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11 Febbraio 2022
9:00

Perché i cani litigano davanti a un cancello? L’analisi dell’esperto dei video virali in Rete

Sul web sono virali dei video in cui si vedono cani che si scontrano ai lati opposti di un cancello, per poi ignorarsi una volta eliminata la barriera che li divideva. Ma perché si comportano così?

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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Nel web si possono trovare diversi video curiosi sul comportamento di alcuni cani che si incontrano/scontrano dai lati opposti dei cancelli. Solitamente iniziano con un comportamento piuttosto comune, ovvero si vedono dei cani ai lati opposti di una recinzione inveire animatamente l’uno verso l’altro. Una scena abbastanza nota a chiunque abbia un cane, un giardino e appunto qualcosa che separa le due aree in cui si trovano i diversi soggetti.

Il fatto che incuriosisce puntualmente arriva pochi istanti dopo, quando per una qualsiasi ragione il cancello viene aperto o i cani, abbaiando e correndo, giungono in un punto in cui la separazione fisica non c’è più. Ecco che allora ci si aspetterebbe una zuffa apocalittica, anche vista l’intensità emotiva che denotano le due fazioni. Ma contrariamente a quello che ci si aspetterebbe non succede nulla di tutto ciò.

Il video più famoso e che spesso viene utilizzato anche per prendere in giro chi scrive sui social cose orribili e che invece di persona non direbbe mai quello che ha scritto (i cosiddetti "leoni da tastiera") è quello che mostra i cani arrabbiatissimi l'un l'altro finché, appunto, il cancello è chiuso ma quando si apre si vedono i cani allontanarsi, proprio come se nulla fosse.

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Persino Konrad Lorenz, nel suo famoso “E l’uomo incontrò il cane” (1973)  racconta di un fatto simile, vissuto da lui in prima persona quando si trova a camminare nei pressi di una recinzione oltre la quale un cane lo minaccia furiosamente.

Il caso del video dei cani al cancello

Un altro, invece, mostra due cani che fanno l'esatto opposto: senza recinzione non litigano ma quando uno si infila in una breccia di una recinzione, entrambi ritornano in concerto sui loro passi per riprendere “gli insulti” una volta che la rete li tiene separati. Proprio quest'ultimo video aggiunge un’ulteriore curiosità in questo teatrino già di per sé interessante dal punto di vista etologico. Ne sono dunque attori due cani che si incontrano per strada, davanti alla proprietà di uno dei due. Il cane “di casa” in uno stato di tensione si affretta nell'entrare in una breccia della recinzione della sua proprietà per poter poi andare ad affrontare l’altro cane da dietro le sbarre del cancello che ora li divide. Il comportamento curioso pare essere inspiegabile. Perché il cane “di casa” non ha aggredito l’altro cane quando era possibile farlo? Nel tentativo di comprendere questo comportamento possiamo provare ad immedesimarci in una situazione simile e considerare il nostro comportamento e il nostro stato emotivo.

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Come quando noi diciamo: «Non farmi scendere, eh!»

Potremmo meglio comprendere quanto accade in quella scena pensando ad una situazione simile che, quasi certamente, tutti noi conosciamo e abbiamo vissuto. Per esempio quando siamo chiusi, al sicuro, nella nostra bella automobile.

È noto che quando siamo in auto il livello della nostra aggressività tenda a salire, soprattutto quando ci troviamo in situazioni di stress costante, come nel traffico congestionato dell’ora di punta in una grande metropoli. Il nervosismo e la tensione non ci dispongono certo al dialogo accondiscendente con gli altri automobilisti che spesso vediamo come la causa di tutti i mali del mondo, in quel momento.

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Quando poi ci sentiamo vittime di un’ingiustizia, di un sopruso come, per esempio, quando qualcuno si insinua arrogantemente nella nostra fila, magari causando quasi una collisione. Beh, lì potremmo commettere atti che mai ci sogneremmo di agire, ma nemmeno di pensare, in situazioni di normalità. La rabbia esplode. Sì, certo che esplode, ma dentro un "guscio" inviolabile di sicurezza, rappresentato dalla nostra automobile. Urliamo, imprechiamo e facciamo gestacci, rossi in volto, con le vene pulsanti sul collo e sulle tempie, verso gli altri automobilisti, i quali sono nelle nostre stesse condizioni, e con lo stesso carico di stress, non si risparmiano certo nel rilanciare con minacce di morte e di far di noi le loro pezze da piedi. Ma nessuno scende dall’auto. Basterebbe aprire la portiera, no? No. Anzi, quando qualcuno che stiamo minacciando di torturargli la famiglia per le prossime dieci generazioni perché ci ha rubato impudentemente il parcheggio, poi scende veramente dall’auto e viene minaccioso verso di noi, allora… cla-clack! Le sicure si abbassano immediatamente. Il nostro cipiglio, prima furente, si stempera in un: «Eh, dai, però… insomma ammetti che ti sei comportato un po’ malino, no?». Ecco, pressapoco è quanto accadde ai cani.

Il punto è che nessuno vuole veramente arrivare allo scontro fisico, che comunque potrebbe avere un epilogo veramente drammatico per entrambe le parti in causa. Vale per noi e vale per i cani. Al cambiare delle circostanze si attiva una facoltà di cui tutti (uomini e cani) siamo dotati in quanto animali sociali, ovvero l’autocontrollo. Se così non fosse, in una città come Milano, Roma o Napoli, per citarne alcune, a causa del traffico ci sarebbero migliaia di morti ogni giorno. Altro che Covid.

I cani e il cancello

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Con questo banale esempio possiamo provare ora a rileggere quella situazione curiosa dei cani al cancello. Il parallelismo è chiaro: il nervosismo è dato dall’approssimarsi di un individuo alla proprietà del cane (nell’esempio lo stress dell’automobilista); il cancello è rappresentato dalla nostra automobile che in qualche modo ci consente di sbottare di rabbia ma restando al sicuro. Se condiamo il tutto con la motivazione territoriale del cane, con la protettiva, eccetera, possiamo farci un’idea dell’impulso emotivo che spinge il cane “di casa”, laddove il cancello enfatizza il concetto di confine, che naturalmente dovrebbe essere più diluito, contemplare zone "grigie", "terre di mezzo" nelle quali trattare e, semmai minacciarsi, ma non attaccare.

È interessante notare che prima di perdere le staffe il cane si preoccupa di ricreare la situazione ottimale per stare tutti quanti al sicuro. A pensarci bene questa pantomima è condivisa da entrambi: infatti è presumibile che anche l’altro cane, quello che resta fuori dalla proprietà, per intenderci, e che  poi si scaglia contro l’altro rispondendo al suo atteggiamento assertivo, sia a conoscenza del passaggio per entrare nella proprietà, ma scelga di aderire al copione prestabilito, certo con minor intensità, per poi allontanarsi avendo presumibilmente di meglio da fare.

Non va mica sempre così…

Ma attenzione, lungi dal voler dimostrare che, alla fin fine, tutti questi comportamenti abbiano le stesse motivazioni alle spalle, ne tantomeno che l’epilogo sia sempre altrettanto “comico”. Come sappiamo, alle volte succede anche che uno, dalla macchina, poi scende per davvero, che quella portiera la apre… e la rissa si scatena veramente, con l’esito di avere dei feriti. Anche dei morti.

Non tutti i cani che abbaiano dietro i cancelli poi non passano all’azione se ne hanno l’opportunità. Il fatto è che ci sono infinite possibilità e la fine di una vicenda resta per lo più un’incognita, soprattutto quando gli attori in scena non si conoscono, e quando il fattore stress, e accumulo di tensione e disagio sono in grado di rompere quegli argini di autocontrollo che non possono sempre reggere a tutto.

Ci sono molti fattori che confluiscono in una situazione del genere e alle volte accade che un cane sgusci fuori dalla recinzione della proprietà per aggredire severamente un malcapitato, che sia cane o persona, Ma come detto prima, questa è un'eventualità che non rappresenta certo la norma. Nonostante tutto chi poi passa ai fatti, all'aggressione, solitamente è vittima a sua volta di un profondo malessere e disagio, senza voler qui andare a scomodare la patologia comportamentale.

Alle volte è la vita che ci preme addosso in modo eccessivo. Per fortuna ci sono anche i cani che alle volte, facendoci sorridere, sono in grado di farci riflettere sulle nostre vite, e sui cancelli, che continuiamo ad edificare attorno a noi…

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Luca Spennacchio
Istruttore cinofilo CZ
Ho iniziato come volontario in un canile all’età di 13 anni. Ho studiato i principi dell’approccio cognitivo zooantropologico nel 2002; sono docente presso diverse scuole di formazione e master universitari. Sono autore di diversi saggi.
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