Il Ministero dell’Ambiente si è impegnato a «trovare altre aree dove spostare gli orsi in eccesso presenti sul nostro territorio»: queste le parole di Maurizio Fugatti, presidente della Provincia Autonoma di Trento dopo la riunione del tavolo tecnico sull'emergenza orsi in Trentino che si è tenuto a Roma venerdì mattina.
All’incontro ha preso parte, facendo le veci del ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, il sottosegretario Claudio Barbaro, che con Fugatti si impegnato ad «attivarsi con i propri canali diplomatici per trovare altre aree in Italia o in Europa dove spostare gli orsi in eccesso che sono presenti sul nostro territorio. Lo dimostra il fatto che è già stato convocato un tavolo per i primi di maggio. C'è quindi la volontà di affrontare celermente il problema, individuando soluzioni idonee per il nostro territori».
«Al tavolo la Provincia ha portato le sue proposte partendo dalla revisione del PACOBACE (il Piano d’Azione interregionale per la Conservazione dell’Orso Bruno nelle Alpi Centro-orientali, ndr) – ha spiegato l'assessora all’Agricoltura Giulia Zanotelli – fino ad arrivare a sollecitare l'introduzione dello spray anti-orso come richiesto più volte negli anni dall'Amministrazione trentina. Il nostro compito è trovare a breve soluzioni concrete al problema per il bene della nostra comunità».
La linea della Provincia Autonoma di Trento è ormai nota: dopo il caso dell’orsa JJ4, catturata e condannata a morte dopo l’aggressione mortale ai danni del runner Andrea Papi, prima vittima di un orso nella storia del nostro Paese, Fugatti non ha mai nascosto l’intenzione di gestire la questione della convivenza con i plantigradi nella maniera più drastica, ovvero ricorrendo ad abbattimenti e catture.
Gli esperti bocciano l'ipotesi del trasferimento
Per fare fronte alla concentrazione di orsi sul territorio, la Provincia autonoma e il Ministero dell'Ambiente hanno inoltre ipotizzato di trasferirne settanta, quelli considerati in eccesso, altrove. Una strategia bocciata dagli esperti: Luigi Boitani, professore ordinario di Zoologia all'Università La Sapienza di Roma e presidente della Large Carnivore Initiative for Europe, a Kodami ha confermato che «è illogico pensare alla cattura e allo spostamento degli animali come a possibili soluzioni. Innanzitutto perché l'orso non è una specie a rischio d'estinzione, nessun paese fuori d'Italia li accetterebbe. Dire di allontanarli è quindi fuorviante. Gli unici che potrebbero acconsentire, oltre agli zoo, sono coloro che si occupano di organizzare battute di caccia illegali».
Anche Andrea Mustoni, Coordinatore Tecnico del progetto Life Ursus e responsabile comunicazione scientifica del Parco Adamello Brenta, ha bocciato la proposta: «Catturare 70 orsi in poco tempo non è certamente semplice, per usare un eufemismo – ha detto in un’intervista esclusiva rilasciata a Kodami – Non dimentichiamo che dovremmo trovare posti in natura, non certo zoo o gabbie, che accettino questi animali. Mi chiedo quale sia la regione italiana o la nazione europea disposta ad accettare gli orsi trentini e, soprattutto, in poco tempo. Una manovra non solo complessa, ma quasi utopica». Posizione ribadita da Mustoni anche per conto del Parco Naturale Adamello-Brenta, il soggetto che ha visto partire il tanto contestato progetto Life Ursus.