«Fare e tacere», il "fàr e tasèr" delle valli trentine non è un semplice modo di dire, ma un mantra per i bracconieri che, silenziosamente, cercano di agire per contenere la popolazione di orsi. È l'accusa degli attivisti per i diritti degli animali che stanno organizzando a Trento una manifestazione contro le politiche della giunta provinciale.
L'appuntamento è per sabato 21 settembre con gli attivisti della Campagna StopCasteller che, da quattro anni, si oppongono alle politiche ursicide della giunta trentina, auspicando nuove modalità di convivenza con l'orso. Il corteo, organizzato con LNDC – Animal Protection e Rete dei santuari di Animali liberi, partirà alle ore 14 da piazza Duomo per concludersi davanti al Castello del Buon Consiglio, in piazza Mostra.
«Dalla reintroduzione in Trentino, sono 68 gli orsi morti, uccisi o scomparsi, molti vittime del "fàr e tasèr", il "fare e tacere": il bracconaggio mai denunciato dalle istituzioni e da ISPRA. Uno sterminio "dal basso" che renderà l'estinzione auspicata dalla giunta una possibilità concreta», ha dichiarato Francesca Manzini, portavoce della campagna.
Come rilevato dalla Provincia stessa con il Rapporto Grandi Carnivori pubblicato a giugno di quest'anno, nel 2023 erano 5 gli orsi morti per «cause non note». Tra questi c'era anche F36, l'orsa trovata morta in Val Bondone a settembre per cause rimaste sconosciute per quasi un anno. Nonostante la lunga permanenza all'Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie per l'autopsia, i risultati sono arrivati solo poche settimane fa, e il motivo è diventato subito chiaro: è stata uccisa da colpi di arma da fuoco.
F36 era stata radiocollarata per volere della Provincia Autonoma di Trento solo pochi mesi prima e il suo nome era finito nella "lista nera" degli orsi problematici della Provincia di Trento. Per lei infatti era stata firmata dal presidente Maurizio Fugatti un'ordinanza di abbattimento, poi sospesa grazie ai ricorsi al Tar degli attivisti. Alla fine però la condanna a morte è stata eseguita comunque, non dai Forestali ma dai bracconieri. Da mesi si attendono anche i risultati dell'esame autoptico di MJ5, e il timore è che il lungo silenzio sulle cause della morte sia dovuto proprio al possibile coinvolgimento umano.
A queste morti illegali si aggiungono poi quelle con il sigillo della Provincia, come ricorda Manzini: «A due mesi dall'uccisione "legalizzata" di mamma orsa KJ1, l'obiettivo è quello di ribadire le responsabilità politiche di una classe dirigente che ha fatto del tiro al bersaglio all'orso il fil rouge della propria agenda politica e che altera la verità sfruttando la paura della gente per favorire gli interessi del comparto zootecnico e di chi vorrebbe la montagna di dominio esclusivo dell'uomo».
Gli orsi non si sono mai estinti in Trentino, ma alla fine degli anni Novanta era rimasto nella regione solo uno sparuto gruppo composto da 3 maschi, destinato quindi all'estinzione. Benché l'orso bruno europeo non fosse una specie a rischio di estinzione, le istituzioni locali unirono le forze per salvare la popolazione. In particolare, il Parco Adamello Brenta con la Provincia Autonoma di Trento usufruirono di un finanziamento dell’Unione Europea per avviare il Progetto Life Ursus, con lo scopo di rilasciare nelle Alpi Centrali 10 orsi provenienti dalla Slovenia.
«Dalla reintroduzione dell'orso in Trentino a oggi – continua Manzini – sono 68 gli orsi morti, uccisi o scomparsi. Fra questi un numero imprecisato è vittima del bracconaggio diffuso mai denunciato dalle istituzioni. Uno sterminio "dal basso" a cui si allude sempre più esplicitamente nei commenti degli utenti sotto i post social dei più alti membri del governo provinciale, ma che nessuno denuncia, tanto meno le istituzioni. Anche ISPRA, con le sue concessioni, colpevolmente ammanta di scientificità il proposito della giunta Fugatti di decimare una popolazione animale già estremamente fragile e isolata, e rende l'estinzione una possibilità concreta».
Per questo gli attivisti chiedono di accendere un riflettore su quanto sta accadendo nel silenzio delle valli. Agire tramite i ricorsi alla giustizia amministrativa è fondamentale, ma non più sufficiente secondo Paolo Letrari, responsabile Grandi Carnivori LNDC Animal Protection: «L’impegno portato avanti negli ultimi anni da LNDC Animal Protection per contrastare in sede di giudiziale gli ordini di abbattimento degli orsi in Trentino ha prodotto un'importante sequenza di pronunce dei giudici amministrativi che ha ostacolato di fatto la volontà politica dell’amministrazione trentina di ottenere con questi strumenti una riduzione del numero di orsi presenti sul territorio».
Fugatti avrebbe modificato la propria strategia per aggirare la prassi dei ricorsi, e ci è riuscito. «Per questa ragione, forse, si è assistito ad un cambio di strategia della PAT, rappresentata dal Presidente Fugatti, che nel caso più recente non ha esitato a porre in esecuzione l’ordine di uccisione anche in presenza di una misura cautelare di sospensione disposta dal TRGA di Trento – ha ricordato Letrari – Per questa ragione LNDC Animal Protection ha formulato anche per l’abbattimento di KJ1 (come già aveva fatto per il caso di M90) una richiesta di risarcimento danni a carico della PAT, per far sì che il TRGA di Trento sia comunque chiamato a pronunciarsi in merito alla denunciata illegittimità dei provvedimenti di abbattimento. Nei nostri vari ricorsi abbiamo anche sollevato la questione di legittimità costituzionale della Legge Provinciale n. 9/2018 che attribuisce al Presidente PAT il potere di emettere i decreti di abbattimento o cattura di orsi e lupi, in deroga alle norme nazionali e UE. La nostra battaglia per riaffermare il principio di primazia del diritto eurounitario in questa importante materia non è quindi finita e, vale la pena di ricordarlo, ci vede impegnati anche avanti alla Corte di Giustizia dell’Unione europea, dove ancora pende il giudizio che deciderà la sorte di JJ4»
«Nonostante le innegabili difficoltà di portare avanti una battaglia di civiltà così divisiva – conclude la portavoce di StopCasteller – noi ci siamo e daremo sempre battaglia affinché prevalga una cultura e una prassi della convivenza che tengano conto delle vite di tutti, umani e animali. Alla giunta diciamo che presto o tardi le cose cambieranno: le politiche fondate sullo sfruttamento, del territorio, delle risorse, delle vite animali e umane, sono obsolete e insostenibili. Alla fine le persone apriranno gli occhi e vi toglieranno quel potere che a cui state aggrappati con tanto accanimento».