Venti cervi italici sono stati trasferiti al Parco Naturale Regionale delle Serre in Calabria dal Bosco della Mesola in Emilia Romagna, l’unico areale in cui sopravvivono gli ultimi 300 soggetti presenti in Italia. Qui i sette maschi e le tredici femmine, scelti per età e prestanza fisica proprio per garantire maggiori possibilità di accoppiamento e nuove nascite, hanno da pochissimi giorni trovato una nuova casa dove aspetteranno i loro compagni in arrivo nei prossimi due anni.
È l’Operazione Cervo Italico, progetto articolato nel triennio 2023/2025 che ha visto concludersi la sua prima fase con il trasferimento in tutta sicurezza di venti cervi italici attraverso i circa mille chilometri che separano Emilia Romagna e Calabria.
«Un’operazione molto complicata – spiega a Kodami Gianluca Catullo, responsabile specie ed habitat italiani del WWF Italia. – Partiti alle cinque del mattino da Mesole con due veicoli messi a disposizione dai Carabinieri Forestali, aiutati nelle operazioni di trasferimento dai tecnici per la cattura e il rilascio della DREAM Italia, ente di studi faunistici con elevata esperienza nella gestione degli ungulati, e da un gruppo di veterinari, in tutto una trentina di persone, i cervi sono stati trasferiti in tutta sicurezza. Ora bisognerà vedere come reagiscono a questa nuova situazione e se in primavera ci saranno delle nascite. Ma ci vorranno almeno tre anni per capire se siamo riusciti a creare una popolazione vitale, cioè in grado di autosostenersi senza ulteriori innesti di altri esemplari».
Obiettivo: una seconda popolazione in Calabria
L’operazione di trasferimento era già prevista nel “Programma nazionale di conservazione del Cervo della Mesola”, pubblicato nel 2010, con l’obiettivo di creare un’altra popolazione in natura e aumentarne le probabilità di sopravvivenza, ma è solo con il progetto presentato questa mattina nella sede del CUFAA (Comando Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari) a Roma che il trasferimento è stato possibile.
«Salvare dall’estinzione una sottospecie del tutto unica è la missione del progetto – ha spiegato infatti il Tenente Colonnello dei Carabinieri Forestali Giovanni Nobili – Tutti i cervi presenti nel resto della penisola sono, infatti, cervi europei (Cervus elaphus hippelaphus) introdotti in Italia a partire dal secondo dopoguerra e oggi in progressiva espansione. La Riserva Naturale Statale “Bosco della Mesola”, in provincia di Ferrara, ha conservato fino ad oggi gli ultimi 300 esemplari di cervo italico che, in condizioni di isolamento genetico, hanno un futuro incerto per il rischio di consanguineità, di possibili modificazioni dell’habitat o possibili epidemie. Questi cervi sono per noi come animali di famiglia. La storia non solo di questo territorio, ma di tutti noi».
Per salvaguardare e preservare la popolazione di cervi italici c’era però bisogno di individuare un territorio nazionale adatto al trasferimento, dove i cervi potessero ritrovare un habitat adatto alle loro necessità. «A questo ha pensato l’Ispra che ha individuato l’area del Parco Naturale Regionale delle Serre in base alle caratteristiche ecologiche. Grazie ad uno studio di fattibilità – ha aggiunto Nobili – si è verificata la sensibilità dalle popolazioni locali verso l’arrivo di questa nuova specie animale nel loro territorio e soprattutto l’assenza di Cervo Rosso Europeo, la cui presenza avrebbe rappresentato un pericolo per l’unicità genetica del Cervo Italico».
Gli individui traslocati sono adesso sottoposti ad un intenso monitoraggio tramite l’utilizzo di collari satellitari, che permettono la verifica degli spostamenti, dei tassi di sopravvivenza e di riproduzione, e delle eventuali cause di mortalità. «L’Operazione prevede la cattura e il rilascio nella nuova area identificata di almeno 20 individui per anno, per tre annualità (2023, 2024 e 2025) – ha aggiunto Catullo del WWF. – Per non interferire con le fasi più delicate del ciclo biologico della specie, il rilascio avverrà ogni anno all’interno della finestra temporale compresa tra i mesi di novembre e marzo».
L’appoggio dei cittadini sarà un passaggio fondamentale per evitare, in futuro, di ritrovarsi in situazioni purtroppo già verificatesi in Italia. Come accaduto con le reintroduzioni degli orsi dai territori del Balcani, ad esempio, l’arrivo di specie non territoriali si è rivelato nel tempo poco accettato dalle popolazioni locali, non appena la presenza di animali comunque selvatici come gli orsi ha cominciato a mettere in pericolo raccolti e bestiame.
«I cittadini hanno dimostrato fino ad ora una grande partecipazione – ha sottolineato Alfonso Grillo, Commissario straordinario del Parco Naturale Regionale delle Serre che ha sottolineato come – nei prossimi mesi verranno svolti incontri pubblici presso i comuni dell’area protetta del Parco, con l’intento fornire informazioni ai cittadini in merito alle operazioni in corso e al valore della specie per la biodiversità locale ed italiana».
Una seconda chance per una popolazione a rischio estinzione
Il cervo italico, un tempo diffuso in buona parte del Paese, è stato via via decimato dalla trasformazione degli habitat e dalla caccia, fino a sopravvivere con pochi individui isolati nella foresta della Mesola, in passato riserva di caccia degli Estensi. «Grazie alle azioni di tutela garantite dal Corpo Forestale dello Stato (ora Carabinieri Forestale), gestore dell’area, questa sottospecie è riuscita a salvarsi dall’estinzione – ha spiegato il Generale B. Raffaele Manicone – Considerate queste peculiarità, il cervo della Mesola rappresenta una priorità da tutelare e salvaguardare a livello nazionale».
La conservazione a lungo termine di questa popolazione è oggi messa a rischio da diversi fattori: da quelli demografici, dovuti all’esiguità della popolazione e all’elevato tasso di consanguineità del nucleo residuo alla competizione con il daino, che se presente in gran numero, può limitare l’utilizzo delle risorse per i cervi; inoltre, la mancanza di altre popolazioni non garantisce un sufficiente scambio genetico.
«Nel bosco della Mesola, riserva naturale gestita dai Carabinieri Forestali dello Stato sul delta del Po, vive l’unica popolazione relitta di Cervo Italico – spiega Marco Antonelli, naturalista di WWF Italia – sottospecie unica, autoctona del nostro Paese, che è a fortissimo rischio estinzione perché ne restano solo 300 esemplari tutti isolati in questa zona, sia per caccia selvaggia, bracconaggio, distruzione degli habitat dal Medio Evo in poi» Qualsiasi evento in un’area piccola come questa, può avere effetti catastrofici. «Per questo il WWF Italia ha fatto un po’ da catalizzatore riunendo tutti i partner che avevano scritto più di 10 anni fa il programma nazionale di conservazione del cervo. La ricostituzione di una popolazione di cervo tramite cattura e traslocazione di una sessantina di individui con un progetto ambizioso e difficile, ma veramente importante perché questa popolazione davvero a rischio estinzione merita una seconda chance».
Trasferimento delicato: trenta persone per garantire la buon riuscita
Le operazioni di trasferimento come sempre in questi casi sono delicate e molto complicate. Ogni piccolo imprevisto si può trasformare in una difficoltà da affrontare e superare per il buon esito dell’operazione. «Apparentemente siamo tutti tranquilli e contenti invece c’è una grandissima tensione – spiega Sandro Nicoloso tecnico faunistico di DREAM che si è occupata delle operazioni di cattura, trasferimento e rilascio. – I rumori non si sentono, dobbiamo parlare a sguardi perché l’animale in quella fase ha un’altissima sensibilità. Tutto ciò che facciamo è curato, anche il modo in cui lo sdraiamo a terra».
Ora spetta a loro. Il nuovo bosco è a loro disposizione e almeno fino alla prossima primavera avranno terra e spazio per ambientarsi e riprodursi prima che arrivino i prossimi venti cervi dal nord. «Adesso saranno loro a scegliere. E grazie alla tecnologia noi li seguiremo passo dopo passo, per capire da loro cosa vogliono fare e i rilasci successivi che avverranno nei prossimi due anni saranno ricalibrati in funzione all’esperienza che questi primi ci staranno raccontando. Il nostro sogno è sapere che un domani il cervo della Mesola sarà il cervo del sud Italia».