Una scena che ha fatto discutere, in molti casi infuriare, sicuramente riflettere in una cornice sportiva come le Olimpiadi di Tokyo: la pentatleta tedesca Annika Schleu che, durante una competizione olimpica, scoppia in lacrime strattonando e colpendo il cavallo con frustino e tacco degli stivali perché si rifiuta di dirigersi verso gli ostacoli e iniziare la competizione. Dietro la recinzione l’allenatrice Kim Raisner che la incalza in un palazzetto pressoché deserto, e alla fine arriva a colpirlo con un pugno, un gesto che le è costato la squalifica da Tokyo 2020.
È successo venerdì durante la gara femminile di pentathlon, disciplina che oltre alla corsa, al tiro, al nuoto e alla scherma include anche l’equitazione. Nel pentathlon moderno, da regolamento, i fantini hanno a disposizione soltanto 20 minuti per familiarizzare con il cavallo prima della gara, e Saint Boy – questo il nome dell’animale – si è da subito mostrato nervoso e riluttante a farsi montare e a dirigersi verso gli ostacoli. Schleu a quel punto è scoppiata in lacrime, una vera e propria crisi di nervi alimentata dall’allenatrice che osservava poco distante e che, dopo averle gridato di “colpirlo, colpirlo bene”, ha allungato un pugno per colpirlo a sua volta.
Il gesto – e tutto ciò che lo ha preceduto e seguito – è stato immortalato dalle telecamere puntate sulla pista, e ha immediatamente scatenato le proteste e lo sdegno degli spettatori e delle associazioni animaliste. Poche ore dopo il Comitato Esecutivo dell’UIPM (la federazione internazionale del Pentathlon Moderno) ha emesso il cartellino nero per Kim Raisner, ex campionessa 48enne diventata allenatrice, squalificandola dal resto dei Giochi Olimpici di Tokyo 2020.
«Il comitato ha esaminato le riprese video che mostravano la signora Raisner che sembrava colpire il cavallo Saint Boy, cavalcato da Annika Schleu (GER), con un pugno durante la disciplina di equitazione della competizione di Pentathlon moderno femminile – si legge in una nota diffusa dall’Uipm – Le sue azioni sono state ritenute una violazione delle Regole di Gara Uipm, che si applicano a tutte le competizioni riconosciute di Pentathlon Moderno, compresi i Giochi Olimpici».
La decisione è arrivata sabato, poco prima della ripresa della gara di Pentathlon moderno maschile, segnando la fine dell’esperienza di Raisner a Tokyo. E le polemiche sul comportamento dell’ex campionessa non si placano, soprattutto sui social, dove il dibattito è infuocato, e in Germania, dove le proteste sono arrivate sotto forma di mail e telefonate di sdegno. Raisner da subito ha definito “ingiusto” quando accaduto a Schleu, puntando il dito contro il temperamento di Saint Boy e l’impossibilità dell’atleta di gareggiare in quelle condizioni.
Peccato che una cosa del tutto simile sia accaduta ad altre due atlete, l’ungherese Michelle Gulyas e l’irlandese Natalya Coyle, e che le reazioni siano state completamente diverse (e decisamente meno violente). Il capo squadra della Germania ai Giochi, Alfons Hoermann, ha appoggiato la decisione della squalifica «Siamo stati tutti d’accordo sulla sua esclusione, certe cose non devono verificarsi», ha detto, invitando poi proprio l’Uipm a rivedere l’accaduto e a prendere provvedimenti sia in ottica di tutela dei cavalli sia per la competizione.