I motivi per cui un cane possa avere paura delle persone sono infiniti, con altrettante sfumature e intensità. Un cane può essere, nei confronti delle persone, da sospettoso-diffidente a fobico. Vi sono perciò, nel cane, differenti gradi di disagio nei confronti dell’essere umano. Ma quali possono essere gli elementi da tener presente per tentare di comprendere questo stato nel cane?
Naturalmente il periodo della prima infanzia del cane ha un ruolo molto importante, infatti un cucciolo che per i primi mesi di vita non abbia fatto esperienza con esseri umani probabilmente non riuscirà mai ad accettarli come possibili partner relazionali. E questo anche se il cane, come animale, è dotato di una grandissima flessibilità relazionale. È forse la specie animale – insieme all’uomo – più aperta da questo punto di vista, sia nei confronti dei suoi conspecifici che per quanto concerne animali di altre specie, uomo compreso. E proprio questa caratteristica è un punto chiave per comprendere l’origine della storia dell’uomo e del cane. Ma affinché questa flessibilità relazionale si sviluppi è necessario che il cucciolo faccia esperienze positive in questo senso.
In altri casi il cane potrebbe aver fatto esperienze traumatiche in relazione agli esseri umani – non solo in età precoce – abbinando la sua presenza a qualcosa di nefasto, di doloroso o comunque terrificante. Spesso si sente dire, di fronte ad un cane che mostra paura nei confronti degli estranei: «Dev’essere stato picchiato e maltrattato…». Come detto, alle volte questo corrisponde a realtà ma posso aggiungere che, per esperienza, ho potuto anche ammirare la resilienza dei cani: ho visto cani che erano stati maltrattati per anni, isolati, incatenati, picchiati, ancora scodinzolare alle persone. E ho pensato che, per molto meno, io stesso sarei divenuto un aspirante killer. Ma loro no, sono ancora lì, a darti un’altra possibilità. Certo, dipende dal carattere di ogni singolo individuo, ma credo che alti livelli di paura nei confronti dell’essere umano siano più spesso dovuti ad una mancata socializzazione in giovane età più che esperienze dirette e negative.
Quindi torniamo un attimo al fatto delle esperienze fatte in giovane età. Un conto sono le mancate possibilità di incontro tra il cane e l’uomo, diverso è invece quando al cucciolo viene insegnato volutamente dalla madre, o dagli altri membri del suo gruppo sociale, a temere l’uomo. Può infatti accadere che una madre, anche se molto ben socializzata con le persone, insegni ai suoi cuccioli a temerle, inducendo stati di ansia in loro presenza, stimolando in loro la fuga.
La naturale diffidenza
Ci possono essere cani che la selezione artificiale, ossia l’allevamento, dispone ad una marcata diffidenza nei confronti degli esseri umani, fatta eccezione per quei pochi che fanno parte della loro famiglia. Può essere per esempio il caso dei cani appartenenti a razze destinate all’utilità e alla difesa. Questi cani hanno una motivazione affiliativa sviluppata in un modo particolare, diciamo “chiusa” su pochissimi – alle volte su uno soltanto – individui che, una volta identificati, divengono l’unico appiglio relazionale che accettano. Le emozioni negative, come la diffidenza e la paura, in questi cani, si convertiranno poi in comportamenti assertivi, di minaccia e, potenzialmente, anche di aggressione nei confronti di tutti coloro che non fanno parte del loro strettissimo range di affiliazione. Ma, come detto prima, ci possono essere notevoli differenze tra individui, anche all’interno della stessa tipologia di cani.
Va da sé che in un cane si possano sovrapporre molteplici fattori, sommandosi, in una miscela esplosiva. Ma, potremmo chiederci, quando tutto ciò diventa un “problema”?
Dal punto di vista del cane
Ci sono casi nei quali la diffidenza e la paura delle persone sono funzionali alla sopravvivenza. Come detto sopra, è possibile che in determinati contesti siano proprio le madri ad indurre questo stato emotivo nei loro cuccioli perché lo stare in guardia in presenza di persone è qualcosa di utile per evitarsi guai. È il caso di alcuni cani nati e cresciuti in un gruppo familiare in condizioni ferali. Quindi, per loro, fuggire davanti all’uomo è qualcosa di utile e positivo. Naturalmente le cosa divengono molto problematiche quando questi stessi individui sono costretti a relazionarsi con l’uomo, incapaci di vederlo come un possibile “amico”, a prescindere da quello che lui faccia. Non ci sono carezze, paroline dolci o bocconcini che possano far cambiare stato emotivo a questi individui. La dott.ssa Elena Garoni, amica collega e anche lei membro del comitato scientifico di Kodami, ha introdotto per questi cani una nuova definizione: «Sindrome da Mancata Integrazione» (dal libro SO DI CANE – Conferenza Luglio 2019). In sostanza, per questi soggetti non vi è stato un processo di adattamento all’ambiente fortemente antropizzato, come possono essere le nostre case e città. Ecco che quindi ciò che è un pregio, una qualità auspicabile in un determinato ambiente può diventare un incubo qualora il contesto cambi radicalmente in modo forzato e repentino.
Quali consigli per evitare gravi problematiche?
Come abbiamo compreso l’infanzia è qualcosa di determinante per la futura capacità di un cane di socializzare con le persone. Quindi, con la giusta cautela e gradualità, è importante che i cuccioli siano fatti socializzare con l’ambiente antropico e con vari esseri umani, al fine di consentire loro il processo di generalizzazione e di adattamento. Provare emozioni positive, gioia, curiosità, nei confronti delle persone è la chiave per una crescita equilibrata in un ambiente caratterizzato dalla grande presenza di persone.
Con l’aiuto di un buon educatore è anche possibile aiutare un cane adulto ad ampliare la sua fiducia nei confronti delle persone. Infatti, se un individuo prova ansia quando è in presenza di persone, a causa del fatto che non sa bene che cosa aspettarsi da loro, potrebbe essere aiutato a comprendere che le persone non sono pericolose, anche se possono apparirgli strane, incoerenti, assertive senza volerlo, attraverso esperienze guidate sempre positive. Tutto questo non vale però per quei cani di cui sopra. Per loro, e non mi dilungherò troppo su questo tema che ha molto a che fare con il randagismo e i cani generalmente provenienti dalle campagne del sud Italia, è importantissimo che i componenti umani della loro nuova famiglia imparino a gestire le varie situazioni di vita quotidiana: come e dove portarli a spasso; come anticipare le situazioni potenzialmente problematiche per lui; come interpretare i suoi segnali di comunicazione, che alle volte possono essere molto sottili e raffinati; come costruire un buon livello di fiducia, se possibile. Il tutto con l’aiuto di una persona molto esperta in questa tipologia di problemi.
Caratteri e caratteri: distinguere la personalità dei singoli cani
Ho conosciuto cani talmente amanti della compagni degli esseri umani da sorvolare su un’infinità di errori e situazioni avverse. Cani dalla socievolezza spiccata, alle volte addirittura esagerata. Altri, pur essendo cresciuti nel contesto migliore, sviluppare diffidenza e paura nei confronti delle persone estranee alla famiglia, tanto da sentirsi minacciati da un semplice starnuto, o molto, molto meno. A parità di esperienze, gli stessi individui di una medesima cucciolata potrebbero sviluppare non solo caratteri molto diversi, ma addirittura opposti. Nonostante tutte le conoscenze, e le considerazioni, il futuro di un cucciolo non è prevedibile. Certo che quello che si può fare è fornire le migliori possibilità di fare esperienze positive con l’ambiente, gli altri animali e le persone, ad un cucciolo, per disporlo al meglio.
Bisogna anche prestare attenzione ad evitare una sovraesposizione in età sensibile… il troppo stroppia, come si dice, no? Diviene molto importante comprendere il linguaggio del cane e le sue infinite sfaccettature soggettive per poter anticipare e far evitare situazioni avverse al nostro compagno canino, ma alla fine dei conti non è sempre facile comprendere quali ragioni vi siano dietro un comportamento di paura, o ansia. Ecco perché, soprattutto per le persone inesperte, che hanno deciso di iniziare una nuova esperienza con un cane, consiglio spesso di rivolgersi al canile di zona e cercare un compagno adulto, il cui carattere è intellegibile, e il suo grado di socievolezza già manifesto.