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3 Marzo 2022
12:36

Operazione reti fantasma: i sub di Marevivo in Toscana per salvare gli ecosistemi marini

La divisione subacquea della storica associazione Marevivo ha eliminato 200 metri di reti abbandonate sul fondo del mare nell'arcipelago delle Formiche. In pericolo gorgonie e coralli incastrati nelle reti fino a 50 metri di profondità.

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Giornalista
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Sono le trappole che infestano i fondali dei nostri mari. Trappole di rete fitta che bloccano l’uscita dalle loro tane delle murene, delle aragoste e delle cernie che le abitano. Trappole di rete fitta dove si impigliano i saraghi e i dentici che nuotano liberi, le tartarughe che si spostano tra gli oceani, a volte i delfini. Non fanno eccezione per animali che stanno per scomparire dalla faccia della terra, ma non si curano neanche di strappare dai fondali gorgonie gialle e rosse, formazioni coralline e tutto quel meraviglioso mondo coralligeno che, con le sue micro formazioni animali e vegetali colonizza rocce e fondali sabbiosi dei nostri mari.

Oltre 200 metri di reti eliminate dai fondali dell'arcipelago delle formiche dalla squadra di sub di Marevivo

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Uno dei sub della divisione subacquea di Marevivo in azione in Toscana (credits:@Marevivo)

Quelle migliaia di metri di reti di plastica abbandonate in fretta e furia dalle barche che pescano illegalmente, scendendo verso il fondo del mare si adagiano e si intrecciano. Strapparle a quei fondali, senza distruggere la vita che ci si è impigliata, continua ad essere l’obiettivo della Divisione Sub di Marevivo l'organizzazione che dal 1985 lavora per la tutela del mare e dell’ambiente. La squadra di sub, pochi giorni fa, è tornata in acqua per rimuovere 200 metri di reti adagiate a circa 40 metri di profondità sui fondali dei tre isolotti dell’arcipelago toscano che tutti chiamano Le Formiche, proprio davanti al Parco Nazionale della Maremma. «Un santuario di biodiversità eccezionale per la loro posizione strategica e per la quantità di forme di vita che popolano questi fondali – spiega Massimiliano Falleri responsabile della divisione subacquea di Marevivo». Un’operazione studiata nei minimi dettagli già da mesi e resa possibile grazie al supporto del Gruppo Zignago Vetro e alla collaborazione della Guardia Costiera – Corpo delle Capitanerie di Porto di Porto Santo Stefano e di Castiglione della Pescaia. Le reti, infatti, erano state segnalate e individuate già a dicembre. «Ma per intervenire abbiamo dovuto aspettare che le condizioni meteorologiche lo permettessero».

Solo nel 2021 rimossi 4000 metri di reti e centinaia di chilogrammi di rifiuti

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Una rete abbandonata che si trasforma in una pericolosissima barriera dove rimangono incastrati i pesci (credits:@Marevivo)

Dopo i 3000 metri di reti fantasma recuperati dai fondali di San Vito Lo Capo in Sicilia lo scorso giugno e dopo la rimozione di una rete da pesca lunga 500 metri dai fondali dell’Isola del Giglio ad agosto (solo nel 2021 i sub di Marevivo hanno rimosso più di 4000 metri di reti oltre a centinaia di chilogrammi di rifiuti) quello della scorsa settimana è stato l’ultimo intervento della squadra di subacquei volontari voluta da Marevivo e nata nel 1989 con l’obiettivo di coinvolgere attivamente il mondo della subacquea in iniziative finalizzate a monitorare lo stato di salute del mare e prevenire i meccanismi di degrado ed alterazione dell’ecosistema marino.

«Vista la particolare caratteristica di questi fondali, caratterizzati da veri e propri canyon, e la lunghezza della rete, la squadra operativa di Marevivo – insieme ai subacquei della Waterproof Dive&Service di Talamone – ha programmato l’intervento con particolari attrezzature come scooter subacquei elettrici e sistemi di immersione innovativi come rebreather, che permette il ricircolo della miscela respiratoria» spiega Falleri che coordina il team dei volontari.

La lunga preparazione prima di scendere in mare per salvare gorgonie e coralli

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Un sub interviene con delicatezza separando la rete dagli elementi viventi che l’hanno colonizzata (credits:@Marevivo)

Gli interventi si studiano prima e si preparano anche con immersioni valutative che permettono di decidere preventivamente il tipo di azione da effettuare. «Il nostro gruppo è formato da circa 25 volontari in tutta Italia. La preparazione prevede una formazione specifica che garantisca la capacità di rimanere in immersione anche fino a tre ore e scendendo a profondità anche di 65 metri, come è successo, ad esempio, all’Isola del Giglio» spiega Falleri.

Alle Formiche, grazie alle immersioni esplorative preventive per valutare lo stato dei fondali e degli organismi concrezionati presenti sulla rete, il team di subacquei si è immerso fino alle immediate vicinanze della rete abbandonata, dove sono state rinvenute diverse gorgonie che rischiavano di essere danneggiate dalla rete stessa. «Si trattava di gorgonie gialle, (Eunicella cavolinii), gorgonie rosse (Paramuricea clavata), il corallo d’oro (Savalia Savaglia) e il corallo nero (Antipathella subpinnata) considerate specie rare, e la bellissima stella gorgone (Astrospartus mediterraneus» spiega Falleri che ha cominciato ad immergersi a 10 anni e da allora non ha mai smesso.

La mattanza causata dalle reti abbandonate: 100 mila mammiferi e un milione di uccelli morti ogni anno

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Le vittime di questa mattanza dovuta alla presenza di reti abbandonate in mare sono un’enormità: circa 100 mila mammiferi marini e un milione di uccelli. Le attrezzature da pesca abbandonate ogni anno sono i rifiuti maggiormente rinvenuti nei mari di tutto il mondo e rappresentano una delle più serie minacce alla biodiversità marina. Vere e proprie killer degli ecosistemi marini: nel Mediterraneo, gli attrezzi da pesca rappresentano fino all'89% dei rifiuti marini registrati.

«Sono pericolosissime – spiega Falleri – vere e proprie trappole che mettono a rischio la fauna e la flora marina. Non si tratta solo di inquinamento, visto che dopo 200/250 anni le reti si trasformano in micro plastica che finisce per essere mangiata dai pesci con tutti i problemi che ne derivano. Una volta abbandonate, infatti, le attrezzature da pesca si trasformano in strumenti di morte: soffocano i fondali chiudendo le tane di organismi specifici come aragoste, corvine, cernie e distruggendo le forme di vita bentonica. Il risultato è che ogni anno circa 100.000 mammiferi marini e un milione di uccelli marini muoiono a causa dell’intrappolamento in reti da pesca fantasma o ingestione dei relativi frammenti».

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Un sub in azione durante l’intervento (credis:@Marevivo)

Nessuna speranza quindi per i nostri fondali? «In realtà una grande fortuna c’è: il mare ha una forza rigenerante pazzesca – conclude Falleri – e il fondale dal quale abbiamo rimosso reti abbandonate e attrezzi per la pesca e tutto quello che va a depositarsi sul fondo, in pochi anni si rigenera e torna com’era. Certo molto dipende da come si effettuano gli interventi: bisogna fare molta attenzione a non “strappare” la rete dal fondo portandosi via tutto ciò che vi era attaccato. Per questo i miei uomini della divisione subacquea di Marevivo sono chiamati “gli angeli con le forbici”. Perché hanno imparato a tagliare la rete salvando le piante e le formazioni coralline che ci sono cresciute dentro, salvandole. E ogni volta che è possibile riposizionare sul fondo le piante che si sono staccate. In modo che tornino a crescere e a vivere».

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Maria Grazia Filippi
Giornalista
Scrivo da sempre, ma scrivere di animali e del loro mondo è la cosa più bella. Sono laureata in lettere, giornalista professionista e fondatrice del progetto La scimmia Viaggiante dedicato a tutti gli animali che vogliamo incontrare e conoscere nei luoghi dove vivono, liberi.
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