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10 Ottobre 2022
16:50

Operazione dei Forestali contro le esche avvelenate. «Fenomeno che non accenna a diminuire»

Il fenomeno delle esche avvelenate non accenna a diminuire. Per fortuna in campo nella zona del Cuneese scendono le Unità cinofile dei Carabinieri forestali guidate dal comandante Stefano Gerbaldo.

carabinieri cuneo

«Il fenomeno delle esche avvelenate non accenna a diminuire. Per fornire una risposta preventiva abbiamo mobilitato le tutte le nostre Unità cinofile Antiveleno dei Carabinieri forestali nelle zone dell'Astigiano e del Savonese». Questa la premessa del comandante del gruppo Carabinieri forestale di Cuneo, Stefano Gerbaldo, a cui Kodami ha chiesto dettagli sull'operazione Sadaudus.

Tra il 4 e il 6 ottobre si è svolta nella provincia di Cuneo e territori nei limitrofi una vasta campagna di bonifica volta alla ricerca delle esche avvelenate. In campo sono scese 13 Unità cinofile Antiveleno provenienti da varie regioni italiane, insieme ai Forestali. Si tratta di binomi molto particolari anche rispetto agli altri reparti cinofili dell'Arma, come spiega il tenente colonnello Gerbaldo: «La riuscita di questo genere di attività, in cui il cane deve ricercare una sostanza pericolosa, necessita di un connubio molto stretto tra l'essere umano e il cane. Se si sbaglia, il cane rischia la vita. La relazione deve essere quindi profonda e improntata sulla massima fiducia e su una comunicazione perfetta. Per questo i cani antiveleno vivono con il loro conduttore, al contrario di quanto avviene con altre specialità cinofile dei Carabinieri».

Una relazione che ha funzionato durante l'operazione cuneese, dato che non ci sono stati incidenti in nessuna delle 41 ispezioni eseguite nei circa 150 km di percorsi effettuati dai cani in ricerca. «Purtroppo, però, durante la bonifica sono state rinvenute un gran numero di esche avvelenate», conferma il Tenente colonnello.

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I rinvenimenti delle esche avvelenate durante l’operazione Sabaudus

Una tendenza che conferma i dati statistici forniti dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Ministero della Salute, che riportano per il biennio 2019-2020 ben 270 segnalazioni positive al veleno nel solo Piemonte.

A farne le spese sono lupi, volpi, aquile, gufi, rileva Gerbaldo: «Il rilascio dei bocconi avvelenati è una pratica molto antica. Addirittura agli inizi del Novecento era accettata persino dalle norme, quando lupi, volpi e altri predatori erano considerati legittimamente eliminabili. Dopo gli anni Settanta questa pratica è stata espressamente vietata, tuttavia ha continuato a essere praticata in maniera illecita».

In considerazione di ciò, le prime Unità cinofile sono state specializzate nell’ambito di progetti “Life” dell’Unione Europea volti alla conservazione delle popolazioni di lupi come come WolfAlps, WolfAlps EU, Pluto e Medwolf.

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Oltre alle aree di caccia e ai pascoli, dove cadono vittime soprattutto i selvatici, tra i luoghi scelti dai criminali ci sono anche i percorsi da tartufo, come conferma il Carabiniere: «Nel contesto delle aree tartufigene il veleno viene adoperato per eliminare il cane del vicino rivale. In realtà però tutti gli animali sono soggetti a questo tipo di trappole, compresi i gatti».

Il rilascio sul territorio di bocconi avvelenati costituisce una grave violazione di natura penale, al pari delle altre forme di bracconaggio e se ne consegue la morte dell’animale è prevista la reclusione da quattro mesi a due anni.

Sono state battute dai Carabinieri l’area di Demonte in Valle Stura, l’Alta Val Tanaro, nei Comuni di Briga Alta e Ormea, il Comune di Oncino in Valle Po. In val Tanaro l’attività è stata svolta congiuntamente a guardia parco di partner istituzionali come il Parco regionale Alpi marittime, il Parco regionale Alpi Cozie, e la Città metropolitana di Torino.

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In campo Labrador e Pastori Belga Malinois: «Queste sono le razze con una maggiore propensione alla ricerca – fa presente Gerbaldo – Ma ciò che conta più di tutto è sempre la relazione che si instaura tra il conduttore e il cane».

Non è la prima volta che su Kodami seguiamo il lavoro dei binomi che hanno fatto della comprensione reciproca uno strumento di lotta al crimine. Lo abbiamo raccontato già attraverso la storia di un altro rappresentante delle Forze dell'ordine, in quel caso tra le fila della Polizia: Zorro, il paladino delle strade che insieme alla sua conduttrice, l'agente Chiara Barone, protegge i cittadini di Napoli.

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Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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