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31 Agosto 2021
15:21

Osteocondrodisplasia del gatto, il più grande problema degli Scottish Fold

L'osteocondrodisplasia del gatto è una malattia che colpisce tutti i gatti di razza Scottish fold ed è responsabile delle sue tipiche orecchie piegate. Si tratta di un’anomalia di sviluppo del tessuto osseo e delle cartilagine, dovuta ad una mutazione genetica. I sintomi più evidenti sono zoppia, dolore, coda spessa e zampe piccole che tuttavia si manifestano con gravità diversa. Non esiste una cura.

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Professore universitario di Fisiopatologia veterinaria
Articolo a cura del Prof. Giuseppe Borzacchiello
Medico Veterinario e Professore universitario, esperto di patologia animale
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L'osteocondrodisplasia del gatto è una malattia che colpisce tutti i gatti di razza Scottish Fold. Si tratta di un’anomalia di sviluppo del tessuto osseo e delle cartilagine, dovuta ad una mutazione genetica che è responsabile del tipico aspetto piegato della punta delle orecchie di questa razza. I segni più evidenti sono zoppia, dolore, coda spessa e zampe piccole che tuttavia si manifestano con gravità diversa. Non esiste una cura.

Che cos’è osteocondrodisplasia del gatto?

L’osteocondrodisplasia è un’anomalia di sviluppo delle ossa e delle cartilagini dovuta ad una condizione genetica. Il gene responsabile di questa malattia è chiamato Fd e i gatti che avranno entrambi le coppie del gene mutato (omozigoti) soffrono di una malattia grave rispetto ai portatori di una sola copia mutata. La mutazione di un gene presente su un cromosoma non sessuale è dominante ma non si presenta con la stessa frequenza in tutti i soggetti e dunque non tutti gli animali manifesteranno l’osteocondrodisplasia alla stessa maniera.

Questa anomalia è responsabile nei gatti di razza Scottish fold del ripiegamento delle cartilagini auricolari, per cui questi gatti hanno la parte terminale delle orecchie piegate e tutti i soggetti ne sono affetti. L’osteocondrodisplasia colpisce anche lo sviluppo del tessuto osseo e dunque si manifesteranno alterazioni a carico anche di questo tessuto, mentre nelle forme di acondrodisplasia l’anomalia interessa solo il tessuto cartilagineo.

Sintomi dell'osteocondrodisplasia nel gatto

Il segno clinico di osteocondrodisplasia più frequente ad osservarsi nei soggetti nei gatti omozigoti è una coda anormalmente spessa che non si flette ed è rigida alla sua attaccatura. Ciò è dovuto al fatto che le ossa della coda sono anormalmente corte e larghe e fuse insieme. Gli arti sono deformati e le zampe corte. Le ossa dei metacarpi e dei metatarsi e delle dita dei piedi sono distorte e allargate. Con il tempo, le articolazioni degli arti vanno incontro a processi infiammatori (osteoartrite) ed accumulo di una quantità eccessiva di nuovo osso (esostosi) attorno alle articolazioni colpite. Questi processi patologici aumentano l'infiammazione portando infine alla fusione articolare.

Gli animali manifestano dolore, andatura anormale e zoppia per cui si osserva riluttanza a saltare, salire scale e disponibilità al gioco. Gli individui con malattia lieve hanno sintomi meno severi.

Diagnosi dell'osteocondrodisplasia

Nel caso di gatti Scottish fold, la diagnosi di osteocondrodisplasia è indirizzata dall’appartenenza a questa razza. In generale, oltre che dai segni clinici si può giovare dell’indagine radiografica che metterà in evidenza alterazioni dello sviluppo osseo e della cartilagine.

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Cura del gatto con osteocondrodisplasia

Non esiste una cura per l'osteocondrodisplasia nel gatto. I farmaci antidolorifici e i trattamenti condroprotettivi possono aiutare ad alleviare il dolore. L'uso a lungo termine di antidolorifici può di per sé produrre effetti collaterali indesiderati nei gatti per cui vanno somministrati dietro stretta osservanza da parte del medico veterinario curante. Secondo alcuni autori per alleviare il dolore può essere utile un intervento chirurgico sulle articolazioni colpite anche i fini di ridurre la zoppia. Inoltre, in alcuni casi anche la fisioterapia può essere d’aiuto.

Gli animali colpiti dalla malattia vanno monitorati costantemente dal proprietario per valutare possibili peggioramenti. Inoltre, per evitare l’ulteriore diffusione della malattia i gatti affetti non devono riprodursi. A tale proposito si è espresso con un parere sull’argomento anche il Centro referenza nazionale per il benessere animale.

Le informazioni fornite su www.kodami.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra il paziente ed il proprio veterinario.
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Giuseppe Borzacchiello
Professore universitario di Fisiopatologia veterinaria
Sono professore universitario di ruolo presso il Dipartimento di Medicina veterinaria e Produzioni animali dell’Università degli studi di Napoli Federico II e titolare della cattedra di Fisiopatologia degli animali domestici. Ho insegnato in diverse Università italiane, corsi di perfezionamento e master universitari. Appassionato di animali e di cani in particolare, mi occupo da oltre vent’anni di ricerca scientifica nel campo della patologia spontanea degli animali domestici e di tematiche inerenti l’oncologia comparata.
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