Ogni 5 giugno, dal 1974, si celebra la Giornata Mondiale dell’Ambiente. Il World Environment Day vuole ispirare un cambiamento globale e collettivo positivo su tutti i temi ambientali. Ogni anno è ospitata in un paese diverso è il 2021 è la volta del Pakistan. È proprio da questo paese che partiranno le riflessioni per le nuove iniziative da intraprendere per spingere gli individui a pensare in maniera più consapevole al modo in cui consumano, coinvolgendo le imprese a sviluppare modelli economici e produttivi sempre più green.
Oggetto della 47esima edizione, che darà anche il via al Decennio delle Nazioni Unite, è il ripristino dell'ecosistema. Un obiettivo globale, da realizzare mettendo in atto le indicazioni promosse dall’Agenda 2030, prima che sia troppo tardi. Tenendo presente quello che dicono gli esperti: il 2030 sarà il limite ultimo, quello oltre il quale tornare indietro sarà impossibile e gli effetti del cambiamento climatico, incontrovertibili. Senza lasciare agli altri il compito di quello che possiamo, nel nostro piccolo, fare noi stessi. Perché, come recita il manifesto della giornata internazionale: «possiamo coltivare alberi, rendere verdi le nostre città, risistemare i nostri giardini, cambiare la nostra dieta e ripulire fiumi e coste. Siamo la generazione che può fare pace con la natura. Diventiamo attivi, non ansiosi. Siamo audaci, non timidi. Unisciti a #GenerationRestoration».
La Festa delle Oasi
E gli ecosistemi italiani? Come si possono, nel nostro piccolo, proteggere, conservare e possibilmente, non distruggere? Intanto conoscendoli. E, ovviamente, festeggiandoli. E proprio a questo è destinato il weekend del 6 e 7 giugno, quando grazie alla Festa delle Oasi saranno aperte a tutti le 100 oasi del WWF Italia. «Dalla storica Oasi di Burano a quella di Penne in Abruzzo, passando per le Cesine e l'Oasi di Miramare, che è anche la prima area marina protetta in Italia, tutte le oasi WWF svolgono un ruolo centrale per difendere la natura, fare educazione e promuovere uno sviluppo sostenibile. E tutte hanno una storia da raccontare!». E tra le storie bellissime che le oasi riescono a raccontare anche solo con una passeggiata ci sono quelle che riguardano gli animali che le abitano. Basti pensare ai meravigliosi fenicotteri che si possono osservare, nella loro sorprendente e sempre affascinante bellezza, nell’oasi della Laguna di Orbetello in provincia di Grosseto, che grazie alla sua fortunatissima posizione al centro delle rotte migratorie, vede la presenza di migliaia di uccelli di specie diverse.
I Centri di Recupero per Animali Selvatici delle oasi
La magia dell’incontro con gli animali, la loro cura e, quando provengono da malattia o cattività, il loro rilascio in natura è un’altra delle grandi emozioni che la Festa delle Oasi può offrire. Perché è proprio accanto a queste aree protette, ai 100 luoghi della natura italiana da difendere e preservare che la festa celebra, che si può assistere alla liberazione di animali guariti dopo essere stati costretti a lunghi ricoveri all’interno di uno dei Centri di Recupero per Animali Selvatici, i cosiddetti CRAS, piccoli, agguerriti e coraggiosi baluardi della biodiversità. Perché spesso, all’interno di queste vere e proprie strutture ospedaliere dedicate agli animali, che si trovano in prossimità delle oasi, si possono incontrare animali selvatici di ogni genere, spesso appartenenti a specie rare e minacciate, cha da 30 anni vengono accolti e salvati con l’obiettivo immediato della cura e quello successivo del ritorno in natura.
Gli ospedali che accolgono, e salvano, gli animali in difficoltà
«Gli animali ricoverati presso i CRAS sono spesso vittime di episodi di bracconaggio (feriti da trappole, colpi d’arma da fuoco o avvelenati), altre volte riportano traumi da impatto con autoveicoli o ostacoli come finestre e cavi elettrici. Ci sono anche quelli appena nati che necessitano di particolare accudimento e costante alimentazione – dichiara Marco Galaverni, direttore Programma e Oasi WWF – I centri sono dotati di ambulatori e sale chirurgiche, voliere e stabulari per le diverse specie, ma anche di aree per il recupero post intervento, e contano sul contributo professionale di veterinari ed esperti a cui spesso si affiancano i volontari del WWF nelle attività di recupero e di assistenza degli animali». Senza contare gli animali che, purtroppo, non potranno più tornare liberi in natura per le condizioni in cui sono stati ritrovati. «VIvono in apposite aree aperte al pubblico, visitabili insieme agli esperti che garantiscono che si eviti di arrecare loro disturbo»
La rete dei CRAS in Italia
La rete WWF di Centri di recupero della fauna selvatica è attualmente composta da tre CRAS ubicati nelle Oasi WWF di Vanzago, nel milanese, Valpredina, nel bergamasco, e Penne, ed un centro a Polesella, Rovigo, nelle vicinanze dei punti caldi del bracconaggio italiano, i cosiddetti black-spot, a cui si aggiunge un Centro di Recupero per la Fauna Selvatica ed Esotica a Semproniano di Grosseto e una serie di centri specializzati nel recupero di tartarughe marine a Policoro, Molfetta, Torre Guaceto e Capo Rizzuto. Sono i centri in cui sono attivi anche decine e decine di volontari fondamentali, oltre che nella gestione, anche nella collaborazione con le autorità investigative per la segnalazione di episodi sospetti, maltrattamenti o traffici di animali. «Queste realtà devono essere, quindi, sempre più riconosciute e sostenute a livello locale e nazionale – conclude Galaverni – ben venga l’investimento straordinario previsto dal Ministero della Transizione Ecologica per questo triennio, ma un supporto adeguato deve essere garantito anche nel medio-lungo termine, in modo da rendere queste realtà sempre più efficaci nel loro contributo alla conservazione della biodiversità».
A Vanzago, tra volatili e ricci, e a Valpredina, tra i rapaci feriti
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Rondoni, merli e gufi, ma anche tanti ricci, scoiattoli, caprioli e tassi. Sono le star che si possono incontrare visitando il CRAS di Vanzago a 20 chilometri dal capoluogo della Lombardia. Dal 1965 ospita animali feriti che arrivano da tutto il nord Italia e ogni anno arriva ormai a curare ben 4 mila esemplari di cui più della metà tornano liberi. Rapaci e altre specie protette arrivano spessissimo al CRAS di Valpredina, tra Bergamo e Brescia, proprio sotto le Prealpi bergamasche nel cuore dell’oasi del WWF che si estende per 90 ettari. Feriti da armi da fuoco o da trappole illegali, ogni anno arrivano a Valpredina circa 2 mila esemplari di cui prendersi cura.
Vicino ai fiumi ricci, faine, bianconi e gru al CRAS di Benvenuto e lupi e volpi a Penne
Si trova in una zona delicatissima, uno degli ecosistemi più fragili e più importanti, quello del Delta del Po, la più grande zona umida italiana. È il CRAS di Benvenuto, che, in vent’anni, ha ospitato centinaia di esemplari di fauna selvatica, dal riccio alla faina, dal biancone alla gru. Tanti anche i grandi rapaci migratori come il falco di palude, il nibbio reale, il falco pescatore. Ma ci sono anche le testuggini palustri e le tartarughe marine per le quali la struttura è attrezzata anche per gli interventi chirurgici (Telefono 0425 947670). Lupi ibridi, volpi, e due aree destinate agli istrici e alle tartarughe terrestri: sono gli ospiti dell’Area Faunisitica di Penne, nella Riserva Naturale Oasi WWF di Penne. È qui che si trova, unico in Italia, il Centro lupi & ibridi, che si occupa di tutto ciò che riguarda il problema dell’ibridazione per la conservazione del lupo appenninico (Canis lupus italicus). Nel centro assicurano dignità e benessere a quegli animali che non possono essere rilasciati in natura perché non in condizioni idonee e per ragioni di conservazione della specie.
Salvati da una brutta vita. Felini, lama, lupi, zebre e coccodrilli ospiti al CRAS di Semproniano
Il soccorso, il recupero e la rieducazione di animali esotici e selvatici vittime di incidenti o abbandono o che sono stati sequestrati da circhi o da strutture zoologiche prive di regolari licenze, o salvati dal traffico internazionale sono gli obiettivi del CRAS di Semproniano, 23 ettari in piena Maremma toscana. Più di 15 mila animali accolti e curati in 20 anni ma, soprattutto, il 60/70% di loro tornati liberi in natura. Attualmente la struttura si prende cura di circa mille animali tra esotici (come grandi felini, lama, lupi, zebre, pappagalli brasiliani, coccodrilli, serpenti tropicali, scimmie) e selvatici (come lupi, ibridi cane-lupo, istrici, uccelli rapaci e altri ancora).
Tartarughe: in tanti le amano e se ne prendono cura
Tanti i centri che salvano, curano, ospitano e rilasciano, quando possibile, le tartarughe. Tra Taranto e Corigliano Calabro il CRAS e Centro di Recupero Tartarughe Marine Di Policoro parte integrante dell’Oasi è una struttura veterinaria dotata di un ambulatorio con spazi per la stabulazione e cura di animali selvatici feriti o in difficoltà, che ogni anno ospita a centinaia. Da oltre un ventennio, la struttura policorese ha dedicato gran parte della sua attività alla gestione delle Tartarughe marine nei suoi diversi aspetti: monitoraggio siti di nidificazioni, soccorso, stabulazione, cure veterinarie e ricerca. Il Centro Recupero Tartarughe Marine di Molfetta è attivo dal 2004. Si occupa di recupero, cura e rilascio in natura delle tartarughe marine e di sensibilizzazione. Insieme all’Istituto Oceanografico di Valencia, fa ricerca in collaborazione con le Università di Pisa, Bologna e La Sapienza di Roma in particolare sull’istallazione di satellitari su diversi esemplari adulti di tartaruga marina per tracciarne gli spostamenti così da studiarne le abitudini. Inaugurato il 29 maggio 2016, il Centro Recupero Tartarughe Marine di Torre Guaceto è all’interno della omonima riserva. È dotato di una vasca da mille litri preposta alla prima accoglienza, due da 2 mila e 500 litri a testa per lo svolgimento delle terapie delle quali necessitano gli animali recuperati, e una da 10 mila litri per la loro riabilitazione. Il Centro di Recupero Tartarughe Marine di Crotone a Capo Rizzuto, è costituito da 4 vasche di stabulazione collegate ad un impianto centralizzato di filtraggio. Adiacente alle vasche di stabulazione si trova l'ambulatorio veterinario, dove vengono somministrate le idonee terapie agli esemplari recuperati.