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12 Ottobre 2022
17:17

Perché alcune farfalle hanno finti occhi sulle ali

Alcune farfalle, falene e pesci hanno dei "finti occhi" in alcune zone del corpo, che servono a spaventare i predatori. Un recente studio ha dimostrato il loro meccanismo d'azione.

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Quanti di noi almeno una volta hanno avuto l'impressione che un quadro li stesse seguendo con lo sguardo e si sono spaventati? Una cosa simile accade anche in presenza di animali come falene, pesci e farfalle che possiedono una livrea con cerchi concentrici in alcune zone: sono dei veri e propri "finti occhi" che servono per spaventare i predatori e un recente studio ha spiegato che sono così efficaci da essere utilizzati come mezzo di difesa da moltissimi animali diversi.

Essere inquietati da profondi occhi neri che ci scrutano da un quadro appeso al muro è del tutto naturale, quasi istintivo se vogliamo. È una vera e propria illusione ottica conosciuta come "effetto Monna Lisa", in riferimento al famoso e iconico quadro di Leonardo da Vinci che, oltre all'enigmatico sorriso, possiede occhi scuri che sembrano sempre fissarti, indipendentemente dal punto in cui si osserva l'opera. Mentre per noi l'illusione ottica è utile solo per raccontare delle belle storie di paura, in natura può essere invece una questione di vita o di morte.

Uno studio effettuato da un team di ricercatori della Newcastle University, nel Regno Unito, e pubblicato su Frontiers in Ecology and Evolution ha preso in esame i pulcini di un pollaio e ha messo alla prova il loro coraggio mostrandogli disegni di occhi. Osservando i piccoli animali i ricercatori si sono resi conto di quanto questo meccanismo di difesa sia importante: senza le macchie ad "osservarli", i pulcini si sono scagliati senza timore verso le loro prede, quando invece gli venivano mostrati i finti occhi, questi rallentavano, indugiavano e, a volte, retrocedevano intimoriti. I punti colorati, dunque, hanno fatto bene il loro lavoro dissuadendo i feroci pulcini dall'attacco o, quantomeno, dando il tempo alle prede di fuggire.

A cosa servono i finti occhi delle farfalle

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Se fossimo predatori a caccia in una fitta foresta terremmo la vista aguzza per poter notare anche il più piccolo movimento. I nostri sensi sarebbero sempre all'erta, pronti a poter balzare sulla nostra preda appena ne abbiamo l'occasione. Mentre i nostri passi affondano nella lettiera di foglie brune, però, notiamo un paio di occhi scrutarci fra il fitto delle fronde e senza pensarci due volte decidiamo istintivamente di darcela a gambe levate preoccupati di poter essere noi a finire nel menù di qualcun altro. Ancora una volta la Saturnia del pero (Saturnia pyri), il più grande lepidottero europeo con due grandi occhi scuri sulle ali, ha messo in fuga un pericoloso predatore salvandosi la vita.

Avere degli occhi disegnati sul proprio corpo sembra essere una "moda" che ha catturato non solo farfalle e falene, ma anche animali estremamente diversi dal punto di vista filogenetico e anatomico. Il Synchiropus picturatus, ad esempio, è un pesce d'acqua salata che vive fra le barriere coralline dell'Oceano Pacifico e Indiano e, come dice anche il nome scientifico, il suo corpo e ricoperto da quelle che a noi possono sembrare macchie di pittura, ma per molti predatori rappresentano occhi minacciosi. Oppure c'è la Physalaemus nattereri, detta comunemente la rana nana di Cuyaba, anfibio originario delle foreste di Brasile, Bolivia e Paraguay dove due inquietanti macchie nere donano a chi osserva di sfuggita il suo posteriore l'impressione che un serpente li stia osservando.

Dunque, queste e molte altre specie di pesci, farfalle, falene, mantidi religiose e coleotteri hanno segni circolari sui loro corpi che spesso sembrano assomigliare proprio a occhi. Tali macchie hanno un duplice significato adattativo: da un lato, come spiegato in precedenza, possono venir scambiate per gli occhi di un predatore, mettendo in fuga un eventuale cacciatore in agguato. Dall'altra servono per deviare l'attenzione di un predatore su parti del corpo non vitali. Quando devono colpire una preda quasi sempre gli animali cercano di effettuare un unico attacco agli organi vitali, come ad esempio la testa. Confusi dai "finti occhi", dunque, i predatori potrebbero sprecare il prezioso attacco colpendo una parte non vitale, garantendo alla preda il tempo per fuggire.

Un'ultima spiegazione non ha nulla a che vedere con gli occhi e vede le macchie colorate come "segni aposematici". L'aposematismo è la colorazione di una parte più o meno estesa del corpo di un animale che avverte eventuali predatori di essere pericolosi. Gli animali che possiedono questi colori, infatti, sono spesso velenosi o tossici e informare i predatori di questa propria caratteristica scoraggia notevolmente possibili attacchi.

L'efficacia degli "occhi finti"

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Physalaemus nattereri, foto di Felipe Gomes via Wikimedia Commons

Per scoprire l'efficacia e il meccanismo d'azione dei "finti occhi", il team di ricercatori inglese ha esaminato il comportamento di alcuni pulcini in un pollaio. I cuccioli sono ghiotti di diversi alimenti e, nonostante la dolce apparenza, possono essere anche feroci predatori di invertebrati. Sono stati creati dunque dei modellini artificiali delle loro prede preferite e sono stati disegnati su di loro degli occhi finti di diversa grandezza e forma.

Una volta costruito il set sperimentale hanno lasciato che i pulcini "attaccassero" le proprie prede a loro piacimento, tenendo conto il lato dal quale si avvicinavano e il tempo impiegato. Ciò che hanno scoperto i ricercatori, dunque, è stato estremamente esplicativo di quanto possano essere efficaci delle semplici macchie nere. I pulcini erano più lenti ad avvicinarsi da qualsiasi lato quando gli occhi erano puntati verso di loro. Invece, quando i pulcini si avvicinavano dalla direzione opposta allo sguardo del possibile predatore, lo facevano rapidamente.

Dunque i pulcini, e verosimilmente la maggior parte dei predatori, percepiscono queste macchie di colore come veri e propri occhi minacciosi e se si sentono osservati non si lanciano all'attacco, ma si avvicinano con cautela. Bastano dunque due semplici punti per generare inquietudine e confusione in un altro animale e questo spiegherebbe sia perché questo meccanismo di difesa è così diffuso in natura, che perché, se passiamo davanti a un ritratto dallo sguardo penetrante, sentiamo i suoi gelidi occhi su di noi.

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