«Abbiamo saputo che l'Asl durante un tavolo tecnico per l'ordine e la sicurezza pubblica, con a capo il Prefetto, ha richiesto l'intervento della forza pubblica per effettuare un controllo sanitario alla Sfattoria». Lo spiega Paola Samaritani, proprietaria della Sfattoria degli ultimi, il rifugio per animali vittime di maltrattamento alla porte di Roma.
Secondo quanto dichiarato da Samaritani, l'Asl di Roma 1 durante un incontro con il prefetto Lamberto Giannini ha chiesto di poter usare i corpi di Polizia per entrare nella Sfattoria. Una richiesta che sarebbe maturata a seguito di alcuni controlli relativi al monitoraggio della peste suina africana.
«Non abbiamo mai impedito all'Asl di accedere alla nostra struttura, non capiamo il perché di questa richiesta che ci ha fatti preoccupare e messi in allarme – prosegue Samaritani – Le modalità ci sembrano spropositate rispetto a un qualcosa al quale non abbiamo mai opposto resistenza».
La Sfattoria degli ultimi è stata già al centro di un teso braccio di ferro tra associazioni animaliste e l'Asl Roma 1 che aveva disposto l'abbattimento di circa 140 suini perché la struttura si trovava in una "zona rossa", cioè poco distante da alcuni focolai di peste suina africana. Non c'era alcun focolaio nel rifugio, ma in ottemperanza al Piano di contenimento firmato dall'allora commissario all'emergenza peste suina Angelo Ferrari gli animali avrebbero dovuto essere abbattuti.
Giunsero a Roma attivisti provenienti da tutta Italia per impedire l'ingresso degli operatori sanitari attraverso un'azione di disobbedienza pacifica a presidio dei cancelli. La resistenza funzionò, e pochi mesi dopo anche il Tar del Lazio si pronunciò favorevolmente alla Sfattoria, salvando tutti gli animali.
È proprio quella vittoria che Samaritani richiama oggi per impedire un ingresso coatto nel suo rifugio: «Questi animali fanno parte di un santuario e non rientrano tra quelli destinati al consumo umano, sono non dpa come tutti quelli ospiti in rifugi e santuari di tutta Italia. Non ci opponiamo, chiediamo solo che siano rispettate le normative previste per i rifugi, e non quelle per gli allevamenti».
Il timore non detto è che si verifichi a Roma ciò che è successo a Sairano, dove gli agenti di Polizia e Carabinieri hanno rotto con la forza il cordone umano a presidio del Rifugio Cuori Liberi, consentendo l'ingresso agli operatori sanitari che hanno abbattuto i 9 suini presenti.
«Asuspichiamo di non aprire un contenzioso con la Asl. Da parte nostra c'è la voglia di collaborare», sottolinea Samaritani rivolgendosi al Prefetto di Roma. L'ultimo appello è però per le tantissime persone che seguono le vicende della Sfattoria: «Vi chiedo di mantenere alta l'attenzione su di noi e sulle strutture come la nostra che svolgono un lavoro encomiabile: salvare vite spesso sacrificando la propria».