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6 Settembre 2021
14:28

Oipa pubblica un rapporto sui cassonetti “anti orso” in Trentino: «Ancora molte carenze»

I bidoni "anti orso" sono sempre più spesso al centro della polemica tra le associazioni animaliste e la Provincia Autonoma di Trento, la quale con grande ritardo è intervenuta lo scorso giugno stanziando fondi per i nuovi bidoni. L'Oipa ha pubblicato però un reportage della situazione attuale, osservando ancora molte carenze.

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Foto Carlo Frapporti – Archivio Servizio Foreste e Fauna (Pat)

L’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa) di Trento ha pubblicato nei giorni scorsi un rapporto sulla presenza dei cassonetti "anti orso" sull'Altopiano della Paganella e in Val Rendena, due zone fortemente abitate dai plantigradi reinseriti sul territorio trentino ormai oltre 20 anni fa. Le immagini riportate dall'Oipa all'interno del reportage evidenziano però, come affermato nel comunicato stampa: «L'insufficienza delle basilari azioni di prevenzione per evitare incidenti».

I bidoni "anti orso" sono da tempo al centro del conflitto tra animalisti e Provincia

Da tempo ormai si parla della preoccupante carenza di bidoni anti orso sul territorio del Trentino, dove il conflitto tra le parti politiche e gli animalisti è ormai costante e, sempre più spesso tocca questo tema, considerato una delle più grandi inefficienze dimostrate dalla Provincia Autonoma negli ultimi 20 anni. Anche Kodami, prima ancora che il Presidente della giunta provinciale Maurizio Fugatti stanziasse i fondi per la disposizione dei nuovi bidoni, aveva osservato la situazione di Andalo e Molveno, confermando quanto riportato nel Pacobace, il documento che già tempo fa chiedeva un intervento repentino: «Le differenze locali nella gestione dei rifiuti hanno ad oggi limitato l’efficacia dell'azione preventiva – si legge a pagina 10 del rapporto – rendendo disomogenea l’adozione dei sistemi anti-orso da adottare presso i punti di raccolta dei rifiuti».

Il reportage di Oipa: «Se l'orso cerca cibo nei cassonetti è perché l'uomo glielo permette»

A fine luglio i volontari dell'Oipa hanno però fotografato una situazione ancora inadatta in due particolari aree del Trentino: «Questo reportage fotografico evidenzia la lentezza della Provincia autonoma di Trento nel mettere in atto misure di prevenzione, peraltro previste nel Pacobace, che creino le condizioni per una serena convivenza con l’orso – e aggiungono inoltre – In Trentino si preferisce abbattere gli orsi o rinchiuderli in prigioni di cemento di poche decine di metri quadrati: per gli animali è una tortura. Ricordiamo che due orsi sono ancora reclusi al Casteller, sempre in gabbia. Ci chiediamo cosa aspetti la Provincia ad adeguare i cassonetti in tutte le Valli dove gli orsi sono presenti. Se l’orso cerca cibo nei cassonetti, è solo perché è l’uomo che glielo permette non attuando le misure di prevenzione».

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La fotografia di una situazione drammatica

Il periodo dell'anno in cui è avvenuto il sopralluogo dell'Oipa è indubbiamente uno dei più delicati per il Territorio trentino, preso letteralmente d'assalto da decine di migliaia di turisti e quindi, senza ombra di dubbio, anche più impegnativo per le aziende che si occupano di recuperare e smaltire i rifiuti. Soprattutto nelle zone in cui l'orso è un osservato speciale, come l'Altopiano della Paganella e la Val Rendena, la raccolta necessita però in ogni caso di una particolare attenzione e secondo Oipa al momento non è sufficiente: «Sull'Altopiano della Paganella sono stati finalmente posizionati molti bidoni "anti orso" ma tale situazione spesso è limitata alle aree pubbliche (…) Rileviamo ancora alcune attività umane errate come l'abbandono di sacchetti di immondizie varie e, come detto, bidoni di utenze private non adeguati».

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Per quanto riguarda invece la Val Rendena, uno dei cuori pulsanti del turismo trentino, la situazione descritta è ancora peggiore: «In questa valle i bidoni dei rifiuti organici non sono assolutamente adeguati alla presenza dell'orso, essendo facilmente apribili e molti di essi risultano anche aperti – si legge nel rapporto – L'odore del residuo si sente, anche per noi umani, a decine di metri di distanza. Si pensi all'olfatto di orso, molto più sviluppato di quello dell'uomo».

Le immagini del reportage e la conferma delle associazioni animaliste

Le fotografie contenute nel reportage pubblicato dall'Organizzazione confermano quanto sostenuto anche dagli attivisti di #Stopcasteller in numerose occasioni, e quanto ribadito inoltre dalla Lav (Lega Antivivisezione), che ha la scorsa settimana ha presentato tre ricorsi al Tar per bloccare le nuove linee guida per gli orsi confidenti.

Nella stessa occasione anche ENPA, LAC, LNDC e WWF Italia avevano inoltre affermato in un comunicato stampa che: «Il problema dei bidoni "anti orso" è ben noto in tutte le zone che ospitano il plantigrado, ma la Provincia di Trento lo ha finora colpevolmente sottostimato, cominciando a risolverlo solamente dallo scorso 18 giugno, quando ha approvato una delibera che dispone finalmente una graduale, parziale e lenta, sostituzione dei cassonetti normali. Il ritardo è grave e non giustificabile, considerato che gli orsi sono stati reintrodotti proprio dalla Provincia Autonoma in quel territorio oramai dall'anno 2000».

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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