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25 Maggio 2023
12:52

Per uno scatto in meno: il senso del limite difende gli animali dalle invasioni di campo

Realizzare scatti in natura è diventata una "moda" sui social per mostrare le foto di animali selvatici. I fotografi professionisti e anche amatoriali sanno come rispettare la fauna e anche turisti e appassionati possono imparare a farlo.

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Ci sono persone che pur di portarsi a casa uno scatto ravvicinato con un animale selvatico sono disponibili a valicare il limite del rispetto e della tutela. Questo vale sia per fotografi che lo fanno di professione che per quelli amatoriali, per arrivare a includere tutte le persone che per una foto da postare sui social spesso perdono il senso della realtà, del pericolo e purtroppo anche del rispetto che imporrebbe di non mettere a rischio vita e futuro comportamento degli animali.

Se destano scalpore gli inseguimenti in auto fatti per riprendere un orso o un lupo che hanno avuto la sfortuna di imbattersi in umani irresponsabili, che sono molti più di quanti si creda, non devono essere sottovalutati nemmeno gli impatti e gli infingimenti che si nascondono dietro molte foto naturalistiche, perfette all’apparenza, ma problematiche sotto l’aspetto etico.

Animali ripresi in cattività, senza farne menzione, oppure selvatici che sono stati “invitati a avvicinarsi all’obiettivo”, utilizzando “mezzi vietati”, come cibo o esche olfattive. I fotografi professionisti, che hanno fatto della foto naturalistica un lavoro, sono una grande categoria che si divide, anzi sarebbe meglio dire si frattura, in modo molto radicale: quelli che non scendono a compromessi con la loro coscienza e l’etica, come Paolo Rossi, fotografo di lupi e autore con altri colleghi di documentari molto apprezzati e quanti invece, alle lunghe attese degli appostamenti fatti con ogni tempo, preferiscono la scorciatoia di attirare gli animali piuttosto che studiare il loro territorio.

La tecnologia è di grande aiuto per ottenere belle immagini senza praticamente creare disturbo agli animali, grazie all’utilizzo delle fototrappole che possono essere piazzate sapientemente nei giusti posti per ottenere scatti o video di buona qualità, seppur prive di quel pizzico di creatività umana che fa di una semplice ripresa uno scatto fantastico. Le fototrappole, peraltro, sono strumenti utilissimi per documentare presenza e anche consistenza di determinate specie animali come, da qualche tempo, fanno gruppi di appassionati. Ottima anche la prassi delle collaborazioni con le istituzioni che da queste attività possono trarre utili informazioni, come da tempo messo in atto dall'Osservatorio Lupi Val d'Enza che con altri gruppi simili collabora attivamente in attività di citizen science con il parco dell’Appennino Tosco Emiliano.

Bisogna però ricordare che all’interno dei parchi nazionali e in molte aree protette il posizionamento delle fototrappole, per prevenire usi illeciti delle riprese, è subordinato al rilascio di un permesso, che solitamente viene concesso solo per motivi di studio o ricerca.

Tornando alle foto naturalistiche e alla pazienza, Angelina Iannarelli è una fotografa amatoriale che ha il suo personale set nel Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, conoscendo la sua posizione su tecniche e limiti nella caccia fotografica così spiega il suo approccio: «Il comportamento di un fotografo naturalista deve modularsi fra l’importanza di ottenere un buono scatto, rispetto al soggetto da fotografare e la necessità di non causare disturbo, o di ridurlo al minimo, al soggetto. Quando si ha un desiderio smodato di realizzare foto sensazionali si può finire nell’utilizzare metodi scorretti e dannosi pur di raggiungere lo scopo e questo si potrebbe tradurre in un comportamento predatorio e dannoso per gli animali. Il fotografo naturalista, invece, nutre un profondo rispetto per il soggetto che sta fotografando ed è sempre pronto a fare un passo indietro quando si rende conto che la propria presenza costituisce un disturbo eccessivo».

Se questo comportamento fosse sempre messo in atto per definire il limite delle nostre interazioni con il mondo dei selvatici tante brutte situazioni probabilmente non si creerebbero. Il pensiero va all’orso Juan Carrito che insieme alla madre Amarena e ai suoi fratelli sono stati e continuano a essere (a parte il primo che purtroppo è morto) braccati costantemente da fotografi e turisti. Questo però nulla toglie alle colpe degli amministratori pubblici per la cattiva gestione dei rifiuti.

Considerando che il tempo delle vacanze si avvicina sarebbe importante che tutti ci facessimo qualche riflessione preventiva sui nostri comportamenti perché niente, nemmeno una bella foto, vale quanto l’equilibrio degli ambienti naturali che ci ospitano.

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Ermanno Giudici
Esperto in diritti degli animali
Mi occupo di animali da sempre, ricoprendo per oltre trent’anni diversi ruoli direttivi in ENPA a livello locale e nazionale, conducendo e collaborando a importanti indagini. Autore, formatore per le Forze di Polizia sui temi dei diritti degli animali e sulla normativa che li tutela, collaboro con giornali, televisioni e organizzazioni anche internazionali.
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