Si complica ulteriormente la vicenda che riguarda il gruppo di lupi selvatici e di Cani Lupo Cecoslovacchi confiscati nel 2021 ad un allevamento privato nel viterbese con “l’operazione cappuccetto rosso”. La Giudice di Viterbo Daniela Rispoli ha infatti deciso una nuova perizia genetica per definire quali e quanti di loro si debbano considerare lupi oppure, appunto, Cani Lupo Cecoslovacchi. Nel frattempo, però, il vecchio allevatore è riuscito ad ottenerne di nuovo la custodia e, pochi giorni fa, è andato a prelevarli al Parco Faunistico del Monte Amiata, dove erano stati accolti dopo il sequestro, trasferendoli in un nuovo allevamento a pochi passi da Orvieto.
Nella primavera del 2021 i Carabinieri della sezione operativa centrale del Raggruppamento Carabinieri del Cites, assieme a quelli del nucleo Cites del distaccamento di Civitavecchia, avevano dato seguito a un decreto di perquisizione emesso dalla Procura della Repubblica di Viterbo e, con un blitz congiunto a cui aveva partecipato anche l’Enci, l’Ente nazionale della Cinofilia Italiana, avevano scoperto e confiscato 23 esemplari di lupi selvatici (canis lupus sp) e di Cani Lupo Cecoslovacchi.
Dei 23 esemplari posti sotto sequestro, tre femmine e nove cuccioli erano quindi stati trasferiti nel Parco faunistico del Monte Amiata mentre una persona era stata denunciata con l’accusa di detenzione illegale di specie protetta dalla Cites in condizioni non compatibili con la loro natura. Da quel giorno, quindi, i 12 soggetti erano stati accolti e accuditi nel Parco Faunistico del Monte Amiata sotto la custodia di Donata Marricchi che aveva raccontato a Kodami di aver provveduto ad individuare un’area adatta per loro: «Alla fine di dicembre sono riuscita a trasferirli in due aree molto più grandi, di circa 600 metri quadri l’una, con zone boschive e spazi adatti, in continuità con le gabbie di contenimento a cui erano collegate da corridoi».
A marzo di quest’anno una piccola svolta: il Cites, su indicazione dell’associazione “Salviamo gli Orsi della Luna”, aveva individuato, controllato e reputato coerenti con l’etologia di questi animali due strutture italiane. Una era l’Area Faunistica del Lupo, nel Parco nazionale della Maiella, situata a 750 metri sul livello del mare e che attualmente ospita due lupi, un maschio e una femmina, in stato di semi cattività, ma può ricoverare lupi feriti o “problematici” trovati in natura. L’altra struttura individuata era il Centro Fauna Selvatica il Pettirosso di Modena specializzata nell’accoglienza di selvatici in difficoltà. «Per entrambe si erano svolte accurate valutazioni – spiega a Kodami Carmen Aiello dell’associazione Salviamo gli Orsi della Luna – che il Cites aveva svolto anche grazie all’intervento dei suoi raggruppamenti territoriali».
Dopo l’individuazione delle due strutture era partita l’organizzazione del trasferimento «meticolosamente preparato da un team di professionisti, tra cui veterinari esperti di animali selvatici e di tele-anestesia (una pratica di cattura di animali selvatici di esclusiva competenza di veterinari specializzati)», precisa Aiello. Trasferimento che però è stato poi bloccato dal Giudice di Viterbo che ha deciso per la riassegnazione degli individui al vecchio proprietario, disponendo il loro trasferimento nell’allevamento in località Sant’Oreste dove, nel frattempo, l’allevatore ha trasferito la sua attività.
Oltre a riassegnare la custodia al vecchio allevatore, la giudice Daniela Rispoli ha accolto anche l’istanza di rito abbreviato (che in caso di condanna consente lo sconto di un terzo della pena) condizionato alla perizia genetica sugli animali. Per questo motivo si procederà alla nuova perizia genetica che dovrebbe determinare quali e quanti siano da considerarsi lupi, Cani Lupo Cecoslovacchi o ibridi e, in base a quanto stabilito, decidere del loro futuro. Che a questo punto è veramente incerto.