Approda alla Camera una proposta di legge per inasprire le pene per chi maltratta, uccide e abbandona gli animali. L’iniziativa è della deputata Michela Vittoria Brambilla, presidente dell'Intergruppo parlamentare per i diritti degli animali e la difesa dell'ambiente, cui aderiscono numerosi parlamentari di tutte le forze politiche, che si è ricostituito nella XIX legislatura e che il 22 febbraio ha presentato le sue proposte.
«C’è ampio consenso tra le forze politiche, manifestato anche in campagna elettorale – ha detto Brambilla, prima firmataria della proposta affiancata dai componenti dell'ufficio di presidenza – per affrontare il tema della risposta da dare al fenomeno sempre più diffuso della violenza contro gli animali”. La proposta di legge è stata ribattezzata “AC30”, e l’esame è già stato annunciato dalla commissione Giustizia. Il testo modifica in più punti il Codice Penale e prevede il carcere nei casi più gravi.
«Dalla legislatura precedente abbiamo ricevuto in eredità la storica riforma della Costituzione, alla quale ho personalmente lavorato per tre legislature – ha proseguito Brambilla – Di qui prendiamo le mosse per affrontare alcuni problemi che ci trasciniamo da tempo e che richiedono, ad avviso mio e dei colleghi, soluzioni legislative. La nostra priorità è l’inasprimento delle pene per chi maltratta e uccide gli animali e altri interventi “di accompagnamento” sul Codice Penale».
Come cambierebbero le pene per il maltrattamento e l'uccisione di animali
Nel dettaglio, il testo innalza i limiti della pena per il reato di uccisione portandolo dagli attuali "da quattro mesi a due anni" a "da due a sei anni", mentre per quello di maltrattamento si passa dagli attuali "da tre a 18 mesi" a "da uno a cinque anni", sempre accompagnati da una multa che può variare dai 5mila ai 30mila euro. Oggi la pena pecuniaria è alternativa a quella detentiva. La proposta di legge inoltre attribuisce al reato di abbandono le stesse pene del maltrattamento, che passano così da massimo un anno di carcere a cinque anni, e introduce nel Codice Penale le norme contro esche e bocconi avvelenati, oggi dettate solo da un’ordinanza ministeriale.
«Maltrattamenti e uccisioni per crudeltà e senza necessità – conclude Brambilla – sono all’ordine del giorno, ormai trovano ampia eco anche sui social e richiedono efficaci misure di deterrenza penale. Mi pare evidente che occorrono sanzioni più pesanti, di natura detentiva e pecuniaria».
Come viene punito oggi in Italia il maltrattamento animale
In Italia oggi il maltrattamento e l’uccisione di animali vengono puniti dagli articolo 544 bis e ter del Codice Penale: «Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale è punito con la reclusione da quattro mesi a due anni», recita il 544 bis, mentre il 544 ter prevede che «chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche è punito con la reclusione da tre mesi a diciotto mesi o con la multa da 5.000 a 30.000 euro».
Il 544 ter prevede la stessa pena per chi somministra agli animali sostanze stupefacenti o vietate o trattamenti che procurano un danno alla salute degli stessi, e la pena per il maltrattamento aumenta della metà se dalla condotta deriva la morte dell’animale. Sul fronte avvelenamento, invece, a oggi nel nostro Codice Penale non esiste un articolo che punisca la specifica fattispecie di avvelenamento di animali: nella stragrande maggioranza dei casi vengono applicate le pene previste dagli articolo 544 bis e 544 ter.
Con l'inserimento della tutela animale in Costituzione, però, le richieste di inasprire le pene per il maltrattamento animale hanno iniziato ad arrivare, con più forza, non soltanto dalle associazioni che si battono per la tutela degli animali, ma anche da privati cittadini che ritengono necessario che anche la legge si adegui alla rinnovata sensibilità verso l'argomento. Della questione aveva già iniziato a occuparsi la Commissione Giustizia del Senato a marzo 2022, prendendo in esame nove disegni di legge presentati con l'obiettivo di modificare il Codice penale rafforzando le disposizioni in materia di reati contro gli animali. A questo scopo la Commissione aveva fatto ripartire un iter avviato nel 2019 dalla senatrice del Partito Democratico Monica Cirinnà.