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6 Ottobre 2023
9:00

Per quanto tempo i gatti possono mantenere l’interesse per il cibo?

Sapere per quanto tempo un gatto manterrà interesse per un cibo è impossibile. Potrebbe infatti mangiare la stessa cosa per tutta la vita, oppure non gradire per più di due volte consecutive lo stesso pasto. C'è un modo però per prevenire che si stufi: variare alimentazione.

Membro del comitato scientifico di Kodami
gatto

Ogni gatto ha gusti estremamente diversi e una relazione con il cibo particolare. Un gatto potrebbe mantenere interesse per un cibo e mangiarlo per tutta la vita, un altro potrebbe non sopportare più di due volte consecutive lo stesso alimento. Non è quindi possibile sapere, prima di scegliere un alimento, quando si stuferà il nostro gatto.

In realtà, variare il loro cibo sarebbe una buona abitudine. Dando cibi variegati infatti, che siano alimenti freschi o commerciali, evitiamo che vadano incontro a un accumulo di sostanze tossiche, miglioriamo il bilanciamento della dieta e, soprattutto, rafforziamo il suo microbiota intestinale.

Anche se i gatti sono esseri difficili sotto questo aspetto, possiamo analizzare alcuni fattori che possono aiutarci a predire il suo comportamento e, in generale, comprenderlo meglio.

Perché il gatto perde interesse per il cibo

Vi sono diverse ragioni per cui improvvisamente un gatto può perdere interesse per il cibo. In linea generale, alcune sono da considerare patologiche, mentre altre possono rientrare in un comportamento “tipico della specie” (metto le virgolette, perché come detto ogni gatto è diverso e dare tipicità non è proprio semplice).

Sono sicuramente da considerare patologici tutti i casi in cui il gatto, oltre a perdere interesse per il cibo, presenta anche altri sintomi, come l'aumento della minzione o della quantità di acqua assunta, l'abbattimento, il vomito o la diarrea. Inoltre, è da considerarsi patologico anche il caso in cui il gatto rifiuti tutti i tipi di cibo che gli offriamo e decida di rimanere digiuno. Nel caso si presenti una di queste evenienze, mi raccomando di recarvi da un medico veterinario quanto prima.

Alcune volte può accadere che il gatto abbia sintomi di malessere (ad esempio un episodio di vomito) e poi rifiuti il cibo che prima mangiava con appetito. In questo caso si tratta di un meccanismo definito “avversione gustativa appresa” o “effetto Garcia”, comune a tantissimi animali (noi inclusi): viene associato il sapore del cibo al malessere e per questo viene rifiutato. In questi casi in generale, l’unica “cura” da questo atteggiamento è l’attesa. Dopo qualche tempo (settimane, mesi, anni.. a seconda del gatto!), il vostro micio tornerà a gradire il cibo in questione.

Alcuni gatti perdono interesse per il cibo però anche per ragioni fisiologiche, come abbiamo detto. Ad esempio, è ormai opinione scientifica diffusa che il gatto abbia la possibilità di controllare internamente di quali nutrienti ha bisogno e di conseguenza scegliere cibi che possano contenerli. Attenzione, perché questo non può e non deve essere una scusa per dare al vostro gatto cibo che gli fa male. Non sempre funziona, specialmente quando vivono in casa e i cibi presenti contengono grandi quantità di carboidrati.

Infine, alcuni gatti semplicemente amano variare. Questo atteggiamento viene definito comportamento antiapostatico ed è poco frequente in termini di distribuzione fra i gatti, ma quando presente deve essere semplicemente assecondato. Non fate mai quindi più di 2 o 3 pasti consecutivi uguali, perché con grande probabilità il successivo rimarrà in ciotola senza via di scampo.

Cambiare cibo al gatto: pro e contro

Come accennato sopra, fornire un’alimentazione variegata ad un gatto ha in realtà diversi vantaggi, fra cui:

  • Motivi etologici, dato che ogni gatto ha un suo particolare modo di scegliere determinati alimenti. Il gatto inoltre, come tutti gli esseri viventi sul nostro pianeta, fonda la sua salute su una dieta variata. Questo comportamento innato andrebbe sempre rispettato;
  • Evitare accumulo di sostanze tossiche. Ogni cibo infatti, che sia fresco o industriale, ha i suoi contaminanti. Dai metalli pesanti, ai residui di fitofarmaci, additivi e composti legati alla preparazione del cibo: tutto, se ripetuto troppo spesso, porta a danni maggiori. In qualche modo, avere invece una dieta variata permette di introdurre poco di tutto, ovviamente nella speranza che questo limiti i danni nel tempo;
  • Microbiota intestinale: variando cibo spesso, per il gatto come per tutti gli altri esseri viventi, è dimostrato che rafforziamo il suo microbiota intestinale, rendendolo più variegato e quindi più capace di affrontare diverse situazioni, mantenendosi bilanciato.

Per quel che riguarda i contro, in linea teorica possiamo dire che non ne esistono. Certamente però vanno valutate alcune situazioni individuali, che possono rendere impossibile la scelta di una dieta variata nel gatto. Principalmente abbiamo le reazioni avverse al cibo, che si dimostrano nel gatto spesso con sintomi subdoli come perdita del pelo sulla pancia, prurito a livello del collo o stipsi.

Un altro problema potrebbe essere che il gatto non accetti la dieta fresca. Inoltre, potrebbe accadere che un gatto che provi un cibo che apprezza maggiormente, rifiuti poi gli alimenti mangiati precedentemente, di fatto rendendo impossibile una dieta variata.

Le informazioni fornite su www.kodami.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra il paziente ed il proprio veterinario.
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Maria Mayer
Veterinaria esperta in nutrizione del cane e del gatto
Sono laureata in Medicina Veterinaria ed ho conseguito un dottorato di ricerca riguardo l’utilizzo delle medicine non convenzionali negli allevamenti biologici. Il mio percorso di studi comprende, fra l’altro, un Master di II livello in Nutrizione del Cane e del Gatto e un secondi in PNEI e Scienze dalla Cura Integrata.
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