Ferito e abbandonato sul ciglio della strada. Sarebbe morto così il Pastore Maremmano Abruzzese investito lungo la strada che collega Ostuni a San Michele, in Puglia, se un altro cane non avesse guidato da lui i soccorsi, salvandolo.
Tutto è cominciato quando un cittadino ha notato un cane vagante nella campagna. Quando l'uomo si è avvicinato il cane lo ha condotto fino al suo compagno, incapace di muoversi e seminascosto dalla vegetazione. Viste le difficoltà deambulatorie, il Pastore Maremmano sarebbe certamente morto se l'altro cane non avesse preso l'iniziativa.
Quel cittadino infatti ha subito attivato la Polizia municipale e l'Asl, seguendo la procedura corretta quando si incontra un animale vagante o ferito. Gli agenti, una volta giunti sul posto si sono subito resi conto delle condizioni dell'animale e hanno richiesto l'intervento dei Vigili del Fuoco per recuperarlo in sicurezza, grazie anche al supporto dell'Enpa di Ostuni.
Adesso il Pastore Maremmano è in clinica, dove i medici veterinari gli stanno prestando le prime cure. Una storia che ha meritato il plauso della consigliera comunale Laura Greco per la collaborazione e la sinergia dimostrata da tutte le parti coinvolte. Ma c'è anche un altro aspetto importante: la capacità dei cani di creare legami tra loro e agire autonomamente per aiutarsi in caso di necessità. Un comportamento che si ritiene esclusivo della specie umana, ma che invece è molto più animale di quanto si possa pensare.
Lo spiega a Kodami l'educatore cinofilo Luca Spennacchio: «I cani sono animali dotati di una spiccata intelligenza sociale. Sono quindi in grado di comprendere quando qualcuno al quale sono legati, che sia umano o animale, è in difficoltà e ha bisogno di aiuto».
Si tratta di un comportamento che non ha a che fare con l'addestramento che viene impartito loro, ma con la motivazione di specie e soprattutto con le caratteristiche individuali dell'animale, come sottolinea l'esperto del comitato scientifico del nostro magazine: «Questo non è certo il primo caso di un cane che prende l'iniziativa per salvare un amico ferito. Le pagine di cronaca raccontano regolarmente di persone ferite salvate dai loro cani che una volta compresa la situazione sono andati a cercare soccorso. Attenzione però a non generalizzare: questo non vuol dire che tutti i cani abbiano lo stesso acume o lo stesso tipo di reazione. Alcuni quando il loro compagno animale o umano sta male si accucciano vicino e magari non pensano di andare a cercare aiuto. Altri invece agiscono. La differenza risiede, come sempre, nella predisposizione del singolo individuo».
Questa predisposizione alla base ha una serie di fattori fra cui rientrano anche le motivazioni del cane che racchiudono i suoi bisogni e desideri, e possono dipendere dalla razza e dalla individualità. In questo caso può essere entra in gioco in particolare la motivazione affiliativa che rappresenta l’espressione del desiderio e del bisogno di appartenere a un gruppo ristretto. Questo bisogno per i cani che vivono in casa è rappresentato dalla famiglia, mentre per i cani liberi questo legame si crea tra conspecifici, e questo è il caso del protagonista della vicenda di Ostuni.
«I cani sono molto bravi a farsi comprendere da noi – aggiunge Spennacchio – È molto interessante il progetto nelle intenzioni del cane di trovare soccorso per il suo compagno rivolgendosi a un essere umano». Un piano che grazie all'intraprendenza e alla fortuna di un cane ha messo in moto non solo i singoli ma la macchina delle istituzioni.
«Questa storia ci fa capire quanto empatici, sensibili e intelligenti possano essere i cani. Episodi come quello di Ostuni dovrebbe farci vergognare per come li trattiamo, in virtù della loro sensibilità», conclude l'esperto.
Ora, la speranza è che i due amici possano riunirsi presto per tornare a correre insieme.