Non capita tutti i giorni di trovare all’amo o nelle reti un “gigante” del mare come l’orata del peso di cinque chili catturata da un pescatore dilettante nello specchio di mare vicino all’isola della Gallinara, in provincia di Savona. Un esemplare raro ed eccezionale, probabilmente una femmina dato che le orate sono per la maggior parte “ermafrodite proterandriche”, nascono maschi e a circa due anni e raggiunti i 30-40 centimetri di lunghezza diventano femmine.
L’eccezionale episodio ha però scatenato la protesta delle associazioni animaliste di zona e dell’Osservatorio Savonese Animalista che ha condannato la scelta del pescatore di non liberare in mare l’esemplare a pesca avvenuta. «Ucciso l’ennesimo “patriarca” del mare – dichiarano dall’OSA – a volte, quasi mai, di fronte alla pesca di un esemplare notevole, ci si accontenta dell’avvenimento, lo si fotografa e lo si libera subito. Questa volta è mancato il lieto fine e, come alcune settimane fa per un raro squalo capopiatto catturato poco lontano, è tristemente finito in padella».
«È urgente – aggiungono – che la vecchia e superata legge del 1968 sulla pesca marittima sia modificata ed aggiornata, ad esempio proibendo ai dilettanti l’uso di attrezzi professionali come nasse e palangari e proibendo le micidiali (anche per i cetacei) “ferrettare”, reti derivanti lunghe fino a 2.500 metri e con maglia da 100 millimetri e anche tutelare esemplari con dimensioni fuori dal comune, prescrivendo che, se ancora vivi, vengano rimessi in mare. Sono, infatti, a parte l’incontro con un pescatore, esemplari vincenti dal punto di vista della biodiversità, e sarebbe utilissimo, per la specie a cui appartengono, che potessero tramandare i loro “geni” il più a lungo possibile, viste altresì le condizioni pessime in cui versano il 75% delle specie marine mediterranee, non solo per l’inquinamento e la plastica ma anche per la pesca, professionale e cosiddetta “sportiva”, fuori controllo».
Nel loro intervento gli animalisti fanno riferimento a un episodio simile avvenuto a pochi chilometri di distanza dall’isola della Gallinara. Al largo di Alassio, infatti, qualche settimana fa è stato pescato per errore uno squalo capopiatto che, nonostante sia a rischio estinzione, non è stato liberato per essere venduto al mercato del pesce.