La città di Parigi lancerà entro il 2024 un fondo comune per coprire le spese sanitarie dei cittadini per i loro animali domestici. Buone notizie, quindi, per i pet mate che vivono nella Ville Lumière sempre più alle prese con il costante aumento delle spese per i loro amici anche a causa di quello che viene ormai definitivo “stress ambientale”. La decisione, infatti, risultato di un “voto unanime” del Consiglio comunale al progetto del politico locale, Jean Philippe Gillet, è stata letta proprio come una risposta alle proteste scoppiate dalla crescita di casi di cancro tra i cani e i gatti a causa dell’eccessivo livello di inquinamento e a causa del maggior numero di incidenti e investimenti spesso fatali dovuto al traffico urbano troppo caotico.
Ad aggiungersi a questi casi particolari, le spese veterinarie generiche che sono diventate insostenibili per molte famiglie, con un costo annuale tra i 500 e gli 800 euro. Per il momento, quanto sarà la cifra messa a disposizione per questa sorta di mutua veterinaria non è stato ancora rivelato, anche se dalle notizie diffuse dai media sembra che si potrebbe trattare di cifre tra i 10 e i 60 euro all'anno. Mancano, però, ancora molte risposte: prima fra tutte, se questo fondo comune coprirà tutte le patologie, come per esempio la FIV, l’Aids dei gatti; quali specie di animali verranno tutelati ovvero, l'aiuto riguarderà solo cani e gatti o comprenderà anche le NAC, i nuovi animali da compagnia appartenenti a specie diverse da quelle classiche domestiche, come conigli, uccelli e anche le specie animali esotiche.
In Italia purtroppo del tema se ne parla da tempo, soprattutto perché, con la crisi che sta colpendo il Paese, gli animali domestici sono ancora considerati un bene di lusso tanto che cure e alimenti sono tassati con un'Iva che arriva al 22%, quella per capirci che si paga sul Brunello di Montalcino. A luglio di quest'anno si era fatta sentire anche l'Associazione Nazionale dei Medici Veterinari (Anmvi) che aveva chiesto al Governo una defiscalizzazione delle cure veterinarie al 10% incassando un sonoro no. Non era la prima volta che i veterinari italiani si spendevano per chiedere maggiore attenzione nei confronti di questo tema che, probabilmente, dovrebbe stare a cuore anche al Governo, visto che le persone che accolgono un animale sono ormai il 50 per cento, se non di più, di tutta la popolazione