Una donna di 68 anni, Iolanda Besutti, è morta dopo essere stata morsa dai due cani con cui condivideva la vita, due Rottweiler di uno e quattro anni. La tragedia è avvenuta a Concordia sulla Secchia, in provincia di Modena, il giorno di Natale, e il contesto in cui si è consumata non è ancora stato del tutto chiarito.
Stando a quanto riferito dalla figlia nelle ore immediatamente successive, Besutti era uscita in giardino per portare il fieno ai cavalli di cui si prendevano cura lei e il marito, anche lui pensionato. In casa c’erano anche altri familiari, arrivati per il pranzo di Natale. Sono stati loro a trovare la donna distesa a terra, ferita, con i cani vicino. Immediata la chiamata al 118, ma le ferite – alla testa e a un braccio – erano troppo gravi: Besutti è morta durante il trasporto in ospedale.
Questi sono, a oggi, gli elementi resi noti dalle forze dell’ordine (a indagare sono Polizia Locale e Carabinieri) in merito all’accaduto. Troppo pochi per capire cosa sia effettivamente accaduto e quali dinamiche vi siano alla base dell’aggressione, soprattutto se "mescolati" ad altri dettagli diffusi nelle ultime ore. «Non è chiaro il rapporto tra i due cani, sono padre e figlio, non hanno alcun legame? – riflette Luca Spennacchio, istruttore cinofilo CZ e membro del comitato scientifico di Kodami – Il rapporto tra i due è fondamentale per comprendere cosa potrebbe avere innescato una eventuale reazione. È importante anche capire come erano tenuti. Avevano il giardino, ma erano confinati in una parte o liberi di gironzolare?».
Non è chiaro neppure come la figlia della donna abbia trovato i cani nei minuti successivi all'accaduto: «Erano fermi a farle la guardia, o completamente disinteressati? – si chiede ancora Spennacchio – Per cercare di capire cosa sia accaduto e riportarlo in modo corretto sono indispensabili più informazioni. In generale possiamo ricordare comunque che le motivazioni del Rottweiler, quelle più marcate (sempre tenendo conto che ogni individuo ha la sua personalità e le sue motivazioni), sono quella protettiva, quella territoriale, l'affiliativa e la possessiva. Sono degli ottimi guardiani e difensori della proprietà».
Dalle foto diffuse da Besutti sui social sembra che non avessero libero accesso alla casa, ma che avessero una cuccia riscaldata all'esterno dove trascorrevano i momenti di riposo, e che all'interno del giardino convivessero con i cavalli della famiglia: «I miei due leoni», così la donna li definiva in uno scatto che mostra i cani dormire nella cuccia. E anche su questo si concentra Spennacchio: «Servirebbe anche comprendere la provenienza dei cani – sottolinea – e da quanto tempo vivessero con la famiglia, per capire che tipo di dinamiche si erano instaurate».
Come spiegato più volte su Kodami da esperti cinofili, è inoltre poco corretto parlare di “sbranare” in relazione ai cani: «È uno dei termini maggiormente usati per la narrazione di un evento aggressivo – sottolinea David Morettini, istruttore cinofilo e componente del Comitato scientifico di Kodami – Così si descrive invece quando vengono strappati pezzi di carne tanto da ledere delle funzioni vitali. È un’immagine horror e splatter che, conoscendo i cani, non viene quasi mai messa in atto. L’azione dello sbranare non è etologicamente coerente. Poi, che si possa mordere una persona anche in maniera grave, andando a toccare un’arteria, questo è possibile».