Hanno un muso furbetto e un corpo allungato, con zampe corte e palmate che le spingono in acqua e una coda lunga e potente. Non si allontano mai molto oltre i 500 metri da fiumi, laghetti e ruscelli e riescono a rimanere senza respirare fino ad otto minuti senza annegare. Ma, soprattutto, hanno una pelliccia straordinaria: più di mille peli per millimetro quadrato che la rendono folta e morbidissima da accarezzare. Sarà per questo che, anche grazie alla sua carne, le lontre continuano ad essere cacciate. Oggi, 25 maggio, si celebra la Giornata Mondiale della Lontra e il WWF ha deciso di celebrarla finanziando un nuovo monitoraggio che racconti, precisamente, quale è lo stato di salute di quelli animaletti un po’ buffi di cui, in Italia, si stimano tra gli 800 e i 1000 individui rimasti.
Nel secolo scorso, infatti, la lontra ha rischiato di estinguersi nel nostro paese. Ora, anche grazie alle politiche di conservazione, la situazione è nettamente migliorata anche se la popolazione italiana di lontra è ancora oggi tra le più minacciate e isolate d'Europa, essendo ancora assente in gran parte del suo areale storico, soprattutto nelle regioni centrali e settentrionali della penisola. Non solo la caccia, ma anche l’inquinamento e la perdita dell’habitat rappresentano le sue più gravi minacce anche se in questo momento la lontra viene considerata in grande ripresa. «Il WWF in Italia è stato il primo a dare l’allarme sullo stato della lontra negli anni ’80, dando vita al Gruppo Lontra Italia e coordinando il primo e unico monitoraggio nazionale dalla primavera del 1984 all’autunno del 1985, in cui emerse che solo il 6% dei 1300 siti monitorati erano effettivamente occupati dalla specie – spiega l’associazione ambientalista. – Tra le azioni principali a salvaguardia della lontra, c’è stata la creazione di una rete di Oasi fondamentali per la conservazione della specie, come l’Oasi di Serre-Persano, Grotte del Bussento e Lago di Conza in Campania, Pantano di Pignola e Policoro in Basilicata, Cascate del Verde in Abruzzo, e il sostegno alla realizzazione di importanti aree protette come il parco nazionale del Cilento-Vallo di Diano e Monti Alburni».
Grazie al supporto scientifico dell’Università del Molise, che vanta alcuni dei maggiori esperti mondiali sulla specie come la professoressa Anna Loy, con cui è stato redatto un protocollo standardizzato raccomandato dall’Otter Specialist Group dell’IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura), il WWF si appresta quindi a tornare sull’argomento con un nuovo censimento. «Realizzato grazie a referenti regionali che avranno il compito di controllare i siti selezionati a scala nazionale all'interno di celle di griglia di 10x10km, anche con il supporto di volontari e appassionati – spiegano – avrà come obiettivo raccogliere informazioni aggiornate sulla presenza della specie nelle aree periferiche dell'attuale areale, ma anche su fattori di disturbo antropico che ancora insistono sui corsi d'acqua italiani e possono impedire o rallentare il processo di espansione della lontra nel nostro paese».
Oltre a tutelare le aree critiche e a prevenire alcune delle principali minacce alla lontra in Europa, a cominciare da quella degli investimenti da automobili, il progetto WWF si propone anche di creare gruppi di volontari. «Formati sotto la guida dei coordinatori regionali, in futuro potranno trasformarsi in sentinelle e ambasciatori della conservazione dei nostri sempre più minacciati ecosistemi fluviali». Ma si può sostenere il WWF anche partecipando al progetto Adotta una lontra.