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20 Maggio 2022
12:03

Oggi si celebra la Giornata mondiale delle api: scopriamo la biodiversità in città

Oggi, 20 maggio 2022, si celebra la Giornata mondiale delle api, un momento nel quale riflettere sullo stato di conservazione di questi insetti fondamentali per la biodiversità. Ne abbiamo parlato con Michele Corna, education manager di Triennale Milano, e con il designer Francesco Faccin, progettista della Honey Factory.

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Oggi, 20 maggio 2022, si celebra la Giornata mondiale delle api, la ricorrenza internazionale nata per sensibilizzare l'opinione pubblica globale rispetto allo stato di conservazione di questi insetti impollinatori fondamentali per la tutela della biodiversità ma sempre più minacciati dalle attività antropiche.

Il 40% degli insetti impollinatori è a rischio di estinzione a livello globale. Tuttavia la questione del declino delle api e degli altri insetti, percepiti come un fastidio o addirittura una minaccia, non sempre è avvertita dall'opinione pubblica come un problema primario, anzi. Grazie all'uso della tecnologia si cerca di superare il declino di questi insetti, dai quali dipende il 75% delle piante destinate all'agricoltura.

L'ultima a provarci è l'Università del Maryland che negli Usa ha brevettato un micro-drone capace di impollinare le piante con grande precisione, superiore forse persino a quella dei veri insetti. Nell'era del boom tecnologico e del volo dei micro-droni, è proprio la tecnica a fare sentire la voce degli insetti.

«Serviva uno strumento per unire chi vive in contesti urbani nella natura, facendo riprendere alle persone il contatto con essa», è questa valutazione che ha spinto il designer Francesco Faccin a ideare l'Honey Factory della Triennale di Milano che per la prima volta ha portato una comunità di api domestiche nel centro della metropoli italiana.

api triennale

La Honey Factory altro non è che un'arnia doveva risiede una colonia di api. La novità introdotta con l'opera di Faccin in Triennale è che per la prima volta la vita delle api è visibile a tutti i curiosi e agli avventori del polo culturale dedicato al design. Al contrario dei tanti bug hotel diffusi in altre città, la Honey Factory è presente in uno spazio pubblico ed ospita una comunità stabile di api, mentre i classici hotel per insetti ospitano le api solitarie.

Faccin, designer industriale, ha iniziato ad avvicinarsi al mondo delle api durante una esperienza ad Haiti. «Stavo lavorando ad un progetto per promuovere l'auto sussistenza delle comunità locali insieme a una Ong che poi non si è mai realizzato – spiega Faccin – L'idea delle api però ha attecchito in me, e quando Expo 2014 e Salone del Mobile mi hanno proposto di realizzare un'opera con tema libero ho subito scelto il mondo delle api».

L'Honey Factory, a dispetto del nome, non nasce con lo scopo di produrre miele, ma per avvicinare le persone agli insetti e per spronarle ad avere un contatto diretto con la natura anche nel pieno centro di una città come Milano. «Di apicoltura urbana ce n'è tanta, solo che non si vede. La domanda allora era: come legare questa pratica alla didattica rendendola fruibile alle persone anche in centro città? Per rispondere ho impiegato un anno e mezzo nel corso del quale mi sono confrontato con diversi esperti», racconta il designer.

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L’Honey Factory in Triennale (Foto di Delfino Sisto Legnani)

Alla fine è nata l'Honey Factory: il grande “camino” ha la funzione di allontanare la zona di entrata e uscita delle api dalle persone e da possibili atti di vandalismo; infatti il “predellino di volo” solitamente collocato a pochi centimetri da terra, si trova ad un’altezza di 4,50mt. Un vetro, inoltre, permette di osservare da molto vicino i movimenti codificati e la misteriosa “danza delle api”.

«La sfida più grande era proprio proteggere l'arnia in uno spazio pubblico, dove normalmente per ragioni di sicurezza non è installabile. Con l'Honey Factory abbiamo realizzato quindi una microarchitettura dotata di un vetro all'interno del quale le persone possono vedere quello che accade all'interno. Il poter osservare la vita di questi insetti da vicino è la novità. Un conto è parlare di api, un conto è vederlo – dice Faccin – Durante i primi anni di vita dell'Honey Factory abbiamo attivato una collaborazione con la facoltà di veterinaria di Milano e adesso funge da "laboratorio" per capire i valori dell'inquinamento dell’aria in città».

Ma non sono le uniche attività che si possono fare alla Triennale, la principale è la didattica legata alla scoperta delle api.

Le api insegnano la biodiversità

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L’attività didattica in Triennale (Foto di Delfino Sisto Legnani)

«Le ultime generazioni sono attentissime all'aspetto ambientale, una esigenza che abbiamo fatto nostra introducendo il rispetto della biodiversità e della sostenibilità in ogni aspetto del nostro lavoro», dice Michele Corna, education manager che in Triennale si occupa di attività didattiche con i più piccoli.

La struttura dell'Honey Factory della Triennale consente di avvicinarsi alla distanza che si preferisce, protetti da un vetro che consente di vedere in sicurezza il lavoro delle api in azione, mentre tutto avviene sotto la supervisione di un apicoltore.

Qui classi e genitori con figli possono vivere insieme l'esperienza di scoprire un arnia in città e assaggiare il miele direttamente dal favo. Imparando che le api non sono una minaccia ma una risorsa straordinaria. È durante questi momenti che emerge con forza il gap culturale tra grandi e piccoli: «I bambini restano stupiti, ma basta poco per superare quel momento di spaesamento che caratterizza ogni approccio con ciò che è sconosciuto. È interessante vedere i bambini che incoraggiano i genitori ad avvicinarsi all'arnia e la ritrosia degli adulti», racconta Corna.

«È fondamentale coinvolgere i bambini fin da subito nelle attività culturali, il modello di Triennale è coinvolgerli insieme ai genitori, fare passare loro del tempo immersi in un contesto stimolante: architettura, teatro, fotografia, e a questo si ricollegano anche temi come tutela ambientale e biodiversità. Lo con le api lo facciamo facendoli partecipare in prima persona, anche entrando nell’arnia. Ci troviamo al centro di una città urbanizzata come Milano, ma la natura vive anche nel nostro eccesso di urbanizzazione».

Che questo sia un bene o un male è ancora presto per dirlo, ma se insieme ai droni impollinatori sopravviverà anche qualche insetto, ciò si dovrà alla conoscenza maturata dalle generazioni più giovani grazie alla divulgazione culturale della biodiversità.

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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