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8 Febbraio 2022
9:51

Il canto a Sanremo non è solo all’Ariston ma anche nelle acque del santuario dei cetacei

Il mare che bagna Sanremo è ricchissimo di vita. Migliaia di specie, tra cui ben dodici diverse specie di mammiferi marini: stenelle, tursiopi grampi, balenottere comuni e capodogli. Questa preziosa biodiversità ha reso possibile l'istituzione della prima Area Marina Protetta internazionale del Mediterraneo, il Santuario dei Cetacei.

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Mentre alcuni cantanti solcano il palco del Festival di Sanremo, altri "cantanti" nuotano nelle meravigliose acque della costiera a largo della città: tantissime specie di cetacei, mammiferi marini noti per la grande socialità favorita da complessi repertori di canti sottomarini.

Ma questa piccola porzione di Mediterraneo non ospita solo delfini, grampi e balenottere. Sanremo è incastonata in uno dei contesti paesaggistici più interessanti del nostro Paese (e pensate che concorrenza a riguardo!). Tra alpi occidentali e mar ligure, la Città dei Fiori è infatti uno dei gioielli della riviera ligure ed è meta per migliaia di turisti ogni anno, attratti soprattuto dalla limpidezza delle acque che la bagnano. Un territorio ricco di vita, che si affaccia su un mare altrettanto ricco di biodiversità.

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Tutta la Liguria, insieme alla Toscana ed alla parte nord della Sardegna è infatti compresa nel Santuario Pelagos per la protezione dei mammiferi marini nel Mediterraneo, un'area marina protetta (AMP) internazionale di grandissimo valore conservazionistico: il santuario è stato istituito il 25 novembre 1999 ed è la prima (e attualmente l'unica) AMP internazionale/d'alto mare al mondo che copre le aree mediterranee di Francia, Italia e Principato di Monaco. Il Santuario si estende per più di 87mila chilometri quadrati compresi tra il promontorio della penisola di Giens e il Fosso Chiarone nella Toscana meridionale.

La biodiversità del Santuario

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Una serie di studi pregressi ha rilevato che in questa zona del mar Mediterraneo vi è una massiccia concentrazione di cetacei, grazie soprattutto alla ricchezza di cibo, a sua volta condizionata da particolari caratteristiche chimico-fisiche indotte dalla morfologia e dalla circolazione delle acque.

Queste caratteristiche permettono infatti la risalita di acque sature di nutrienti dal fondale, fenomeno oceanografico conosciuto come "upwelling", che permette il sostentamento di un'ampia catena trofica. Non solo cetacei insomma, ma migliaia di specie tra cui tartarughe marine (Caretta caretta e Dermochelys coriacea), diavoli di mare (Mobula mobular), tonni, pesci spada, pesci luna (Mola mola), pesci volanti e tantissimi invertebrati: una stima approssimativa elenca più di 8.500 specie di animali microscopici presenti nell'area, che rappresentano tra il 4% e il 18% delle specie marine mondiali. Questa biodiversità è notevole, in particolare per quanto riguarda il numero dei predatori ai vertici della catena, come i mammiferi marini, perché il Mediterraneo rappresenta solo 0,82% della superficie e il 0,32% del volume degli oceani del mondo.

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Nel 1992 venne effettuato un censimento sulla superficie di quello che sarebbe divenuto il Santuario dei cetacei da parte dell'Istituto Tethys, da Greenpeace e dall'Università di Barcellona, che consentì di stimare la popolazione di stenelle in 32.800 esemplari e delle balenottere comuni in 830 esemplari, presenti nella zona nel periodo estivo.

Ben dodici specie di mammiferi marini frequentano abitualmente queste acque: la balenottera comune (Balaenoptera physalus) il secondo animale più grande al mondo dopo la balenottera azzurra, il capodoglio (Physeter macrocephalus), il delfino comune (Delphinus delphis), il tursiope (Tursiops truncatus), la stenella striata (Stenella coeruleoalba), il globicefalo (Globicephala melas), il grampo (Grampus griseus), lo zifio (Ziphius cavirostris), mentre più raramente possono essere osservate la balenottera minore (Balaenoptera acutorostrata), lo steno (Steno bredanensis), l'orca (Orcinus orca) e la pseudorca (Pseudorca crassidens).

Purtroppo però la situazione non sembra sia andata per il verso giusto: in un recente rapporto di Greenpeace è stato documentato un drammatico calo delle popolazioni di cetacei presenti e una inadeguatezza delle misure di tutela messe in atto. I dati raccolti da Greenpeace ad agosto 2008 riportano la presenza solo di un quarto delle balenottere e meno di metà delle stenelle rilevate negli anni novanta. A Luglio 2020 invece, una spedizione denominata "Difendiamo il mare" all interno del Santuario ha invece rilevato centoventotto animali appartenenti a quattro specie diverse: balenottera comune, tursiope, stenella striata e grampo. L’impatto delle attività umane è  risultato però evidente: oltre ad un elevato traffico marittimo ed alla costante presenza di plastica galleggiante, durante gli avvistamenti sia di tursiopi che di balenottere comuni sono stati avvistati individui con pinne dorsali amputate a causa dell’interazione con attività umane.

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