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20 Aprile 2023
12:36

Orsi in Trentino: dal tavolo tecnico del Ministero sono escluse le associazioni

Il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin ha convocato il tavolo tecnico per discutere della popolazione di orsi in Trentino. Dalla discussione sono però escluse le associazioni di tutela animale che hanno un ruolo chiave nella ricerca di soluzioni alternative all'abbattimento del plantigradi.

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orso bruno

Il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin ha convocato il tavolo tecnico per discutere della popolazione di orsi in Trentino. L’incontro si svolgerà domani, a Roma, e saranno presenti anche il sottosegretario Claudio Barbaro e il presidente del Consiglio delle autonomie locali (Cal) Paride Gianmoena in rappresentanza dei Comuni trentini, oltre che rappresentanti di Ispra.

Al tavolo però non parteciperanno le associazioni di tutela animale, escluse dalla convocazione del Governo. L’Oipa è quindi tornata a chiedere che all'incontro siano rappresentate le organizzazioni che possono «dare voce alla fauna, “bene” di tutti, e che non sono interessate ad alcun bacino elettorale». Gli animali rappresentano un bene di tutti, ma per gli attivisti dell'Oipa «queste riunioni appaiono costruite per mettere a confronto i decisori di una sola parte in causa».

L'accusa è chiara, e non è la prima volta che le associazioni chiedono di poter essere ascoltate in merito alla gestione della fauna selvatica. Questo è giustificato dal fatto che ricoprono nel dibattito pubblico un duplice ruolo: sono capaci di spostare il consenso dei cittadini, e spesso sopperiscono all'assenza delle istituzioni stesse. È ormai una prassi consolidata che siano i volontari ad occuparsi di temi come randagismo e animali d'affezione, nella piena consapevolezza degli Enti locali ai quali per legge spetterebbe la responsabilità. Ma quando si ha a che fare con i selvatici le cose cambiano.

Gli orsi, anche se non sono in via d'estinzione, sono una specie particolarmente protetta dalle normative nazionali ed europee. Nonostante le richieste di autonomia più volte avanzate dalla Provincia autonoma di Trento, non possono essere uccisi attraverso decreti e ordinanze urgenti. Per arrivare all'abbattimento è necessario avere l'autorizzazione del Ministero dell'Ambiente sulla base di un parere formale dell'Ispra. Il Tar, proprio per l'assenza di quest'ultimo requisito, ha sospeso l'abbattimento di JJ4, responsabile della morte del 26enne Andrea Papi, la prima vittima di orso nel nostro Paese.

A permettere alla giustizia amministrativa di intervenire sulla vicenda sono state proprio due associazioni: la Lav e la Lac, che attraverso il loro ricorso hanno impedito l'uccisione sommaria dell'animale. La Lav, inoltre, ha usato il tempo a disposizione per individuare una serie di rifugi e santuari disposti ad accogliere gli orsi problematici del Trentino. Kodami ne ha parlato con loro davanti al Centro Faunistico di Casteller, tristemente famoso per le condizioni in cui sono tenuti gli orsi che vivono nelle sue gabbie, dove oggi sono rinchiusi Gaia e Papillon, e dove presto potrebbe arrivare anche Johnny (Mj5).

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Per la morte del 26enne sono chiamate a rispondere quelle entità che avevano la responsabilità di vigilare sul territorio e sulla sicurezza dei cittadini, non la popolazione di orsi trentini. Un concetto espresso in più occasioni dalla comunità in cui viveva Andrea, e soprattutto dai suoi genitori. Franca Ghirardini, la madre di Andrea, in una lettera aperta ha detto: «Mi rivolgo con questo mio scritto alle autorità della provincia e dello Stato attuali e pregresse perché se è successa questa tragedia, evidentemente forse non è stato fatto tutto quello che poteva essere fatto. Eravamo a conoscenza dei fatti accaduti nel tempo ma non ci sono stati grandi interventi per garantire la sicurezza della popolazione».

Piegare una materia come la gestione dei selvatici ai meccanismi della politica non fa altro che spostare l'attenzione su chi non ha voce per difendersi, abdicando a quello che è il ruolo di prevenzione dell'autorità pubblica. Lo ha sottolineato nell'ultima intervista rilasciata a Repubblica il padre di Andrea, Carlo: «Qualcuno deve avere il coraggio di assumersi la responsabilità della morte di Andrea. A costo di fare un passo indietro rispetto al ruolo pubblico che ricopre. Quella di nostro figlio non è stata una morte naturale. Nessuno si è ancora fatto vivo per chiederci scusa, per spiegarci le cause che hanno contribuito a creare le condizioni di questa tragedia. Confidiamo nella Procura di Trento e nei nostri avvocati: il governo attuale della Provincia, come quelli che l'hanno preceduto, hanno il dovere di chiarire, assieme allo Stato, se è stato fatto il possibile per garantire la sicurezza».

L'orso è diventato il nemico pubblico numero uno, eppure la comunità nella quale viveva Andrea punta il dito lontano dai boschi, in direzione dei palazzi dove siedono i rappresentanti dello Stato e della Provincia accusati di non avere agito per evitare una morte annunciata. Se non saranno le associazioni, attraverso la difesa dell'animale, a fare emergere questa contraddizione, chi lo farà?

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Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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