“Buona compagnia, mezza la via”, recita un antico proverbio, a significare che il non essere soli, spesso, aiuta. Ne sanno qualcosa le femmine di molte specie gregarie, che addirittura sincronizzano l’estro o la gestazione con quelli delle compagne di gruppo, in modo da arrivare insieme al momento del parto. Questo fenomeno, noto come “sincronia riproduttiva”, si è evoluto nel mondo animale proprio perché ha conseguenze utili per la sopravvivenza. Ad esempio, fa sì che nascano tanti piccoli contemporaneamente, il che, portando i predatori a saziarsi rapidamente, diminuisce la probabilità di ogni singolo neonato di essere predato. La sincronia riproduttiva è comune tra gli animali che vivono in ambienti caratterizzati da grosse variazioni stagionali, che collettivamente scelgono il momento più favorevole per far nascere i piccoli, in relazione al clima e alla disponibilità di risorse. Accade alle femmine di diverse specie di ungulati, come i caprioli.
Le nidiate comuni delle gatte
La sincronia riproduttiva può portare le femmine a creare nidiate comuni, in cui si osservano madri che adottano neonati rimasti orfani o si scambiano favori, allattando i piccoli reciprocamente. La formazione di nidi comuni è tipica del comportamento materno dei gatti liberi. Nelle colonie è facile vedere una madre che allatta, insieme a propri, anche i piccoli di un’altra femmina, mentre questa è lontana, magari per cacciare. I gattini delle nidiate comuni vengono svezzati prima di quelli allevati dalle madri solitarie, intorno ai 20 giorni. Il vantaggio è duplice, per la prole ma anche per le stesse madri. Poppando da più madri, un piccolo ottiene più latte e questo gli permette di assumere un gran numero di anticorpi, migliorando le proprie difese immunitarie. Se il suo sistema immunitario è forte, il gattino è meno suscettibile alle malattie, quindi si adatta più rapidamente e meglio all’ambiente e ha maggiori probabilità di crescere bene. Allo stesso tempo, condividendo le fatiche dell’allattamento, le madri hanno più energie e più tempo a disposizione per cercare cibo.
L’allattamento comunitario delle leonesse
Mentre i leoni maschi si possono riprodurre tutto l’anno, le femmine di uno stesso gruppo, spesso, vanno in estro più o meno nello stesso momento. Come fanno? Due sembrano essere i meccanismi scatenanti in questa specie: la presenza di un nuovo maschio e il rilascio, da parte di ciascuna leonessa, di particolari feromoni che influenzano il ciclo estrale delle altre. I vantaggi sono simili a quelli delle gatte domestiche, ma c’è dell’altro. I maschi, intorno ai 3 anni d’età, abbandonano il branco, con l’obiettivo, a un certo punto, di espugnare il gruppo di qualche maschio anziano a fine carriera. Se i piccoli nascono in modo sincrono, è più facile che un giovane maschio, quando arriva il momento, possa allontanarsi insieme a qualche amico o fratello, e questo aumenta le sue probabilità di riuscire ad assumere il controllo di un altro branco. Gli stimoli sociali inducono la sincronia riproduttiva anche in altre specie, come il gabbiano comune (Larus ridibundus), lo gnu (Connochaetes taurinus) e il cervo muschiato (Moschus sifanicus), in cui le femmine che vivono in più stretta vicinanza sono quelle che più frequentemente sincronizzano le nascite.
Il caso (opposto) degli orsi bruni
Sebbene l'orso bruno (Ursus arctos) sia una specie solitaria, capita che alcuni individui, che si definiscono filopatrici, convivano in un certo territorio, che spesso, ma non sempre, coincide con quello in cui sono nati. Nelle orse filopatriche sembra che la vicinanza, invece di favorire la sincronia della riproduzione, favorisca l’asincronia. In uno studio di qualche anno fa, alcuni ricercatori hanno scoperto che la probabilità di una femmina adulta di orso bruno di avere piccoli in un dato anno può diminuire notevolmente quando nel raggio di 10 km è presente un’altra femmina adulta con prole. Questo effetto scompare se la distanza tra le due supera i 20 km. Una causa scatenante può essere la competizione che si scatena tra le femmine in presenza di risorse limitate, e che porta le più anziane a provocare la soppressione dell’attività riproduttiva in quelle più giovani. Un meccanismo che è stato dimostrato anche nei roditori e nei primati, e che suggerisce come le interazioni sociali possano esistere, ed essere anche molto flessibili, persino negli animali considerati solitari.
Bibliografia
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