Dopo tre mesi dal rinvenimento di un orso trovato senza vita all'interno della Foresta Demaniale Regionale “Chiarano-Sparvera” sono finalmente arrivati i risultati dell'autopsia. L'esame necroscopico è stato eseguito dagli esperti dell’Istituto Zooprofilattico di Teramo dove la carcassa del plantigrado era stata portata a seguito del rinvenimento da parte di un gruppo di escursionisti.
Il tempo intercorso tra l'arrivo in Istituto e la diffusione dei risultati è giustificata dalla meticolosità dell'esame eseguito sull'orso, come spiega il Parco Nazionale d'Abruzzo Lazio e Molise: «Gli esperti hanno avuto bisogno di tempo per completare tutti gli accertamenti di laboratorio ritenuti necessari a constatare le cause di morte. Tale aspetto è particolarmente importante da evidenziare perché non è stato tralasciato alcun particolare per andare a fondo alle cause che hanno determinato la morte dell’orso adulto e, solo al termine del percorso che ha richiesto diversi esami di laboratorio è stato possibile arrivare ad una conclusione, di cui ora, come sempre, diamo conto».
L'orso era un maschio di circa 10 anni di età ed era stato trovato senza vita sabato 8 giugno 2024 in un'area contigua a quella del Pnalm. Dalla prima ricognizione cadaverica svolta dalla veterinaria Vincenza Di Pirro erano già emersi alcuni segni che facevano pensare a una competizione fra orsi. Oggi, gli esami dello Zooprofilattico confermano che l'animale presentava numerose lesioni da trauma, riscontrate principalmente sulle regioni della testa e del collo, compatibili con l'aggressione da parte di un altro orso.
Anche il monitoraggio sul territorio ha confermato lo scontro tra orsi come l'ipotesi più probabile: «La presenza di almeno un altro esemplare, maschio, è stata confermata anche dal rinvenimento, nell’area circostante quella in cui era stato trovato l’orso, di numerosi ciuffi di pelo, che l’esame del DNA ha attribuito a due esemplari diversi, entrambi maschi», sottolineano dal Pnalm
Non è stata però sottovalutato il possibile coinvolgimento dell'essere umano, soprattutto alla luce del clima di tensione esistente nelle aree esterne al Parco, come abbiamo avuto modo di rilevare anche noi di Kodami nel video approfondimento dedicato alla morte di Amarena e alla coesistenza tra selvatici e cittadini.
Come spiegato dall'Ente Parco, la RX total body svolta dalla facoltà di medicina veterinaria dell’Università di Teramo, ha consentito di «escludere la morte per arma da fuoco, così come gli specifici esami tossicologici condotti dall’IZS hanno consentito di escludere la morte per avvelenamento».
A contribuire al decesso sarebbe stata anche una peritonite associata a setticemia. «La morte dell’orso, in piena stagione degli amori, va quindi attribuita ad una competizione intraspecifica, analoga ad altri episodi registrati in passato nel Parco, che ha visto soccombere uno dei due orsi adulti, debilitato dall’infezione», concludono dal Parco.