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6 Agosto 2024
20:00

Perché gli insetti ci fanno ribrezzo, ma i crostacei no (e li mangiamo anche)

Gli insetti ci fanno ribrezzo per motivi sia biologici che culturali, ma i crostacei no, anche se sono molto simili. Il dibattito sull'entomofagia si concentra molto anche su queste percezioni opposte, ma occorre considerare il benessere di questi animali e le inevitabili implicazioni etiche.

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Gli insetti e i crostacei appartengono entrambi al phylum degli artropodi, la categoria più ampia e diversificata dell'intero regno animale. Nonostante le evidenti somiglianze anatomiche e il legame evolutivo molto stretto che li unisce, la nostra percezione di questi due gruppi di invertebrati è però radicalmente diversa, soprattutto nei paesi occidentali e più industrializzati. Ma perché gli insetti ci fanno ribrezzo o persino terrore, mentre i crostacei sono considerati addirittura una prelibatezza culinaria da molte persone?

Sia i crostacei che gli insetti possiedono esoscheletri rigidi, appendici articolate come zampe e antenne e corpi segmentati. Tuttavia, i crostacei vivono prevalentemente in ambienti acquatici, mentre gli insetti si sono adattati principalmente alla vita terrestre, perlomeno nella fase adulta. Questi due gruppi si differenziano naturalmente anche in termini di fisiologia e ecologia: i crostacei, come i gamberi e le aragoste, hanno generalmente una respirazione branchiale, mentre gli insetti, come le formiche e le farfalle, respirano attraverso un sistema di trachee.

Entrambi i gruppi condividono però un antenato comune e, sebbene abbiano seguito percorsi evolutivi distinti, rimangono strettamente imparentati. A dire il vero, oggi sappiamo che questi due gruppi sono ancora più simili e legati tra loro di quanto creduto in passato. Semplificando molto, da una quindicina d'anni sappiamo ormai, grazie soprattutto studi basati sul DNA, che gli insetti sono in realtà un sottogruppo dei crostacei, non un ramo parallelo. Un po' come lo sono gli uccelli con i dinosauri non aviani: gli uccelli non sono parenti dei dinosauri, sono dinosauri.

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Proprio per questo, i due gruppi vengono oggi riuniti in un'unica grande categoria tassonomica chiamata Pancrustacea. Tutto questo significa, semplificando ulteriormente, che gli insetti (o meglio gli esapodi), sono in realtà un gruppo di crostacei che a un certo punto, durante la loro lunga storia della vita sul nostro pianeta, ha preso una strada evolutiva differente e più "terrestre".

Questa parentela così stretta si riflette ancora nelle loro strutture corporee, nei cicli vitali simili e in tantissime altre caratteristiche, eppure la nostra percezione e il nostro modo di approcciarci a questi animali è radicalmente opposto.

Il disgusto per gli insetti è infatti ben radicato nel mondo occidentale, sia per motivi biologici che culturali. Gli insetti sono spesso associati a malattie, decomposizione e sporcizia, fattori che possono rappresentare una minaccia per la nostra salute. Le loro dimensioni ridotte, i loro movimenti rapidi e imprevedibili e la capacità di volare possono ulteriormente innescare risposte di paura e repulsione. Inoltre, alcuni insetti producono sostanze chimiche repellenti o velenose come meccanismi di difesa, contribuendo ulteriormente al nostro disgusto ben radicato verso questi invertebrati.

D'altro canto, i crostacei non sono invece generalmente visti come portatori di malattie e, storicamente, sono stati da sempre associati a cibi pregiati, soprattutto nelle culture occidentali. La loro vita acquatica li rende meno minacciosi agli occhi di noi umani, poiché il nostro habitat principale è la terraferma. I crostacei, inoltre, non volano, sono mediamente più grandi e "controllabili" degli insetti e abbiamo a che fare con questi animali molto più raramente. Tutte queste differenze, inevitabilmente, si riflettono anche nelle abitudini alimentari.

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Mangiare insetti è considerato un vero e proprio tabù in molte società occidentali, mentre il consumo di crostacei è non solo diffuso, ma anche molto apprezzato. E bene sottolineare ancora una volta, tuttavia, che tutto ciò riguarda quasi esclusivamente le culture occidentali. Secondo la FAO, infatti, oltre 2 miliardi di persone nel mondo consumano regolarmente insetti (e altri artropodi) da sempre, sia per motivi culturali che ambientali. La fobia o la paura irrazionale verso questi animali ha perciò una forte componente storico-culturale e geografica.

Il differente approccio occidentale verso i crostacei e gli insetti non ha inoltre neppure basi razionali dal punto di vista nutrizionale o legate alla sicurezza alimentare, poiché gli insetti sono sicuri, ricchi di proteine e altri nutrienti essenziali, spesso persino superiori a quelli dei crostacei. Anche il sapore, in alcuni casi, è spesso molto simile. Negli ultimi anni, tuttavia, il dibattito sull'entomofagia e la dieta a base di insetti si è però intensificato molto, in parte per la necessità di trovare alternative più sostenibili alla carne e agli allevamenti intesivi.

Gli insetti richiedono infatti meno risorse e tempo per essere allevati, producono meno gas climalteranti e rifiuti e possono essere mantenuti in spazi estremamente ridotti, rendendoli una scelta indubbiamente più vantaggiosa e sostenibile da un punto di vista ecologico. Tuttavia, questo crescente dibattito tende spesso a trascurare un aspetto fondamentale: il benessere degli animali coinvolti e le inevitabili implicazioni etiche legate al loro sfruttamento, elementi spesso al centro delle discussioni sulle tematiche legate all'allevamento di animali da carne.

Recenti studi scientifici dimostrano infatti ormai da tempo che anche gli insetti e i crostacei sono esseri senzienti come mucche, maiali e altri animali d'allevamento, capaci di provare emozioni come dolore e sofferenza. Tutto questo solleva quindi ulteriori questioni etiche, soprattutto in un'epoca in cui si cerca fortemente di ridurre la sofferenza animale, anche e soprattutto attraverso la dieta degli esseri umani. Considerando che il benessere animale è un argomento centrale nel dibattito sull'abbandono della carne e degli allevamenti intensivi, lo stesso dovrebbe valere anche per gli insetti e i crostacei.

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Le questioni legate al benessere animale in relazione al consumo degli insetti sono in ogni caso estremamente complesse e sfaccettate. Alcuni esperti sostengono che il sistema nervoso degli insetti sia più "semplice" e che ciò implichi minori capacità di provare dolore, rappresentando quindi un'alternativa più etica rispetto all'allevamento tradizionale. Tuttavia, molti altri studiosi sottolineano invece come la nostra comprensione sulla coscienza e le capacità cognitive degli insetti è appena agli albori, poiché si tratta di un campo di studio storicamente trascurato e condizionato da pregiudizi.

Rimango poi le inevitabili implicazioni etiche legate anche all'allevamento in massa e alle modalità di detenzione e raccolta degli animali e sulle distinzioni socio-culturali e morali tra l'uccisione e lo sfruttamento di insetti e altri artropodi e quelle degli animali considerati un tempo "superiori", ovvero mammiferi, uccelli e pesci. Scienziati e filosofi ne stanno discutendo, anche animatamente, ma siamo appena all'inizio di un confronto e un processo complesso che dovrà però necessariamente tenere conto anche di questi fattori.

La nostra diversa percezione tra insetti e crostacei è profondamente influenzata da fattori evolutivi, biologici e socio-culturali ben radicati nel mondo occidentale. Mentre continuiamo a esplorare alternative alimentari sempre più sostenibili, è fondamentale considerare anche questi aspetti etici legati al benessere e alle emozioni di tutti gli animali coinvolti. Solo attraverso una comprensione sempre più completa e una riflessione etica più approfondita possiamo sperare di trovare soluzioni alimentari che siano davvero sostenibili e rispettose di tutte le forme di vita.

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Salvatore Ferraro
Redattore
Naturalista e ornitologo di formazione, sin da bambino, prima ancora di imparare a leggere e scrivere, il mio più grande sogno è sempre stato quello di conoscere tutto sugli animali e il loro comportamento. Col tempo mi sono specializzato nello studio degli uccelli sul campo e, parallelamente, nell'educazione ambientale. Alla base del mio interesse per le scienze naturali, oltre a una profonda e sincera vocazione, c'è la voglia di mettere a disposizione quello che ho imparato, provando a comunicare e a trasmettere i valori in cui credo e per i quali combatto ogni giorno: la conservazione della natura e la salvaguardia del nostro Pianeta e di chiunque vi abiti.
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