I pinguini sono tra i pochi esseri viventi oltre l'uomo ad aver colonizzato le sponde del continente antartico, dominato costantemente dai ghiacci. Sono riusciti a farlo grazie alle loro caratteristiche fisiche, che li rendono resistenti e resilienti al freddo. Essendo tuttavia l'ecosistema antartico molto povero di risorse, questi uccelli sono costretti a spingersi costantemente al largo, nel tentativo di pescare del pesce o di nutrirsi dei gamberetti (soprattutto krill).
Considerando però il tempo che passano in acqua, è lecito chiedersi quanto e come riescano a sopravvivere e a nuotare in condizioni così estreme. La risposta a questa domanda, tuttavia, potrebbe sorprendere molti, visto che i pinguini sono in realtà più adattati all'acqua fredda che alla terraferma. Questi uccelli possono restare in acqua per interi giorni, se non settimane, senza dover toccare terra o avere la minima difficoltà. Come è tuttavia possibile?
Quanto tempo possono stare in acqua i pinguini?
I primi pinguini hanno cominciato ad adattarsi al nuoto circa 60 milioni di anni fa. Con il corso del tempo, sono divenuti via via meno dipendenti dalla terraferma, finché sono comparse delle specie che hanno continuato a visitarla solamente per deporre le loro uova. E non è un caso se tante specie moderne oggi passano gran parte del loro tempo lontano dalle coste. Questi animali infatti possono essere considerati dei veri uccelli marini, visto che risultano molto più agili e a loro agio sott'acqua rispetto che sulle spiagge in cui solitamente gli scienziati danno loro appuntamento, in previsione della stagione riproduttiva. La loro stessa forma aerodinamica si è inoltre evoluta per accentuare la loro velocità in acqua, rendendoli degli ottimi cacciatori di pesci e degli abili sommozzatori.
Per via quindi dei loro adattamenti e del loro stile di vita girovago, in media possono passare anche mesi prima che un pinguino tocchi terra, mentre è impegnato a nutrirsi nell'oceano, in compagnia del suo gruppo. Se infatti l'esemplare non ha l'età necessaria per trovarsi una compagna o non ha alcuna responsabilità che lo attende sulla terraferma, come un nido, un giovane pinguino non ha apparenti ragioni per dirigervi verso la terraferma, se non l'eventuale stanchezza provocata dall'eccessivo viaggiare.
Tuttavia, anche quando i pinguini hanno sul carico la responsabilità di sfamare i loro pulcini, ciò non comporta che visitino frequentemente il nido. I pinguini possono infatti assentarsi per diversi giorni, prima di tornare a casa. Un tempo che sarebbe considerato improponibile per tante altri uccelli, ma che per i pinguini rappresenta la normalità, soprattutto considerando il fatto che i genitori si danno il cambio per vigilare e nutrire i pulcini.
Prendiamo per esempio sempre il pinguino imperatore. Passano mesi prima che le madri diano il cambio ai loro partner, nell'accudire le uova e i pulcini, con la conseguenza che mentre le femmine si riempiono lo stomaco di cibo, battendo l'oceano per settimane, i maschi affrontano l'intero inverno australe sulla terraferma. E ciò non solo dimostra la grande resistenza di questi animali nell'affrontare le rigidità dell'Antartide, ma anche la loro grande capacità natatoria, che li spinge a nuotare a grandi velocità per settimane, nel tentativo di raggiungere i banchi di pesce di cui si nutrono.
Dobbiamo inoltre ricordarci che l'acqua degli oceani antartici, per quanto sia fredda per colpa della posizione geografica, non scende mai veramente sotto ad una determinata temperatura, altrimenti non sarebbe allo stato liquido. Quindi, paradossalmente, in alcuni periodi dell'anno ad un pinguino conviene molto di più restare a mollo che restare sulla terraferma, perché l'oceano presenta condizioni ambientali molto più favorevoli.
I pinguini sono talmente adattati al freddo e a vivere nell'oceano che riescono persino a dormire mentre stanno nuotando. Lo riescono a fare poiché spengono un emisfero cerebrale per volta, come i delfini. Se vogliamo quindi definire il periodo di tempo necessario affinché un pinguino cominci a cedere dinnanzi alla stanchezza e a un mare gelido, dobbiamo per forza di cose considerare un periodo di tempo superiore a diverse settimane, poiché al di là delle differenze che possono essere presenti fra le specie tutti questi animali si trovano a loro agio nel nuotare.
Come fanno i pinguini a resistere al freddo?
I pinguini hanno diverse strategie e segreti che gli consentono di resistere al freddo. Per esempio, come prima cosa apprezzano molto radunarsi in grandi gruppi, per accumulare il loro calore corporeo e disperdere il meno possibile l'energia termica prodotta dal loro metabolismo. Questo fenomeno è particolarmente visibile durante i mesi invernali o quando le comunità sono in procinto di migrare, per raggiungere l'oceano. Persino quando nuotano restano in gruppo, per accumulare calore attraverso i loro corpi e i movimenti del nuoto.
Il loro piumaggio inoltre svolge una doppia funzione. Innanzitutto li tiene caldi e asciutti, visto che risulta essere un isolamento naturale molto efficiente, grazie alla densità delle loro piume e al loro doppio strato. Il piumaggio inoltre li rende perfettamente aerodinamici in acqua, condizione che gli permette di risultare molto veloci nel nuoto e di compiere lunghi viaggi, con il minimo sforzo.
Quasi tutti i pinguini inoltre presentano arti inferiori molto corti, che sono a loro volta ricoperti da piumini e cuscinetti, che impediscono alle loro dita di ghiacciarsi mentre sono al contatto con la neve o l'acqua gelida.
Per rispondere poi all'eccessivo abbassamento delle temperature, i pinguini conservano molto grasso nel loro tessuto adiposo, così da isolarsi maggiormente nei confronti dell'esterno e da accumulare risorse con cui sopravvivere all'inverno. Il grasso inoltre può fungere da ottimo isolante sia sulla terraferma che in acqua ed aiuta questi uccelli a galleggiare, mentre stanno perpetuando le loro battute di caccia.
Sempre per non correre il rischio di morire assiderati, i pinguini, essendo degli animali a sangue caldo, accelerano anche il loro metabolismo a secondo delle necessità, per produrre maggior calore. I capillari che portano il sangue caldo verso i piedi, inoltre, si trovano attaccati ai vasi che portano il sangue freddo in salita verso il corpo, così da riscaldarlo e non portare gli organi interni a soffrire d'assideramento.
Infine, qualora una tempesta antartica cominci a soffiare su molti esemplari, i pinguini hanno a disposizione un'ultima soluzione prima di cedere del tutto all'oblio del congelamento. Intere comunità infatti, composti anche da centinaia di capi, nel difendersi contro il gelo iniziano a seguire dei particolari passi di danza, che spingono tutti gli esemplari a consumare e ad accumulare energia, tramite lo stesso movimento rotatorio dell'intero gruppo.
Per quanto può sembrare folle, tale processione consente agli uccelli di sopravvivere alle temperature più rigide e permette al centro della colonia di godere di un'innalzamento della temperatura, che può arrivare fino a 10-12º C di differenza rispetto alla temperatura esterna.
Ovviamente in questa danza coloro che si trovano a vivere una condizione di vita migliore sono quegli esemplari che si trovano esattamente al centro della colonia. Per ovviare però alla stanchezza degli esemplari posti ai margini, in maniera caotica e spesso indisciplinata, tuttavia la colonia prevede una sorte di turnover fra tutti gli esemplari, cosicché tutti quanti possano godere – dopo qualche scontro e litigio – un po' di calore, generata dalla danza.
Non sempre però questi sistemi riescono a garantire la sicurezza dei pinguini. Per quanto infatti questi animali possono resistere a tempeste molto lunghe, che portano la temperatura della superficie ad abbassarsi sotto i – 45 º C, talvolta il freddo è così micidiale che le colonie cominciano a perire. In queste situazioni, come estrema ratio, i pinguini decidono o di cercare qualche rifugio, migrando in zone dell'Antartide meno colpite dalle tempeste, o possono decidere di immolarsi, ponendo al centro della colonia i loro pulcini e facendo letteralmente da scudo, persino da morti, nei confronti del vento gelido.