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6 Marzo 2024
9:00

Perché due cani maschi litigano?

Due cani maschi possono litigare per diversi motivi, come la competizione per le risorse, la protezione del territorio, la presenza di femmine in calore. Le cause possono però essere anche altre e riconoscerle è fondamentale per capire come intervenire.

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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Quando due cani maschi si incontrano, il loro comportamento può variare da una cordiale curiosità a un’aggressione aperta. Comprendere le cause sottostanti di questi comportamenti è fondamentale per prevenire conflitti e tutelare la sicurezza di entrambi gli animali e delle persone intorno a loro.

Le lotte tra cani maschi sono spesso il risultato di una complessa interazione di fattori comportamentali, ambientali e, non dimentichiamolo, anche ormonali. Gli studi etologici e comportamentali offrono approfondimenti sul perché questi comportamenti si manifestino e su come possano essere gestiti o prevenuti. Alcuni dei principali motivi includono la competizione per risorse, la scarsa o inesistente socializzazione, la protezione del territorio, la presenza di femmine in estro nelle vicinanze, eccetera.

Affrontare questi comportamenti richiede un approccio olistico che consideri la salute fisica e mentale del cane, così come l’ambiente in cui vive, ma anche le motivazioni sviluppate in modo ipertrofico dalla selezione artificiale che possono fare da base ad un volano che si auto-implementa, come per esempio una spiccata motivazione competitiva, possessiva, territoriale e predatoria.

Competizione per le risorse

La competizione per le risorse è una delle cause frequenti dei litigi tra cani maschi. Queste risorse possono includere cibo, giocattoli, attenzioni da parte del compagno umano o anche un luogo specifico che un cane considera suo. In sostanza tutto ciò che per il nostro cane ha un qualche valore.

La ricerca ha dimostrato che cani con una forte motivazione per una risorsa sono più propensi a ingaggiare comportamenti aggressivi per difenderla o ottenerla. E questo è assolutamente chiaro a chiunque viva con un cane che possiede questa caratteristica in modo marcato. Forse però meno chiaro è il fatto che l’esercizio indotto nella protezione di una specifica risorsa ha l’effetto di sviluppare questa caratteristica e di farla tracimare anche fuori contesto.

In pratica l’incentivare, anche involontariamente, questa propensione spinge il cane ad adattarsi ad una tale manifestazione difensiva e poi applicarla in modo reiterato anche in contesti inappropriati, come per esempio nell’interazione con altri cani.

Citiamo uno studio pubblicato nel 2018 su Frontiers in Veterinary Science, dal titolo  "Defining and Clarifying the Terms Canine Possessive Aggression and Resource Guarding: A Study of Expert Opinion”, nel quale si mette il focus sulle terminologie utilizzate dagli esperti in merito a questa tematica. Lo riportiamo per far comprendere quanta enfasi venga posta ad una corretta terminologia in campo scientifico dove per esempio alcuni ricercatori attribuiscono alle risorse valori distinti e comportamenti specifici, come nel caso della protezione di qualcosa che sia cibo o qualcosa che non lo sia, come un giocattolo e una persona. Si tratta di un dibattito aperto, che ha poi un certo impatto sia nello studio del comportamento del cane che nel training accurato e finalizzato allo specifico problema o condizione.

Leggiamo così un passaggio del testo:

Nel forum di discussione, undici partecipanti hanno pensato che i termini «guardia delle risorse» e «aggressione possessiva» descrivessero comportamenti diversi,[…] la maggior parte degli esperti ha espresso la convinzione che l’«aggressione possessiva» descrivesse una versione più specifica del comportamento, applicabile solo quando sono coinvolti comportamenti aggressivi.

Il punto è che per alcuni esperti non è necessario trovare terminologie specifiche che definiscano il comportamento protettivo/aggressivo del cane a seconda della tipologia di risorsa verso la quale è diretto, ma il dibattito è aperto, e ci sono delle ragioni per questo. Una minoranza degli esperti interpellati nello studio ha messo l’accento su un aspetto non trascurabile:

Solo due partecipanti hanno pensato che fosse importante usare una terminologia separata quando si descrive l’aggressività legata al cibo. A sostegno di questa visione, questi due partecipanti hanno fatto riferimento alla letteratura pubblicata che suggerisce l’esistenza di percorsi cerebrali separati che mediano l’aggressività intorno al cibo rispetto ad altri oggetti.

In questo caso si fa riferimento ad uno studio del 1999 nel quale si analizzavano le aree cerebrali e i neurotrasmettitori coinvolti nel comportamento aggressivo nel gatto e nel ratto (soprattutto per quanto concerne la serotonina e il GABA).

Sta di fatto che gli studi continuano ma quello che per noi è importante è comprendere che nel comportamento di aggressione tra cani, in questo caso tra maschi, c’è certamente una componente fisiologica e ormonale e che questo potrebbe essere spinto in modo differente a seconda del tipo di risorsa che il nostro cane intende proteggere. Ciò significa anche che un individuo potrebbe enfatizzare, per esempio, il livello di aggressività nei confronti di un giocattolo e minimizzare quello in riferimento al cibo, o viceversa.

Irritazione e sovreccitazione

Uno dei fattori che innescano conflitti tra cani maschi può essere l’alto livello di eccitabilità degli individui (o arousal). Questa condizione rende i cani maggiormente reattivi e poco riflessivi: ciò impedisce una chiara comunicazione e non facilita certo l’intesa. L’irruenza che ne scaturisce può facilmente innescare comportamenti di lotta che faticano poi a risolversi rapidamente in modo positivo, quindi possono esordire in episodi di aggressività.

Questa alta eccitabilità, benché possa essere un tratto della personalità di un individuo, tende ad essere maggiormente presente nei maschi adolescenti quando il testosterone circola nell’organismo in maggior quantità. Questa condizione predispone ad una maggior irritabilità degli individui, i quali sono coinvolti in una sorta di tempesta ormonale. E se già prima non avevano maturato un buon equilibrio, tutto ciò non farà che amplificare i disagi di gestione del cane in presenza di “rivali” maschi.

Disagio generalizzato

I cani possono patire di un disagio generalizzato, magari per un problema fisico che causa dolore non in forma acuta, con il quale l’individuo ha imparato a fare i conti fin tanto che si trova in una situazione protetta e tranquilla. Ma ecco che non appena si trova in presenza di un altro cane, soprattutto se maschio, la sola idea di un possibile confronto ricco di tensione potrebbe scatenare in lui una risposta difensiva preventiva.

Al di là di un problema fisico il disagio del cane, poi, lo scontro potrebbe essere frutto di una infinità di fattori, per esempio causato dal luogo dove ci si trova, magari troppo caotico o troppo ricco di stimolazioni che causano irritazione. Questa condizione, come nel primo caso, potrebbe rendere il cane meno tollerante nei confronti di un altro cane che si approcci anche in modo garbato.

Accade generalmente con cani maschi perché sono quelli più propensi ad interagire con gli altri in modo pro-attivo, ma non si tratta di una regola inscritta nelle tavole dei comandamenti: teniamo quindi sempre a mente la soggettività e l’individualità dei cani.

Protezione del territorio

I cani sono per lo più propensi a proteggere il loro territorio da intrusi. Questa vocazione può scatenare aggressioni se un cane percepisce un altro cane come una minaccia al suo spazio. In alcune tipologie di cani la motivazione territoriale è molto più spinta che in altre, e questo a causa di una storia zootecnica specifica.

Ma in generale la maggior parte dei cani maschi non vede di buon occhio l’invasione di campo da parte di atri maschi, soprattutto se sconosciuti. Ora, naturalmente qui rispondiamo ad una domanda che ci è stata posta in merito ai cani di genere maschile ma, fatte poche eccezioni, la maggior parte delle ragioni che possono scatenare un’aggressione e quindi un “litigio” tra individui valgono anche per il genere femminile, in particolar modo se parliamo di comportamento territoriale: teniamolo ben a mente.

Presenza di femmine in estro

La presenza di femmine in estro può aumentare significativamente la tensione tra cani maschi, portandoli a competere per il potenziale accesso alla femmina. Le risposte ormonali dei cani alterano il loro stato psicologico quando l’organo di Jacobson è stimolato dai feromoni d’accoppiamento presenti nell’ambiente. Questo, tra l’altro, aumenta il livello di eccitazione dei cani maschi, i quali mal gestiscono la motivazione sessuale, rendendoli particolarmente nervosi.

Tutto ciò favorisce un comportamento conflittuale, spesso esasperato proprio dalla condizione ormonale, e i litigi tra maschi in questa condizione possono divenire particolarmente cruenti. In un tale stato è possibile che, anche cani conviventi, che generalmente non hanno un rapporto conflittuale, manifestino intolleranza e aggressività tra di loro anche per ragioni futili che normalmente non avrebbero scatenato un conflitto.

Gelosia

Diversi studi hanno dimostrato che i cani possono assumere comportamenti interpretabili come manifestazioni dell’emozione complessa della gelosia. Di questo tema su Kodami la direttrice Diana Letizia ne ha parlato con la professoressa Paola Valsecchi in una puntata della video serie MeetKodami:

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Questa emozione ha a che fare con la relazione tra più individui e essendo “complessa” può basarsi su emozioni primarie quali “paura” e “rabbia”. In entrambe i casi queste due emozioni possono innescare comportamenti aggressivi, soprattutto la rabbia.

È possibile quindi che due cani maschi, anche se conviventi, possano entrare in conflitto a causa di questa emozione nei confronti di un terzo cane o di una persona. Ne abbiamo già accennato sopra quando abbiamo parlato di "competizione per le risorse" e in questo caso parliamo di una risorsa sociale. Se tra i soggetti non vi è un buon equilibrio, se almeno uno dei due non mostra una certa maturità e capacità di autocontrollo, è facile che la presenza del “soggetto interessante” per entrambi sia il fattore scatenante della rabbia, e di conseguenza di scontri ripetuti e litigi frequenti.

Cosa fare?

Gestire e prevenire i litigi tra cani maschi richiede pazienza, comprensione e, in alcuni casi, l’intervento di un professionista del comportamento canino. Ricordiamo che la prevenzione è soprattutto frutto di una buona conoscenza specifica dei soggetti in questione.

Comprendere il proprio cane, affinare la capacità di osservare il suo stato emotivo e le sue alterazioni, leggere le sue posture e anticipare le “pessime” idee che gli potrebbero venire in mente sono elementi basilari della prevenzione e sono la diretta conseguenza di una relazione non superficiale che si è strutturata nel tempo condiviso.

Ecco ora alcuni consigli pratici e sintetici:

  • Prevenzione: quando possibile evitare situazioni che potrebbero scatenare un litigio come l’introdurre nuove risorse senza supervisione o portare i cani in aree con la presenza di femmine in estro. Anche l’interagire intensamente con un cane estraneo quando sappiamo che il nostro compagno può manifestare gelosia per questo. È ovviamente più complesso gestire nella quotidianità due o più cani conviventi quando noi possiamo essere la fonte del disagio. Qui diviene cruciale la consultazione di un esperto educatore o istruttore cinofilo che possa osservare il comportamento specifico direttamente per suggerire strategie che prevengano il litigio, come per esempio dividere i cani in momenti molto particolari o il gestire l’interazione in modo meno enfatico quando sono presenti i cani coinvolti.
  • Educazione e socializzazione: un buon percorso di training educativo basato sulla positività e una buona socializzazione in età giovanile sono fattori che possono aiutare a ridurre le probabilità di comportamenti aggressivi, fornendo ai cani un ricco bagaglio di esperienze e strumenti su come comportarsi in modo appropriato con gli altri cani e le persone.
  • Intervento professionale: se i comportamenti aggressivi diventano frequenti o gravi, consultare un istruttore cinofilo professionista può essere fondamentale per risolvere i problemi sottostanti in modo sicuro ed efficace. Come abbiamo visto infatti potrebbe non essere facile né immediato comprendere quale sia l’elemento scatenante della conflittualità. Non sempre le cose stanno come ci appaiono lì per lì. Non dimentichiamo che la psicologia canina ha fondamenta ben diverse dalla nostra. Questo ci pone di fronte a fatti per lo più controintuitivi, come nell’esempio fatto prima in merito al disagio generalizzato che potrebbe sfociare in comportamenti assertivi all’apparenza immotivati.
  • Vista specialistica: in taluni casi è consigliabile rivolgersi ad un medico veterinario esperto in comportamento che possa rilevare anche lo stato fisico del nostro compagno intuendo un possibile problema di origine fisiologica o clinica alla base del comportamento alterato, o eccessivo, del nostro cane.
  • Castrazione o orchiectomia: questo è un campo molto dibattuto e controverso e qui non ci sentiamo di prendere una posizione netta in quanto ogni caso è a sé stante e ci sono molteplici fattori che entrano in gioco i quali possono essere valutati da un medico veterinario esperto in comportamento. Non c’è una netta correlazione tra l’eventuale abbassamento del livello di aggressività generale di un maschio adulto nei confronti degli altri maschi se viene praticato questo intervento chirurgico, inoltre vi possono essere anche fattori collaterali che potrebbero aggiungere ulteriori complicazioni di gestione del nostro compagno a quattro zampe. In taluni casi è possibile procedere ad una castrazione temporanea e reversibile che potrebbe consentire una più realistica valutazione degli effetti di un abbassamento della produzione di ormoni come il testosterone. Ma attenzione perché anche questa pratica potrebbe nascondere effetti collaterali: è aperto il dibattito tra gli specialisti e vi possono essere posizioni contrastanti. Vi anticipiamo che vi sono troppi falsi miti in merito alla castrazione, la quale agisce esclusivamente su tutto quello che concerne la riproduzione e il comportamento sessuale ma non sul carattere di un individuo e sui comportamenti aggressivi di altro tipo.

Comprendere i motivi per cui due cani maschi possono litigare è il primo passo per prevenire e gestire questi comportamenti. Un approccio informato, paziente e comprensivo è fondamentale per assicurare il benessere dei nostri compagni animali e della comunità in cui viviamo. Vi sono tipologie di cani che hanno caratteristiche più spiccate in determinati ambiti (sbilanciamenti motivazioni indotti e ricercati) e che sono più facili alla conflittualità con i conspecifici, oltrettutto. Questa consapevolezza e le accorte valutazioni del nostro contesto famigliare e ambientale saranno già un passo verso la prevenzione.

L’informazione è infatti l’elemento basilare per evitare sorprese spiacevoli. Per concludere vorremmo spingere anche ad una attenta valutazione della provenienza del nostro cane: non è affatto detto che il luogo più blasonato sia anche quello che fornisce le esperienze migliori di socializzazione ai cuccioli, se siamo orientati all’impegno di crescerne uno. Come al solito, soprattutto se si è inesperti, si suggerisce di orientarsi verso l’adozione di un cane adulto dopo un percorso di conoscenza guidato da operatori preparati e affidabili, questo ci consentirà di conoscere le caratteristiche di un soggetto prima dell’adozione e l’apprendimento di quali potrebbero essere le situazioni di maggior rischio da evitare e prevenire.

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Luca Spennacchio
Istruttore cinofilo CZ
Ho iniziato come volontario in un canile all’età di 13 anni. Ho studiato i principi dell’approccio cognitivo zooantropologico nel 2002; sono docente presso diverse scuole di formazione e master universitari. Sono autore di diversi saggi.
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