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30 Maggio 2024
12:24

Per tutelare gli orsi in amore il sentiero F10 del Parco d’Abruzzo è stato chiuso. L’esperta: «A rischio la riproduzione»

Chiuso fino al 9 giugno il sentiero F10 del Parco Nazionale d'Abruzzo Lazio e Molise per preservare la stagione degli amori degli orsi bruni marsicani, i più rari del mondo. Per l'esperta l'interferenza degli umani può compromettere la riproduzione.

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Chiuso fino al 9 giugno il sentiero F10 del Parco Nazionale d'Abruzzo Lazio e Molise che sale fin sulla vetta del Monte Marsicano. Il provvedimento è stato preso allo scopo di tutelare gli orsi bruni marsicani che in queste settimane sono nella stagione degli amori, dalla curiosità dei turisti e degli escursionisti.

I risultati di molti studi concordano infatti nel sostenere che gli orsi possono percepire la presenza umana come un disturbo, o meglio un potenziale pericolo. Lo spiega a Kodami Elisabetta Tosoni, esperta di orsi marsicani e coautrice del progetto di divulgazione L'orso e la formica: «In questi casi gli orsi manifestano, ad esempio, reazioni di allerta e paura: il battito cardiaco e il respiro aumentano, i muscoli diventano più tonici e si contraggono pronti a scattare, le pupille si dilatano per aumentare la capacità di osservazione».

Eppure il modus operandi constatato dal Pnalm è molto simile a quello degli anni passati: cospicui gruppi di persone in appostamento praticamente ogni giorno, spesso accompagnati da guide che dopo poco pubblicano sui social video di orsi che si incontrano nel periodo degli amori, uno dei più delicati in assoluto.

«Reazioni di fuga e di evitamento delle aree disturbate per ore, giorni o addirittura settimane – continua Tosoni – Queste alterazioni, anche se potenzialmente adattative, possono, in realtà, ripercuotersi sulle capacità degli animali di alimentarsi, di riprodursi e di curare la prole, costringendoli, ad esempio, ad abbondare le aree preferite. Gli orsi hanno delle vere proprie “arene amorose”, quasi tradizionali, in cui si danno appuntamento ogni anno, dove trovano cibo e compagni. Disturbarli potrebbe farli allontanare o costringerli a restare lo stesso. In entrambi i casi, c’è il rischio di interferire con i loro comportamenti e il successo riproduttivo».

Si tratta infatti di un momento di grande importanza soprattutto per una popolazione come quella di orso bruno marsicano, la più rara del mondo ed endemica dell'Italia centrale. Ad oggi ne restano infatti tra i 50 e i 60 individui, tutti distribuiti sull'Appennino centrale. L'isolamento dalle popolazioni alpine ha contribuito alla differenziazione genetica dei plantigradi marsicani che rispetto agli orsi bruni europei sono di dimensioni più contenute e caratterialmente più mansueti.

Le minacce più gravi per i marsicani sono derivanti dall'uomo, come gli incidenti stradali e l'uccisione volontaria, e anche dalla scarsissima variabilità genetica causata dall'esiguo numero di individui che continuano ad accoppiarsi tra consanguinei stretti. Rendere questo momento dell'anno il più possibile privo di stress assume quindi un valore cruciale per preservare i marsicani dall'estinzione.

Inoltre, il periodo di maturità sessuale per gli orsi in un'area ad alta densità come quella del Parco assume tratti peculiari. «Come succede in molti animali, ci sono due diverse maturità sessuali: quella biologica e quella associata all’età dell’individuo – aggiunge Tosoni – Maschi e femmine possono accoppiarsi e essere fertili anche a 3 anni di vita, ma in genere aspettano di essere più maturi e esperti, ovvero oltre 5 anni, quando hanno anche capito dove sarà il loro territorio. Consideriamo che un maschio deve lottare con maschi adulti per riuscire ad accoppiarsi, quindi aspettano di essere forti e grandi fisicamente per avere successo e sopravvivere agli scontri. Ovviamente non esistono delle leggi in natura. Molti altri fattori possono intervenire. Nel Parco ad esempio le femmine aspettano anche 8 o 9 anni prima di riprodursi la prima volta ed è quello che succede in popolazioni di orsi a densità medio alte. Sono meccanismi naturali di controllo delle nascite».

La rarità di questi orsi e la loro indole pacifica li rende estremamente appetibili per i turisti, e intorno ad essi si è sviluppato un turismo degli animali selvatici, l'altra faccia della medaglia di un fenomeno invece positivo, che è quello del turismo delle aree naturali. Alcuni Comuni proprio a ridosso dei parchi nazionali e naturali presenti tra Lazio, Molise e Abruzzo hanno investito sulla cultura naturale e le attività all'area aperta per creare un'economia che potesse contrastare lo svuotamento delle aree interne, come abbiamo constatato andando in Abruzzo per raccontare i diversi volti della coesistenza con gli orsi dentro e fuori il Parco.

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Qui si sono sviluppate attività turistico-naturalistiche che hanno investito anche sull'avvistamento della fauna selvatica, come uccelli, cervi, e anche orsi. Una pratica che non sempre si è rivelata rispettosa della natura di animali che non dovrebbero mai essere avvicinati dall'uomo.

Sono pervenute al Parco anche testimonianze di «chat tra frequentatori della zona, dove sono state passate informazioni puntuali degli orari e delle località in cui vedere gli orsi in accoppiamento (fuori dai sentieri autorizzati) – fa sapere il Pnalm – Molte persone, accompagnate e non, sono salite prima dell’alba, contravvenendo anche al regolamento sulla fruizione turistica».

In questo periodo gli orsi già vivono le proprie tensioni naturali, ricorda l'esperta: «Ciò vale soprattutto i maschi che oltre a convincere la femmina ad accoppiarsi, un gioco di seduzione che può durare anche 20 giorni, devono difenderla e quasi sequestrala da altri pretendenti. Un maschio, in questo periodo, rinuncia anche ad alimentarsi per riuscire ad accopparsi con più femmine possibili. A volte bisognerebbe mettersi un po' nei panni degli animali e capire come potremmo reagire anche noi. Credo che chiunque di noi non avrebbe una grande performance “romantica” se fosse osservato da decine di persone durante un momento intimo».

Il risvolto morboso ha attirato l'attenzione del Parco, privando anche le guide naturalistiche più attente, di una importante richiamo turistico. «Crediamo che vedere tanti video di orsi, come quelli postati in questi giorni e ripresi anche da diversi giornali, sia sicuramente molto emozionante – ammettono dal Pnalm – Non comprendiamo però, come, nel mentre infervora la gara a chi avvista orsi di più e meglio degli altri, nessuno si preoccupi del fastidio, delle interferenze e del disturbo che viene arrecato a questi splendidi e unici animali selvatici».

Una perplessità confermata da Tosoni: «Gli animali si possono abituare a un disturbo se prevedibile e se non ricevono nessuna esperienza negativa. L’abituazione di per sé non è altro che un riflesso dell’intelligenza e adattabilità di molti animali, tra cui l’orso, qualità che li rendono in grado di accedere a qualsiasi cibo, anche in ambienti molto modificati dall’uomo e magari a sembrare tranquilli in presenza delle persone. Tuttavia l’assenza di reattività, ad esempio la fuga, non implica necessariamente che l’animale sia tranquillo. Tale comportamento, infatti, potrebbe comunque essere associato ad uno stato di stress e di tensione. Quante persone sembrano apparentemente serene e tranquille, ma in realtà, ad uno sguardo più attento si mangiano un’unghia o sbattono la punta del piede, rilevando, appunto, nervosismo. Così può succedere anche agli animali. Ricordiamoci anche che l’abituazione alla presenza umana non è una panacea per gli orsi e neanche per le persone, perché aumenta le occasioni di incontri ravvicinati e potenzialmente rischiosi».

Il sentiero resterà chiuso fino al 9 maggio ma potrebbe essere prolungata in caso di necessità, gli orsi iniziano a corteggiarsi a maggio e possono proseguire anche fino alla metà di luglio.

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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