Sono stati castrati i due orsi che ancora vivono prigionieri nel Centro faunistico di Casteller, in Trentino. Non bastasse la privazione della libertà a cui sono ormai condannati a vita, è arrivato per loro anche l’amaro momento dell'eliminazione di uno dei loro istinti più naturali e connaturati alla conservazione della specie. M49, famoso come Papillon e di cui abbiamo raccontato la storia su Kodami, e M57 sono stati castrati ad aprile, secondo quanto riferito ai Carabinieri del Cites da un funzionario della Provincia e a quanto dichiarato dagli stessi Carabinieri nel rapporto redatto dopo la visita, il 9 giugno di quest’anno, al centro trentino. La notizia arriva dal quotidiano Il Dolomiti che ha visionato il rapporto. La LAV, che già lo scorso anno aveva chiesto l’accesso agli atti per visionare il resoconto redatto dopo una prima ispezione al centro, anche questa volta ha fatto richiesta per entrare a conoscenza della nuova situazione, anche se non mostra particolare fiducia per il futuro dei due orsi.
Castrati per tenere sotto controllo lo stress da isolamento
«Castrare gli animali per abbassare il loro livello di stress durante la cattività è una pratica largamente diffusa e accettata dal mondo scientifico. – spiega il responsabile settore animali selvatici della LAV Massimo Vitturi – È una pratica comunemente accolta per renderli meno sensibili agli odori e alle presenze femminili. In questo caso bisogna capire cosa intendono per castrazione: quella chimica si ha grazie a medicinali e quindi può essere interrotta. Quella chirurgica è invece ovviamente definitiva».
Il rapporto dei Carabinieri del Cites sugli orsi del Casteller
Secondo quando riportato dal quotidiano, il rapporto del Cites parla di «condizioni generali dei due orsi soddisfacenti. Si alimentato abbondantemente e stanno aumentando significativamente di peso». M49 e M57, catturati e imprigionati perché ritenuti pericolosi per gli uomini e per i quali in molti avevano protestato, arrivando anche allo sciopero della fame, starebbero in buone condizioni. Non si specifica nel rapporto se la castrazione, che risale all’aprile 2021, sia di tipo chimico o chirurgico mentre si fa riferimento ad un miglioramento delle condizioni rispetto alla «segnalata situazione di stress psicofisico che interessò gli orsi in data 10 settembre 2020, in conseguenza della forzata stabulazione dei soggetti in spazi ristretti. Situazione risolta grazie anche alla ristabilita stabulazione esterna successivamente all’ultimazione dei lavori di adeguamento strutturale ultimati ai primi di maggio circa». Più spazio, quindi, ma nessun riferimento alla mancanza di libertà come maltrattamento di animali selvatici imprigionati e costretti a vivere in gabbie, anche se in mezzo al verde del Trentino.
La castrazione non sarà un’arma in più per liberarli
«Per saperne di più dobbiamo leggere il rapporto dei Carabinieri e per questo abbiamo fatto la richiesta ufficiale – continua Vitturi. – Aspettiamo i 20 giorni di prassi necessari per entrarne in possesso e poi valuteremo. Ma certamente, se la situazione è quella descritta da Il Dolomiti, non cambierà molto. Se non emergono elementi di maltrattamenti, come lo scorso anno, non ci sarebbero nuovi appigli per richiedere la loro liberazione. La castrazione è largamente accettata e utilizzata e il mondo scientifico non è assolutamente favorevole a rimettere in libertà orsi che vengono dalla cattività per il noto problema della accresciuta confidenza con gli uomini che li porterebbe a riavvicinarsi con facilità ai centri abitati». Problema concreto, ma che non tiene conto delle possibilità di una sua gestione, per esempio attraverso i dissuasori o i cassonetti predisposti per essere inattaccabili dagli orsi che, quindi, non arriverebbero nei centri abitati attratti dalla possibilità di nutrirsi con facilità.
Stanno meglio, ma….
Secondo il rapporto quindi gli orsi sono stati castrati ma stanno meglio di un anno fa: mangiano bene, ingrassano e godono di spazi più adeguati grazie alla realizzazione nell’autunno 2020 di altre due gabbie a ridosso delle tane al coperto dove vivono. Rispetto al precedente sopralluogo, quando ancora al Casteller gli orsi erano tre (DJ3, la figlia dell'orsa Danzica, era stata trasferita a maggio in un parco zoo in Germania) il rapporto parla di «aree di stabulazione attualmente utilizzate che risultano di dimensioni maggiori e più diversificate per quanto concerne la presenza di elementi ecologici (area boscata, pozza d’acqua, zona di deambulazione)». Però la situazione non è completamente chiara neppure per i Carabinieri che infatti affermano: «Al di là dell’avvistamento di uno dei due soggetti, non è stato possibile condurre valutazioni ed osservazioni approfondite utili a definire lo stato di salute degli esemplari detenuti». Insomma stanno bene, ma forse bisognerebbe saperne di più.
Papillon, M49, il primo castrato chimicamente
Per Papillon, uno dei due orsi chiamati in causa dal rapporto dei Carabinieri del Cites, la castrazione chimica era già sicuramente avvenuta. Svegliatosi dal letargo nel luglio 2019, aveva iniziato la sua corsa verso la libertà. Ma ad aprile 2020 era stato catturato dal Corpo forestale del Trentino e riportato al Casteller. Quando era stata avanzata l’ipotesi di abbatterlo in caso di pericolo Sergio Costa, allora ministro dell’Ambiente, si era schierato dalla sua parte. Non era stato ucciso, ma quell’orso ormai diventato simbolo di libertà era stato imbottito di tranquillanti per diminuirne la reattività. Era stata la stessa Giulia Zanotelli, assessore provinciale, a spiegarlo in risposta ad un’interrogazione pubblica.
«L’unica prevenzione è l’informazione»
«Non c’è niente da fare: l’unica prevenzione è l’informazione – conclude Vitturi – Il territorio è sempre più antropizzato e gli orsi continuano a crescere di numero. L’orso, come tutti gli animali, in certe condizioni può arrivare ad aggredire gli uomini. È chiaro che, se non si lavora sulla sensibilizzazione delle persone a questo problema e al giusto comportamento in caso di incontri ravvicinati, prima o poi succederà un evento tragico. Proprio in quest’ottica noi di LAV durante l’estate appena trascorsa abbiamo realizzato una serie di cinque incontri in cinque weekend nel Parco di Adamello del Brenta proprio per informare i visitatori sui comportamenti virtuosi da tenere nei luoghi frequentati da orsi».