I cani dei senzatetto di Torino sono stati, qualche settimana fa, inconsapevoli protagonisti di uno scontro politico causato da una proposta di modifica del regolamento comunale per la tutela e il benessere degli animali. Mentre la politica continua a discutere su un punto in particolare della bozza, qualcuno nel capoluogo piemontese è passato direttamente dalle parole ai fatti e sicuramente in favore del benessere sia umano che animale. Sergio Rosso, presidente degli Asili Notturni Umberto I di Via Ravenna, dirige l'unica struttura della città che ad oggi ha effettivamente attuato modifiche strutturali per poter accogliere gli animali degli homeless.
Gli Asili Notturni Umberto I accolgono cani: «Spesso è tutto ciò che portano con sé»
Gli Asili Notturni Umberto I di Torino dalla fine del XIX secolo accolgono i bisognosi. Sergio Rosso ci racconta come è nata l'idea di creare uno spazio per i cani dei senzatetto: «In occasione dell'emergenza sanitaria a marzo abbiamo aperto una nuova sede con un totale di 40 posti letto, compresi i posti dedicati a bisognosi malati di Covid19. Seguendo il filo dei bisogni delle persone, abbiamo notato che molti homeless, erano accompagnati dal proprio cane: non potevano certo abbandonarli per strada, anche perché il legame che li unisce è evidente: spesso il cane è tutto ciò che portano con sé».
Una volta riconosciuta la presenza di una necessità, le persone che si occupano dell'assistenza ai senzatetto hanno quindi individuato all'interno della struttura un luogo adatto ad accogliere i cani nel migliore dei modi: «La nostra fortuna è quella di poter disporre di un grande giardino ben ombreggiato, riparato dal vento e schermato dal verde in modo che i cani non abbiano troppi stimoli esterni. Individuato il luogo, abbiamo realizzato tre box scegliendo le aziende leader del settore. Abbiamo potuto farlo grazie agli aiuti di aziende private che hanno contribuito, coprendo i costi dell'acquisto delle strutture. Quando sono iniziati i primi freddi, abbiamo inoltre aggiunto coperture termiche per fare in modo di tutelare il benessere dei cani nel migliore dei modi. Il nostro motto è: "Per fare del bene, bisogna saperlo fare bene" quindi, una volta terminati i lavori, abbiamo dato inizio ad una collaborazione con le associazioni animaliste, le quali controllano regolarmente la salute degli animali e la presenza o meno del microchip».
Gli animali vengono così accolti all'interno di box idonei, poco distanti dalle stanze dei proprietari. «Ciò che ci ha impedito di accogliere gli animali all'interno della stanza è la presenza di più letti l'uno affianco all'altro – spiega Sergio Rosso – La nostra è stata una decisione dettata dal buon senso. Non potevamo imporre la presenza dei cani a tutti gli ospiti della struttura».
Emergenza senzatetto: la politica non è immobile
Il presidente dell'associazione si ritiene estremamente soddisfatto del lavoro svolto per tutelare gli esseri umani e gli animali che li accompagnano e riguardo le azioni di modifica del regolamento comunale che potrebbero indurre le forze dell'ordine a sequestrare gli animali dei senzatetto, commenta: «Non si può "fare di tutta l'erba un fascio". Solo una parte della classe politica rimane fredda di fronte ai problemi di gestione dei cani di proprietà dei senzatetto sul territorio». Rosso poi racconta anche un esempio virtuoso di collaborazione tra settore pubblico e privato: «La dottoressa Monica Lo Cascio, direttrice del Servizio Sociale di Torino, si è sempre spesa in difesa dei cani e, nonostante le politiche sociali si occupino di esseri umani e non di animali, si è dedicata a sensibilizzare a sua volta anche noi che ci dedichiamo all'accoglienza, inducendoci a prendere in mano la questione e tutelare gli animali dei senzatetto». Gli Asili Notturni Umberto I per il momento è l'unica struttura a proporre una soluzione per l'accoglienza degli animali dei senzatetto: «I senza fissa dimora accompagnati da cani a Torino sono circa 50, noi ne possiamo ospitare solo pochi e inoltre i box risolvono unicamente il problema dell'accoglienza degli animali – conclude Rosso – Non basta per risolvere un problema sociale che parte dagli umani, esiste da decenni e chiede da tempo di essere affrontato nella nostra società in cui la povertà dilaga, i bisogni aumentano e le risorse diminuiscono».
La polemica politica, cosa era successo dopo la prima scrittura della bozza del nuovo regolamento comunale
A generare la diatriba tra le forze politiche del capoluogo piemontese è stato il punto 22 dell'articolo 9 del documento, analizzato anche da Kodami, all'interno del quale «viene fatto divieto su tutto il territorio di Torino di utilizzare qualsiasi specie animale per la pratica dell'accattonaggio (…) gli animali di cui sopra verranno sequestrati e ricoverati presso il canile municipale». Secondo Carlotta Salerno, presidentessa della sesta circoscrizione della città, a cui avevamo chiesto un commento: «Una modifica di questo punto al regolamento comunale ha senso solo se ha l'obiettivo di migliorare il benessere degli animali o la relazione tra uomo e cane, ma scritta in questo modo non fa altro che dichiarare guerra agli homeless, i quali rischieranno di rimanere senza gli unici essere viventi che li amino e li rispettino: i loro cani». La sindaca della città, Chiara Appendino, aveva però risposto alle polemiche con un post sulla sua pagina Facebook, sottolineando la sua sensibilità al problema e ricordando che: «Dal 2017, l'amministrazione ha fortemente voluto che tutti i dormitori gestiti dalla città dessero la possibilità ai loro ospiti di accedere accompagnati dai loro animali da affezione».