Truffe all'Unione europea per intascare milioni di euro di fondi pubblici per pascoli inesistenti. È il sistema illecito svelato con la maxi operazione "Transumanza" che da Nord a Sud ha portato all'emissione di 25 misure cautelari personali, 16 perquisizioni e sequestri preventivi.
Le regioni interessate sono Abruzzo, Puglia, Trentino Alto Adige, Piemonte, Lombardia, Veneto, Liguria, Emilia Romagna, Lazio e Campania. Ma gli inquirenti sospettano anche il coinvolgimento della mafia foggiana, e delle organizzazioni criminali del Gargano che già aveva messo le mani sulla costa sfruttando illecitamente il mare e i suoi abitanti.
Dal 2014, l'associazione per delinquere smantellata dalla Guardia di finanza di Pescara, coordinata dalla Dda della Procura di L'Aquila, aveva creato un sistema complesso. Gli indagati simulavano il possesso dei requisiti necessari per ottenere la disponibilità di terreni "Pac", rilasciati gratuitamente dalla Riserva Nazionale dei Titoli ai nuovi giovani imprenditori agricoli. In questo modo, le nuove imprese agricole, ovviamente fittizie, sarebbero d'accordo con altrettante società cooperative agricole o associazioni temporanee di imprese, costituite appositamente per fare incetta di migliaia di ettari di terreni la cui concessione ad uso civico veniva poi messa a bando dai Comuni.
Sono 24 le imprese imprese agricole sequestrate e 38 i soggetti, accusati, a vario titolo, di autoriciclaggio, reimpiego di proventi illeciti, ricettazione, truffa aggravata ai danni dello Stato e per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Le frodi, accertate fino ad ora della fiamme gialle, ammonterebbero a circa 5 milioni di euro. Tuttavia, secondo le stime di Coldiretti, il business delle agromafie vale solo in Italia ben 24,5 miliardi di euro.
Una vera piaga per il settore primario, come ha rilevato anche il sottosegretario al Ministero dell'Agricoltura, sovranità alimentare e foreste, Luigi D'Eramo, commentando l'operazione: «Agricoltura e zootecnia sono asset strategici dell'economia e dell'identità delle nostre regioni e da parte nostra c'è massima attenzione e impegno per il contrasto della criminalità organizzata e di ogni forma di illecito».
Le indagini, svolte in collaborazione con il Gruppo Investigativo Criminalità Organizzata del Nucleo Pef di L'Aquila ed il Nucleo Speciale Spesa Pubblica e Repressione Frodi Comunitarie, sono durate 2 anni. In questo lasso di tempo i finanzieri hanno effettuato acquisizioni documentali, intercettazioni di oltre 100mila conversazioni, 8.000 interrogazioni alle banche dati ed accertamenti bancari su più di 270 conti correnti.
Il gruppo investigativo è così riuscito a disegnare l'esistenza di un sodalizio criminale dedito alla perpetrazione, con l'aggravante mafiosa, di frodi a danno del bilancio nazionale e comunitario, che sarebbe stata attuata mediante indebite richieste di contributi per il Fondo Europeo Agricolo di Garanzia nel settore della Politica Agricola Comune. Un fenomeno che va ben oltre i confini italiani e che svela la fragilità del mondo agricolo.