Lontani da Aleppo e nel silenzio interrotto dallo scoppio di qualche sporadica bomba, i 1300 gatti del Rifugio siriano di Ernesto avevano appena ricominciato ad assaporare una sorta di pace. Per questo le bombe cadute due notti fa vicinissime al rifugio li hanno atterriti ancora di più. E la paura è stata tanta per i siriani che lavorano nel piccolo santuario che da un anno e mezzo si è spostato da Aleppo ad Idlib: due veterinari e dodici addetti alla sorveglianza, alle pulizie, alla logistica e alla cucina che ogni giorno ormai da molti anni si prendono cura di un gruppo sempre più numeroso di randagi sfuggiti ai combattimenti, alla miseria e alla violenza di una guerra che dal 2012 non smette di tormentare tutti, umani e animali.
«Hanno cominciato a bombardare che era già notte – racconta Alessandra Abidin, l’italiana di origini libanesi a cui si deve la fondazione del santuario per randagi di Aleppo intitolato ad Ernesto, il suo gatto – Fortunatamente non ci sono feriti né morti tra gli animali, ma i veterinari e gli altri che lavorano al rifugio sono stati costretti a correre alle loro case. I gatti si sono spaventati moltissimo. Negli ultimi mesi, infatti, la situazione era migliorata e le bombe diminuite». La notizia dei bombardamenti è arrivata direttamente dalle pagine social del rifugio, su Facebook e su Twitter hanno infatti postato: «bombe nella notte al santuario. Una donna nei paraggi è morta. Pregate per noi». La ripresa del conflitto è stata cruenta: diversi civili sono rimasti uccisi proprio nei pressi del rifugio. «Le bombe sono cadute a una ventina di metri dalle case di alcuni ragazzi che lavorano nel santuario» aggiunge Alessandra che vive in Italia ma è in costante contatto con la Siria.
Il Gattaro di Aleppo e Il Santuario di Ernesto
Nato una decina di anni fa ad Aleppo grazie allo sforzo di Alessandra e alla raccolta di fondi attivata per sostenere un conducente di ambulanze, Mohammad Alaa, che nel tempo libero si prodigava per salvare i randagi della città, il Santuario di Ernesto da quando Aleppo è stata riconquistata dalle truppe governative di Assad si è spostato ad Idlib, città della Siria nord-occidentale vicina al confine con la Turchia e alle rovine dell'antica Ebla. Qui, grazie ancora all’aiuto di Alessandra, Mohammad Alaa detto il gattaro di Aleppo, ha trasferito tutti i gatti del rifugio che nel frattempo sono diventati 1300. Ogni giorno riesce a sfamarli e curarli grazie alle tante donazioni che gli arrivano dall’Europa e anche dall’Italia. «Ma trovare le medicine e il cibo è sempre più difficile e costano sempre di più».
Youseef e Ahmad, i veterinari del rifugio
«Solo poco tempo fa si è riusciti a trovare un secondo veterinario per il rifugio – spiega Alessandra – Ahamd si è aggiunto alla squadra per ora part time perché i soldi per pagargli uno stipendio intero non ci sono, ma il lavoro è tanto. I veterinari non si trovano facilmente perché spesso vengono utilizzati come medici». Fuori città, in una fattoria messa a disposizione da alcuni volontari e recintata, sono invece accuditi quattro cani e diversi altri animali non domestici, tra cui una volpe, arrivata da poco. I veterinari si danno da fare anche per gli animali della fattoria. «Viviamo con i fondi delle donazioni che arrivano dalla Turchia». Solo pochi giorni fa, il 28 agosto, Alessandra aveva postato una foto del gruppo che lavora al santuario siriano e aveva scritto «In questi giorni preghiamo tutti per le missioni di salvataggio in Afghanistan e per gli eroi che combattono per salvare zampe innocenti. Ma non dimentichiamo la grande squadra che ha salvato e continua a salvare animali ogni giorno in Siria».
foto di copertina: i gatti del Rifugio di Ernesto, ormai sono diventati circa 1300 (foto dalla pagina Facebook del Santuario)