Spesso gli animali domestici diventano i nostri inseparabili compagni, entrano a far parte della nostra famiglia e condividono con noi gioia e dolore, momenti speciali e di vita quotidiana. Ma perché ci leghiamo a loro? Cerchiamo di comprendere meglio la relazione tra uomo e animale, perché a volte preferiamo gli animali agli uomini e come tale rapporto influisce positivamente sulle condizioni di vita causate dalla pandemia.
La relazione tra uomo e animale domestico dal punto di vista dell’uomo
Anche se una risposta definitiva a questa domanda non c’è e non tutti si prendono cura del proprio amico a quattro zampe per lo stesso motivo, possiamo ipotizzare alcuni motivi per cui è facile che ci si affezioni ad un animale domestico, creando un legame che a volte supera, in quanto a intensità e intimità, quello tra umani. Prima di tutto, gli animali non giudicano, o meglio, siamo noi a non sentirci giudicati da loro. Se infatti mentre siamo con altre persone spesso ci possiamo domandare cosa stiano pensando circa un nostro comportamento, qualcosa che abbiamo detto, o più in generale che opinione abbiano di noi, è difficile che ciò succeda in presenza di un animale. Questo perché si tratta di una relazione senza imbarazzo, senza finzione, non soggetta a quelle convenzioni sociali che, nelle relazioni umane, diventano così insostenibili. È un rapporto che a volte potremmo avere la tendenza a idealizzare un po’ troppo: pensiamo si possa basare esclusivamente sull’amore, sull’affetto reciproco e anche i rifiuti, quando ci sono, non vengono vissuti come quando a respingerci è un essere umano. Paradossalmente, in generale, siamo capaci di accettare che un gatto abbia di meglio da fare che venirci a coccolare sul divano, ci diciamo che “è un gatto”, è un animale, segue la sua natura. Ma se a farlo è il nostro partner, allora è molto più probabile che finiamo per sentirci offesi o feriti. Anche Sigmund Freud, al quale si attribuisce il merito di aver fondato la teoria psicoanalitica, ci fornisce una possibile interpretazione del legame tra uomo e animale. Freud, infatti, descriveva il suo rapporto con Jofi (in lingua ebraica “bene”, “va bene”), il suo Chow Chow, come un amore puro, privo di ogni ambivalenza, a differenza delle relazioni umane, inevitabilmente conflittuali perché permeate tanto da amore quanto da odio. Inoltre, possiamo spiegare la connessione così profonda che si crea tra uomo e animale pensando che è una relazione che si basa sulla comunicazione non verbale e, in quanto tale, porta con sé qualcosa di arcaico, risvegliando così aspetti primitivi della nostra personalità, molto istintivi. Non si sa perché si ama il proprio compagno animale: lo si fa e basta. Infine, dobbiamo tenere presente che il legame con un animale ci permette anche di ottenere delle gratificazioni di tipo narcisistico, di avere qualcuno che dipende totalmente da noi, che aspetta che rientriamo a casa e che è felice ogni volta che ci vede arrivare.
Perché a volte preferiamo gli animali agli esseri umani?
Spesso adottiamo per un nostro bisogno, per una nostra mancanza, più che per “salvare” l’animale (salvare da cosa, poi?) e non c’è necessariamente qualcosa di sbagliato in questo. In fondo, la maggior parte delle nostre azioni quotidiane sono dettate da necessità di qualche tipo. Si può comunque instaurare una relazione soddisfacente sia per noi che per i nostri amici a quattrozampe: se le esigenze si vanno ad incastrare, se c’è anche una buona dose di amore e di rispetto, si può trovare la giusta sintonia.
Tuttavia, a volte preferiamo gli animali perché sentiamo di poter intrattenere una relazione con tutte le relative dimostrazioni di affetto e empatia che essa comporta, senza attribuire loro bisogni e necessità, e quindi senza dover giungere a compromessi. Ciò accade anche perché è più facile fraintendere ciò che i nostri animali cercano di dirci e potrebbe essere proprio questo il motivo per il quale, in alcuni casi, tendiamo a preferirli agli umani. Una persona adulta, ma anche un bambino, può con fermezza affermare che no, non gli va di fare una determinata cosa, ma questo è più difficile che capiti con un cane o con un gatto che può sembrare, ai nostri occhi, accondiscendente. Può essere deleterio perché sfocia facilmente in comportamenti poco rispettosi nei confronti dei nostri compagni di vita. Potremmo pensare che l’animale stia bene, un po’ perché ci fa comodo credere che sia effettivamente così, un po’ perché non siamo capaci di comprendere le sue comunicazioni, ma bisognerebbe tenere conto che potrebbe star soffrendo. Per questo sarebbe opportuno sia per noi che per gli altri, che siano umani o animali, capire che tutte le relazioni, anche quelle interspecie, comportano uno scambio e non lasciare che il nostro egoismo prenda il sopravvento.
Le adozioni ai tempi della Covid-19
Infine, il desiderio di accudire un animale negli ultimi tempi è aumentato a causa dalla particolare situazione che stiamo vivendo per la diffusione della Covid-19. Da quando la pandemia ha drasticamente modificato le nostre vite, infatti, alcuni di noi si sono ritrovati a trascorrere molto più tempo con il proprio compagno di vita, altri, invece, hanno deciso di adottarne uno. Specialmente se si vive soli, può essere allettante avere qualcuno con cui condividere le lunghe giornate in zona rossa o con cui poter uscire a fare una passeggiata. In effetti, gli animali stanno ricoprendo un ruolo fondamentale durante questo momento in cui le relazioni tra persone sono, per forza di cose, ridotte al minimo. È ormai riconosciuto che convivere con un animale rappresenti un vero e proprio fattore di protezione rispetto a rischi psicopatologici come depressione, ansia e stress. Nello specifico, sembrerebbe che il supporto sociale che deriva da una relazione con un animale sia direttamente proporzionale alla capacità di gestire l’incertezza dovuta alla situazione pandemica in cui ci troviamo, riducendo il rischio di sviluppare alcuni sintomi tipici del disturbo post-traumatico da stress. Insomma, che gli animali possano darci davvero tanto è ormai fuori discussione, e se noi riusciamo a raggiungere la consapevolezza che la nostra è una visione inevitabilmente antropocentrica, e che tendiamo ad attribuire loro caratteristiche che spesso appartengono a noi, possiamo riuscire a ricambiare l’amore e l’affetto che i nostri compagni di vita ci manifestano quotidianamente. Quindi, per chi ha vissuto con più forza la relazione con il cane o con il gatto di casa, ricordiamo quanto sia importante lasciare loro la possibilità di non essere sempre attivati dalle nostre richieste, che siano di fare cose insieme ma anche solo della pretesa di un contatto costante. Per chi invece sta pensando di adottare un animale, ricordiamo quello che ha detto Marc Bekoff, professore emerito di ecologia e biologia evolutiva all’Università del Colorado, in una puntata del nostro format video MeetKodami: «Finito il periodo duro di lockdown, molte persone che erano andate a prendere cani o altri animali da compagnia perché erano a casa li stanno abbandonando. Hanno "scoperto" che è un'enorme responsabilità avere un animale nella tua vita e nella tua casa. La pandemia è stata una "benedizione mista". Gli esseri umani devono comprendere che un cane o un gatto non sono una panacea per le nostre mancanze. Non è che porti un animale a casa tua e va tutto bene. Ho letto un articolo che diceva: "Se hai difficoltà, vai a prendere un cane, ce ne sono tanti da salvare". Eh no! Se hai dei problemi, è meglio che prima ti chiedi di che natura sono invece di credere di risolverli facendo entrare un cane nella tua vita».