Omissione d’atti di ufficio. È questo il reato che pende sulla testa di due veterinari sardi in un filone d’indagine sul Canile Europa di Olbia. La Procura di Tempio Pausania ha chiuso una parte dell’inchiesta che stava conducendo a tutela del benessere animale.
Secondo gli investigatori, infatti, sarebbero mancati i protocolli sanitari e ci sarebbero state irregolarità nella profilassi. Stando alle accuse, alcuni ospiti del canile sarebbero stati colpiti anche da Leishmaniosi. I due veterinari sono ora in pensione e, secondo i loro difensori hanno carte e documentazioni in grado di dimostrare il contrario.
Nell’aprile del 2019 inizia la storia travagliata del canile Europa. Un blitz della Guardia di finanza porta al sequestro la struttura e alla denuncia del presidente e del veterinario della Onlus per i reati di falso ideologico e detenzione di animali in condizioni di disagio. A fronte di una capienza massima di 300 esemplari, la struttura ne ospitava, secondo le indagini, più di 500 in condizioni igienico sanitarie non adeguate e in box troppo piccoli. A giugno dell’anno successivo avviene l’operazione Cerbero, con truffa ai danni di decine di Comuni della Sardegna, evasione fiscale e maltrattamenti. L’attività investigativa portò al sequestro di beni per oltre 1 milione e 200 mila euro, alla sospensione di un medico veterinario e altre misure cautelari interdittive.
Secondo quanto accertato dai Finanzieri i cani venivano maltrattati e malnutriti, lasciati morire e in alcuni casi non sarebbero state inoltrate le relative informative ai Comuni di riferimento, così come previsto dalle disposizioni legate ai canili. Molti decessi non sarebbero mai stati registrati e le carcasse non sarebbero state gestite in modo conforme. Allora, nel 2020, vennero trovati 619 animali. Attraverso i sopralluoghi svolti anche con l’aiuto dei veterinari dell’Università di Sassari, filmati, perquisizioni e analisi contabili, è così emerso un castello di accuse.
I Finanzieri hanno anche contestato un sistema di truffa per gli enti pubblici e non hanno presentato le dichiarazioni Iva: per le fiamme gialle ci sarebbe un ente commerciale e non un’associazione di volontariato.