Era immobile sull’acqua. Daniela e Piero se ne sono accorti durante un’uscita in barca a Punta Mesco, nell’area marina protetta delle Cinque Terre, poco fuori dall’area dove non è possibile né il transito né la balneazione. Grazie al loro occhio attento un esemplare di Berta minore è stata salvata: aveva un'ala ferita.
«Solitamente frequentiamo questo suggestivo tratto di costa a bassa velocità proprio per goderci le sue bellezze naturalistiche – hanno raccontato Daniela e Piero – Nonostante il passaggio delle imbarcazioni abbiamo notato la presenza di un uccello che restava immobile sullo specchio d’acqua appena fuori dalla Zona A di Punta Mesco. Avvicinandoci per osservarne meglio il suo comportamento ci siamo accorti che aveva un’ala visibilmente offesa e che non si trattava di un gabbiano o di un uccello che siamo abituati a vedere. Siamo così intervenuti secondo le indicazioni ricevute dai volontari della Lipu, i quali hanno confermato che si trattava di un uccello marino, molto raro». Grazie all'attenzione della coppia e all'intervento dei volontari dell’Associazione Lipu, la piccola Berta ha ricevuto tutte le cure necessarie presso il Centro recupero uccelli marini acquatici di Livorno.
La Berta minore (Puffinus yelkouan) è una specie protetta classificata dall’Iucn, l’Unione internazionale per la conservazione della natura, come vulnerabile. È una grande viaggiatrice, nidifica nel Mediterraneo e migra verso il Mar Nero. Le sue zone di riproduzione predilette sono le coste delle isole, soprattutto nella Sardegna nord-orientale. Infatti, l'Area marina protetta di Tavolara ospita la più grande colonia di Berta minore del Mediterraneo, formata da oltre 10.000 coppie. Altre grandi colonie, in Italia, si trovano a Montecristo, Capraia e Lampedusa.
È una delle specie fedeli del mondo degli uccelli: tendenzialmente non cambia compagna e riutilizza lo stesso nido. La femmina depone un unico uovo tra metà marzo e inizio aprile, che viene covato da entrambi i genitori per circa 50 giorni. In natura i suoi predatori amano attaccare le uova. Gli esseri umani, in mare, le mettono continuamente a rischio: gli esemplari più adulti possono inavvertitamente ingerire gli ami da pesca, afferrati dagli uccelli durante le operazioni di immersione dei palamiti.
Donatella Bianchi: «Chi vive il mare osserva per primo la presenza di specie rare»
«Il recupero di un esemplare cosi raro e prezioso, grazie all’impegno di questi cittadini, lascia ben sperare sulla diffusione di una crescente cultura ambientale nel nostro territorio – dichiara Donatella Bianchi, presidente del Parco Nazionale delle Cinque Terre – Non di rado sono proprio i fruitori abituali del mare, gli abitanti locali, gli amanti dello sport in natura, ad osservare per primi la presenza di specie rare, a notare comportamenti anomali o a segnalare tempestivamente situazioni di criticità alle autorità preposte. Trascorrere momenti di qualità in natura consente di scoprire un’inattesa ricchezza di vita selvatica proprio vicino a casa, di sviluppare l’attitudine all‘osservazione diventando parte attiva nella salvaguardia di quella bellezza che è poi espressione della biodiversità custodita nel nostro Parco – aggiunge – E’ un esempio di buona convivenza tra uomo e natura e una preziosa fonte di informazioni da favorire e integrare nelle nostre attività di monitoraggio ambientale. Spesso, infatti, è più semplice proteggere quello che si ama e che appartiene al nostro vissuto».