Diverse specie animali talvolta mangiano piccole zolle di terra, che possono anche andare a cercare attivamente in alcuni particolari luoghi da cui estraggono per esempio del fango o dell'argilla. Ma perché lo fanno? Non sarebbe per loro più utile andarsi a cercare cibo altrove o scegliere degli alimenti più semplici da digerire. Questo comportamento – chiamato geofagia – ha da sempre confuso gli studiosi, perché se da una parte risulta già strano vedere animali mangiare della terra, dall'altra parte sembra persino illogico riempirsi lo stomaco con un materiale con cui non ci si può nutrire.
Infatti, già ai tempi di Aristotele, Lucrezio e Ippocrate, in molti si cominciarono a domandarsi sull'origini di tale comportamento e sulla natura stessa del suolo, tanto che si pensò persino che la terra contenesse un "principio vitale" che potesse nutrire in un qualche modo gli animali, quando non riuscivano a procacciarsi il cibo altrove. Da queste ipotesi sarebbe poi nata la teoria della generazione spontanea, che avrebbe influito negativamente sul progresso scientifico umano per moltissimi secoli, portando a credere che la vita potesse sorgere dovunque, anche da elementi naturali inanimati, grazie al potere divino.
Oggi, per fortuna, dopo due secoli di progresso scientifico, siamo riusciti a superare del tutto queste vecchie credenze e – come afferma uno studio pubblicato qualche anno fa su The Quarterly Review of Biology – a identificare finalmente le diverse ragioni biologiche che possono spingere gli animali a cibarsi della terra. E tra le quattro moderne teorie oggi accettate, la più nota si collega direttamente alla pedologia (la scienza che studia il suolo) e lo sviluppo della microbiologia. Due discipline che hanno contribuito moltissimo alla comprensione di questo fenomeno.
Questa teoria prevede che gli animali, mangiando la terra, vadano infatti a caccia di rari micronutrienti (tra cui minerali come lo zinco e il ferro), altrimenti assenti nella loro dieta. Il suolo inoltre non sarebbe un materiale del tutto inerte e che presenta solo frammenti delle rocce, come ritenuto in passato. È invece ricco di vita e dovrebbe essere visto come un vero e proprio ecosistema dotato di sostanze, nutrienti, minerali e organismi specifici, talvolta non disponibili altrove. Cibarsi quindi del suolo aiuterebbe gli animali anche a nutrirsi, visto che è possibile estrarre dalla terra anche alcune sostanze nutritive.
Questa teoria è stata provata analizzando il comportamento e la fisiologia di diverse specie, come i cervi che vanno a caccia di sale nelle foreste europee o i pappagalli che in America latina cercano depositi di argilla, per integrare la loro dieta. Un'altra teoria sviluppata dai ricercatori ritiene invece che gli organismi mangino la terra per proteggere i loro organi interni contro sostanze chimiche dannose, parassiti e agenti patogeni introdotti attraverso il cibo.
Ingerire la terra sarebbe dunque equivalente all'assunzione di un farmaco, visto che le micro particelle di argilla potrebbero rendere meno permeabili alle tossine le pareti dell'intestino, con i minerali che vanno a legarsi direttamente alle cariche molecolari delle sostanze dannose rendendole troppo grandi per essere assorbiti. D'altronde, anche noi esseri umani assumiamo come gli altri animali delle sostanze insolite, come il carbone vegetale, che hanno proprio lo stesso scopo e possono anche essere considerati ottimi farmaci per contrastare il meteorismo o il gonfiore intestinale. Due delle conseguenze più spiacevoli provocate da un'intossicazione o da un'intolleranza alimentare.
Gli organismi che non hanno però problemi di salute o di assimilazione di minerali, per quali ragioni dovrebbero spingersi a mangiare della terra? In questo caso, le soluzioni proposte dalla scienza sono due. Nel primo caso, gli animali – e in particolare gli erbivori – mangerebbero la terra e soprattutto i sassi per velocizzare il processo di triturazione del cibo all'interno dello stomaco. Inoltre, esistono dei casi in cui la geofagia diventa un'attività non adattiva e dannosa, praticata dagli organismi solo come ultima risorsa per alleviare i dolori della fame, quando non è disponibile altro cibo. Ingerendo della terra, infatti, gli animali porterebbero il loro stomaco a risolvere temporaneamente il problema dell'acidità e a godere una sensazione di pienezza.
Questa soluzione ovviamente non può essere però sostenuta per un tempo indefinito e può portare anche a gravi problemi fisiologici, qualora dovesse essere perpetrata a lungo. Problemi che possono condurre velocemente anche alla morte. Per ovviare quindi a questo rischio, gli animali sono dunque costretti a trovare del cibo commestibile entro la fine dell'effetto "sedativo" dato dall'ingestione dei bocconi di terra.