Nelle terribili immagini di un video girato dai volontari della Lav di Trento si vede un pastore che divarica violentemente le zampe di una pecora nel tentativo di far avvicinare alle mammelle un agnello. La pecora cerca di ribellarsi a questa violenta modalità di allattamento, ma il pastore la afferra per la testa torcendole il collo e le sferra poi un pugno sul petto. Si accanisce infine sull'agnello, colpendolo con un ulteriore pugno che lo scaraventa a terra e lo lascia immobile.
«Purtroppo, non sappiamo se sia deceduto o meno, perché nella concitazione del momento, altre pecore si sono avvicinate coprendo la visuale ai nostri volontari, quasi a voler verificare lo stato di salute del cucciolo – spiega in una nota Annarita D’Errico, responsabile nazionale degli sportelli contro i maltrattamenti della LAV – Un clima di terrore e violenza che si realizza sotto gli occhi di turisti e bambini che frequentano il Trentino per godere della natura. Scene inammissibili che abbiamo denunciato alle autorità».
Durante lo stesso appostamento i volontari della Lav hanno assistito anche al momento in cui il pastore, per trasferire gli agnelli all'interno di un ricovero in muratura, li afferra trasportandoli a penzoloni per le zampe. «Tutto ciò avveniva nonostante gli animali si divincolassero per l’evidente dolore causato dalla trazione sugli arti», aggiunge D'Errico.
Raggiunto da Kodami, anche Simone Stefani, vicepresidente di Lav e responsabile della sezione trentina dell'organizzazione, commenta con amarezza: «Una violenza così dura, diretta e soprattutto inferta alla luce del sole, non si era mai vista. Quando riceviamo immagini di questo tipo, viviamo un turbinio di emozioni contrastanti. Da una parte c'è la soddisfazione di aver "incastrato" una persona che commette un crimine di violenza sugli animali, dall'altra però, sopraggiunge la triste sensazione di non poter fare nulla per interrompere la sofferenza inflitta».
Nelle prossime ore le forze dell'ordine svolgeranno le indagini per accertarsi dell'identità del pastore: «Ci auguriamo che venga tempestivamente identificato e condannato per maltrattamento – aggiunge Stefani – Non sappiamo se si tratti del proprietario del gregge o di un dipendente, ma questa persona dovrà essere allontanata dalle pecore, affinché non abbia la possibilità di commettere altre terribili azioni di questo genere».
Il video in questione è piuttosto crudo e mostra momenti spiccatamente violenti. Sebbene Kodami lo abbia visto, come di consuetudine, preferiamo non diffonderlo ulteriormente, per rispetto degli animali e perché le terribili immagini non aggiungono nulla a quanto descritto dai testimoni.
«Siamo venuti a conoscenza di questa drammatica vicenda grazie a una serie di segnalazioni da parte di cittadini che, di fronte alle violenze, non si girano dall'altra parte ma intervengono attivamente – commenta Stefani – Vogliamo ringraziarli perché il ruolo di chi agisce in questo modo è importantissimo: rappresentano, insieme ai volontari che hanno svolto i sopralluoghi, le vedette della giustizia e aiutano il nostro sportello contro i maltrattamenti. Grazie a vicende come questa, infatti, si evidenzia l'importante ruolo che ricopre, fungendo da filtro tra i cittadini e le forze dell'ordine, che ricevono elementi concreti grazie ai quali possono intervenire».
Finché non saranno terminate le indagini, Lav preferisce non diffondere il luogo esatto in cui sono avvenute le violenze, ma Stefani fa sapere che non si tratta della prima segnalazione di maltrattamento ai danni degli animali da allevamento in Trentino: «Nella maggior parte dei casi ci si occupa di vicende in cui vi è una scorretta modalità di detenzione degli animali. Talvolta avvengono in ambienti più frequentati, altre volte in luoghi remoti e isolati. Proprio per questo motivo, è spesso difficile ottenere prove ed evidenze dei reati».
Il vicepresidente di Lav ci tiene infatti a ribadire quanto sia importante allegare prove tangibili alle denunce di maltrattamento: «Riceviamo spesso richieste di intervento e segnalazioni sprovviste di foto e video, i quali sono però indispensabili per svolgere le indagini. Se in questo caso siamo stati in grado di denunciare è stato proprio perché abbiamo ottenuto le immagini del reato – conclude Stefani – In caso si assista in prima persona a maltrattamenti o violenze, inoltre, bisogna anche chiedersi se sia necessario ingaggiare immediatamente anche le forze dell'ordine».
Stefani fa infine riferimento al presidente della Provincia Autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, augurandosi che intervenga per denunciare quanto rilevato dall'associazione: «Ci auguriamo che questo comportamento venga condannato prontamente anche da chi fa campagna elettorale sfruttando le tematiche legate ai lupi e gli orsi, visto che l’orco cattivo, come sempre, è molto più vicino di quanto sembri».