Il 20 Gennaio di ogni anno si celebra il Penguin Awareness Day, la giornata internazionale che mira a sensibilizzare riguardo la salute di questi meravigliosi e particolari uccelli semiacquatici, originari dell'Antartide.
I pinguini (ordine Sphenisciformes) sono uccelli atteri cioè incapaci di volare, dalle spiccate abilità natatorie e diffusi esclusivamente nell'emisfero australe. Solo una specie, il pinguino delle Galapagos (Spheniscus mendiculus) si trova a ridosso dell'Equatore.
È molto importante proteggere questi animali, unici sotto molti aspetti, presenti sul nostro pianeta da più di 60 milioni di anni ed amatissimi da grandi e piccoli per il loro aspetto goffo e tenero. Purtroppo non tutte le specie di pinguino presentano uno stato di conservazione accettabile, mentre altre sono considerate relativamente al sicuro nel futuro prossimo.
Non tutti sanno che anticamente il termine pinguino era utilizzato per una specie di volatile del nostro emisfero, l'estinta alca impenne. La triste storia di questa specie può effettivamente aprirci gli occhi su quanto siano banali certe volte i nostri errori, per non ripeterli in futuro.
La triste storia dell'alca impenne
L'alca impenne (Pinguinus impennis) era un uccello marino comunissimo sulle isole del nord dell'Oceano Atlantico fino al XIX secolo. Nonostante il suo nome scientifico e la forte somiglianza morfologica, questa specie non era strettamente imparentata con i pinguini sfenisciformi dell'emisfero australe, e recenti studi genetici hanno confermato una maggiore affinità con le gazze marine. I marinai del XVIII secolo non erano dei grandi genetisti e nelle loro scoperte delle Terre meridionali e dei loro abitanti battezzarono così i pinguini confondendoli con le alche. La stessa deriva etimologica intercorsa tra i ragni lupo italiani (Lycosa tarantula) il cui nome scientifico deriverebbe dalla città di Taranto e le tarantole americane, chiamate così per la forte somiglianza al nostro aracnide.
I cronisti del 500 e del 600 raccontano di come le grandissime colonie presenti sulle spoglie isole rocciose dell'Atlantico settentrionale fossero utilizzate non solo come fonte di carne fresca durante le lunghe traversate e per l'utilizzo del loro caldo piumino ma, addirittura, come "combustibile naturale" per appiccare fuoco in assenza di arbusti dato il loro alto contenuto di grasso. Nel corso del XVI secolo l'animale divenne via via più raro, tanto da destare preoccupazione anche alle poco sensibili società dell'epoca. Nel 1553, l'alca godé per la prima volta di una protezione ufficiale e nel 1794 la Gran Bretagna mise al bando l'uccisione di questa specie per le sue piume: in un caso documentato, uomini che avevano violato una legge del 1775 che proibiva la caccia all'alca vennero addirittura frustati pubblicamente. Tuttavia la caccia per utilizzare questo uccello come esca per i pesci veniva ancora permessa.
L'ultima colonia di alche impenni sopravvisse su un piccolo ed impervio scoglio vulcanico, la Roccia dell'Alca Impenne, al largo dell'Islanda. Nel 1830 venne inghiottita dal mare dopo un'eruzione vulcanica, e gli sfortunati uccelli si trasferirono sulla vicina isola di Eldey. Quando la colonia venne scoperta per la prima volta nel 1835, era costituita da quasi cinquanta esemplari. I musei, comprendendo bene il valore che avrebbero avuto i resti di una specie oramai spacciata, iniziarono ben presto a cacciare per collezionismo gli uccelli sopravvissuti. L'ultima coppia, scorta mentre stava covando un uovo, venne uccisa il 3 giugno del 1844, su richiesta di un mercante in cerca di esemplari da museo: Jón Brandsson e Sigurður Ísleifsson strangolarono gli adulti e Ketill Ketilsson schiacciò l'uovo sotto i suoi stivali.