Saranno 222 gli orsi bruni che saranno uccisi in Slovenia entro settembre. La decisione è arrivata dal Ministero dell'Ambiente ed è stata confermata recentemente anche da una sentenza del Tribunale Amministrativo della Slovenia che ha respinto il ricorso presentato dall'associazione Alpe Adria Green (Aag).
L'ong slovena aveva presentato un ricorso contro la decisione del governo di abbattere i grandi carnivori perché giudicati un pericolo per le persone. «Il Tribunale amministrativo della Repubblica di Slovenia è chiaramente del parere che la direttiva sull'habitat consenta l'uccisione di individui di specie in via di estinzione sulla base del presupposto che 222 orsi minacceranno la salute delle persone o le loro proprietà», hanno dichiarato in una nota ufficiale i vertici di Alpe Adria Green.
In particolare, gli attivisti nel loro ricorso avevano evidenziato come la direttiva Habitat, nata in sede europa allo scopo di tutelare la biodiversità, debba essere interpretata restrittivamente, e non siano sufficienti i conflitti tra allevatori-agricoltori ed orsi per motivare gli abbattimenti.
«Qualsiasi variazione deve essere basata su dati scientifici geografici, ambientali e biologici – hanno sottolineato da Aag – Ciò è stato sottolineato e confermato anche nell'ultima decisione del tribunale dell'ottobre 2019 nel caso Finlandia, quando la Corte europea ha ritenuto la Finlandia responsabile del mancato rispetto delle disposizioni della normativa europea e ha sottolineato i severi requisiti per il rispetto del principio di precauzione quando interferiscono con specie animali protette e il requisito del rigoroso rispetto della direttiva Habitat».
Un copione al quale anche l'Italia ha assistito nella provincia autonoma di Trento, dove il governatore Maurizio Fugatti più volte ha chiesto al ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani un nuovo piano di gestione dei grandi carnivori, orsi e lupi, le cui popolazioni sono tornate a crescere in Trentino dopo anni in cui sembravano essere quasi scomparsi. Per alcuni plantigradi il conflitto è poi sfociato nel triste epilogo di Casteller.
Secondo gli attivisti sloveni, alla base del via libera alla caccia di 222 individui di orso bruno non c'è però solo il conflitto tra animali e allevatori, ma anche la volontà di rendere la Slovenia un punto di riferimento turistico per la caccia all'orso.
«Nel campo della convivenza tra uomo e orso, la Slovenia ignora completamente il pubblico, la Corte suprema dell'UE e le linee guida della Commissione europea, nonché le precedenti sentenze della propria Corte amministrativa e della Corte costituzionale», hanno concluso gli attivisti.