Uno sfortunato squalo bianco (Carcharodon carcharias) che è stato attaccato e ucciso da un’orca (Orcinus orca) sotto gli occhi di alcuni ricercatori, nelle acque di Mosselbay in Sudafrica. Gli squali hanno da sempre la reputazione di “feroci predatori dei mari”, ma studiandoli e conoscendoli meglio li si può vedere per quello che sono realmente: non spietate macchine, ma animali come tutti gli altri. In natura, infatti, anche un formidabile predatore può divenire preda e così è stato in questo caso.
«Uno degli eventi più rari del mondo marino», hanno commentato i ricercatori del centro Studi Squali di Massa Marittima (Grosseto) che hanno assistito all’attacco e che da oltre vent’anni effettuano spedizioni scientifiche in tutti mari del mondo per studiare le varie specie di squali.
È da un paio d’anni, infatti, che due orche, rinominate Port e Starboard, stanno facendo strage di squali in Sudafrica per cibarsi del loro fegato, ma nessun attacco era mai stato ripreso prima.
«Da bordo della barca del White Shark Afrika abbiamo fotografato e registrato tutte le fasi dell’attacco, elaborando una documentazione importante ai fini dello studio del comportamento delle orche», hanno spiegato Primo Micarelli e Francesca Romana Reiniero, rispettivamente direttore e coordinatrice scientifica del CSS. «Con la barca ci siamo avvicinati per osservare più da vicino il comportamento anomalo del cetaceo, e a poche centinaia di metri di distanza ci siamo trovati di fronte ad un attacco dell’orca allo squalo, che non ha avuto alcuna possibilità di scampo».
Le foto sono poi state pubblicate sulla pagina Facebook del CSS con ulteriori dettagli: «Nei video e foto raccolti è stato anche possibile, essendosi l'orca diretta proprio verso la nostra barca, registrare la presenza nella bocca di un pezzo di fegato dello squalo bianco ucciso. Il fegato, insieme al cuore, sono infatti le uniche parti alle quali sono interessate le orche che, con precisione chirurgica, le asportano dal malcapitato squalo, lasciando la carcassa per il resto intatta. Abbiamo fotografato e registrato anche i gabbiani che hanno cominciato a partecipare all’evento, recuperando le parti di fegato in superficie».
I ricercatori, per quanto entusiasti di aver ripreso un evento così raro, sembrano però preoccupati per i continui attacchi alla fauna marina da parte delle due orche: «Purtroppo dal 2017, il Pod di due orche – esemplari maschi caratterizzati da pinne dorsali collassate, di possibile provenienza non naturale – è stato responsabile di diversi attacchi con la documentazione di almeno una decina di squali bianchi uccisi. La coppia di orche si è resa responsabile di attacchi anche a squali sette-branchie, squali ramati e balene e sta creando alterazioni sempre più evidenti e preoccupanti per lo stato di salute ecologico della costa sudafricana, purtroppo sottoposta anche a problematiche di overfishing».
Gli squali, infatti, oltre ad essere protetti perché a rischio di estinzione, tutelano l'equilibrio dell’ecosistema in mare: essendo predatori apicali, cioè “in alto” nella piramide trofica, controllano le popolazioni di numerose altre specie, evitando un sovrannumero di individui che andrebbe a consumare le risorse disponibili in poco tempo, facendo collassare l’intero sistema. Gli scienziati da anni stanno cercando di ribaltare lo stereotipo degli squali come mostri e adesso sappiamo che, oltre ad attaccare le persone solo per sbaglio, contribuiscono enormemente al benessere dell’ecosistema marino e per questo vanno tutelati.