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7 Settembre 2024
12:00

Perché alcuni cani sono molto più piccoli di altri?

Le variazioni delle dimensioni non sono imputabili esclusivamente alla selezione umana. Un recente studio ha infatti dimostrato che un particolare gene legato alla crescita era presente anche nei lupi oltre 50.000 anni fa.

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Osservando un Chihuahua e un lupo è quasi impossibile pensare che appartengano alla stessa specie, eppure è così. Le differenze estreme tra loro sono il frutto della lunga, lunghissima domesticazione e conseguente selezione che gli esseri umani hanno operato sui cani (discendenti dai lupi), ma un recente studio pubblicato su Current Biology ha dimostrato che la mutazione che dà origine ai cani di piccola taglia non è da imputare all’uomo, ma era in realtà già presente nei lupi, latente e nascosta, almeno 53.000 anni fa.

La mutazione presente nei cani di piccola taglia

I cani domestici sono la specie di mammiferi di dimensioni più variabili sulla Terra, con una differenza di dimensioni tra le razze pari a 40 volte. E anche se nei registri archeologici sono stati rinvenuti cani di dimensioni variabili, i cambiamenti più eclatanti nelle loro dimensioni corporee sono il risultato della selezione avvenuta negli ultimi due secoli, da quando cioè gli esseri umani hanno selezionato e diffuso estremi fenotipici all'interno di popolazioni riproduttive chiuse per creare quelle che oggi noi definiamo "razze".

Lo studio pubblicato su Current Biology, realizzato da ricercatori provenienti da diverse università e istituti di ricerca europei, si è concentrato proprio sull'analisi delle razze, e ha individuato circa 20 geni legati alle dimensioni corporee che regolano l'elaborazione dell'insulina, il metabolismo degli acidi grassi, il cosiddetto fattore di crescita trasformante beta e la formazione scheletrica. Nel corso dei test ne sono stati identificati in particolare due: IGF1 (Insulin-like growth factor 1), che produce l'ormone della crescita, e IGF1-AS, che regola l'azione di IGF1, e quindi quando e in che quantità l'ormone della crescita viene prodotto.

I ricercatori hanno riscontrato che IGF1-AS si può presentare in due forme (alleli), C e T: i cani che presentano una "doppia T" sono di grandi dimensioni, quelli che hanno una T e una C sono di medie dimensioni, quelli che hanno due C piccole sono piccolissimi. Per accertarlo hanno analizzato 1.431 genomi rappresentanti 13 specie che comprendevano canidi antichi, cani di razza moderna e canidi selvatici. Hanno quindi creato un catalogo di 1.297 genomi di cani moderni da 230 razze (1.156 cani), 140 cani indigeni e di villaggio da tutto il mondo e un dingo (dati S1A), da cui hanno tratto 64,92 milioni di varianti bialleliche. Utilizzando i dati di un massimo di quattro individui per razza moderna (due maschi e due femmine), per un totale di 456 individui da 179 razze, hanno calcolato l'associazione con le dimensioni corporee, traendo le loro conclusioni.

Hanno scoperto, in particolare, che coyote, sciacalli e volpi hanno tutti solo la variante C, mentre la T è comparsa circa 50.000 anni fa nei lupi siberiani. Se fosse vero dunque che le razze piccole sono state create esclusivamente dall'uomo, la variante C non potrebbe essere in coyote e volpi.

La selezione umana

Nei processi naturali si è poi inserito l’uomo, che attraverso la selezione ha plasmato le dimensioni dei cani per adattarli a specifiche funzioni, ambienti e preferenze estetiche. Questo processo ha creato la vasta diversità di taglie che vediamo oggi nelle razze canine, dai minuscoli Chihuahua agli imponenti Alani, comportando anche numerosi compromessi per la salute di molte razze.

Le motivazioni che hanno spinto gli esseri umani ad attuare la selezione sono principalmente utilitaristiche ed estetiche. Gli esseri umani hanno selezionato le razze in base alle loro capacità di svolgere compiti particolari, che si trattasse di fare la guardia, di svolgere lavori pesanti o di cacciare, e con il passare del tempo si sono specializzati anche nel selezionare razze con criteri meramente estetici e per la compagnia, più che per il lavoro.

Razze più piccole, come i Terrier, sono state per esempio selezionate per cacciare piccoli animali e lavorare in tane strette, dove una taglia ridotta è un vantaggio. Molte razze di piccola taglia sono state però selezionate principalmente per la compagnia, specialmente per vivere in ambienti domestici ristretti, come le corti reali o le abitazioni in città. Razze come il Chihuahua, lo Yorkshire Terrier o il Volpino di Pomerania sono state selezionate per essere il più piccole possibile, così da essere facilmente “portabili” e facili da gestire, oltre che rispecchiare canoni estetici che stimolano accudimento e tenerezza. In quest’ultimo caso si inseriscono alcune razze brachicefale.

Cani come il Bouledogue Francese e il Carlino sono stati allevati per avere teste grandi caratterizzate da musi schiacciati e occhi tondi e corpi piccoli. La loro dimensione complessiva è stata ridotta per renderli animali da compagnia più gestibili, ma l’aspetto “buffo e tenero” che caratterizza questi cani è in realtà letale per la loro salute. I cani brachicefali vanno infatti incontro a pesantissimi problemi di salute, sia dell’apparato respiratorio sia di quello cardiaco, e in generale la qualità della loro vita, e la loro aspettativa, sono basse. E questo principalmente per esigenze estetiche che nulla hanno a che vedere con il loro benessere.

Perché allora non esistono piccoli lupi?

Perché allora non si trovano lupi piccoli come Chihuahua e volpini? Principalmente perché IGF1-AS ha un impatto più importante sulla crescita dei cani rispetto ai loro parenti selvatici: un cane "doppia T" può arrivare a essere del 15% più grande di un cane "doppia C".

Secondo i ricercatori l'allele grande (T) è probabilmente sorto nei lupi più di 53.000 anni fa, e la sua frequenza è poi aumentata a causa della selezione naturale nei lupi grigi durante il Pleistocene, forse a causa delle temperature molto più basse, e si è fissata nei lupi delle latitudini settentrionali, mentre l'allele legato alle piccole dimensioni è persistito nei lupi delle latitudini meridionali.

Il gene regolatore delle dimensioni corporee dei canidi è dunque quasi scomparso nei lupi del Pleistocene, ed è ricomparso anche grazie alla selezione imposta dall'uomo, che ha di fatto consentito la quasi fissazione di questi alleli nelle razze moderne di taglia grande e piccola.

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Andrea Barsanti
Giornalista
Sono nata in Liguria nel 1984, da qualche anno vivo a Roma. Giornalista dal 2012, grazie a Kodami l'amore per gli animali è diventato un lavoro attraverso cui provo a fare la differenza. A ricordarmelo anche Supplì, il gatto con cui condivido la vita. Nel tempo libero tanti libri, qualche viaggio e una continua scoperta di ciò che mi circonda.
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