jerry Calà Chicken Park ? Secondo Jack Horner, altro noto paleontologo, e anche secondo lo stesso Russell, la risposta a questa domanda sarebbe stata sì. O meglio, avremmo potuto girare per il mondo avendo costantemente la sensazione di girare intorno ad un pollaio.

Con il termine pollo ovviaemente si vuole ovviamente suggerire una provocazione. Avremmo infatti visto degli animali simili a polli giganti dotati dal lungo collo, predatori simili a tacchini dotati di pericolosissime falci fra le zampe, come nei Velociraptor, e avremmo visto creature simile a galline dotate di corna nidificare in coppia, risultanti dall'evoluzione dei triceratopi.  Non avremmo in verità osservato degli attuali polli di dimensioni gigantesche. Horner però, che è anche uno dei paleontologi che hanno ispirato Michael Chricton per la creazione del suo personaggio Alan Grant nel romanzo di Jurassic Park, è rimasto così tanto suggestionato da questa idea, da decidere di scrivere un libro.

Partendo dall'assunto che i comuni polli siano in realtà molto simili ai dinosauri, ha infatti ipotizzato un fantomatico progetto di de-estinzione del Tirannosauro o del Velociraptor, partendo dalla manipolazione del DNA di pollo tramite la moderna ingegneria genetica. Il suo libro si intitola comunque How to Build a Dinosaur: Extinction Doesn't Have to Be Forever ed è stato pubblicato nel 2009.

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Immaginare la vita di un dinosauro intelligente è uno degli stimoli più appaganti per un paleoartista del XXI secolo

Per quanto riguarda gli uccelli, che ricordiamo essere le uniche forme di dinosauro attualmente in vita, la mancata estinzione dei loro cugini terrestri avrebbe comportato ovviamente un rallentamento del loro percorso evolutivo, in quanto non avrebbero potuto godere dell'assenza completa dei super predatori che nella realtà gli ha garantito una tabula rasa molto utile, per esplorare molteplici opzioni. In verità però sembra parecchio difficile immaginare gli uccelli costretti a vivere sotto l'ombra delle altre specie, a differenza dei mammiferi, qualora i dinosauri non si fossero estinti.

Probabilmente, con il prosieguo dell'ere, gli uccelli avrebbero infatti trovato il modo di accrescere la loro competitività nei confronti dei dinosauri non aviani, raggiungendo anch'essi notevoli dimensioni, tanto da poter impensierire i loro più stretti parenti. Anche perché dai fossili appartenenti alla fine del periodo Cretaceo, osserviamo che esisteva già una grande biodiversità di uccelli che era entrata già in diretta competizione con gli altri padroni del cielo, ovvero i rettili volanti. Tanto che quest'ultimi avrebbero sofferto molto di più rispetto ai dinosauri la competizione con gli uccelli, essendo infatti ingegneristicamente molto meno resistenti a terra e meno competenti nel volo.

Gli animali però più intelligenti tra i dinosauri e dotati di comportamenti sociali, avrebbero potuto inventare una tecnologia o essere in grado di processare le informazioni tramite la scrittura? Questa forse è la domanda a cui è più difficile rispondere, anche perché mette in contrapposizione l'unica specie che attualmente sembra essere in grado di svolgere queste azioni (la nostra) con un'ipotetica specie intelligente di rettile che non è mai esistita.

Non sapremo molto probabilmente mai se questo sarebbe stato possibile, ma seguendo i ragionamenti di Russell perché dovremmo negare ai dinosauri un'eventuale progresso tecnologico? Avrebbero infatti avuto a disposizione altri 65 milioni di anni di evoluzione e le stesse risorse della Terra che noi abbiamo avuto per dare origine alla nostra società. Per quale motivo dunque non avrebbero dovuto inventare la scienza, i computer, la ruota e la paleontologia, per guardarsi indietro ed esplorare la loro storia, se non per una nostra mancanza di fantasia o per un malcelato problema di antropocentrismo?

È vero che immaginare un T.rex che messaggia con un uno smartphone o sognare un mondo dove i triceratopi hanno imparato ad utilizzare le loro corna per la pittura è un vero salto pindarico, che non poggia sua alcune basi scientifiche. Se però dei semplici mammiferi simili a roditori sono sopravvissuti all'estinzione di 65 milioni di anni fa e hanno potuto garantire ai loro successori i mezzi, con cui oggi noi riusciamo a capire l'universo e a scrivere sopra una tastiera, perché sarebbe stato diverso per un dinosauro, che al momento della sua scomparsa era perfino più intelligente di alcuni mammiferi oggi esistenti?

Sarebbe sciocco escludere a priori questo risultato, anche perché le vie dell'evoluzione sono d'altronde molto misteriose.

Sono laureato in Scienze Naturali e in Biologia e Biodiversità Ambientale, con due tesi su argomenti ornitologici. Sono un grande appassionato di escursionismo e di scienze e per questo ho deciso di frequentare un master in comunicazione scientifica. La scrittura è la mia più grande passione.
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