Oggi, 10 dicembre 2023, si celebra la Giornata internazionale dei diritti degli animali. Una ricorrenza che non a caso cade in concomitanza con la Dichiarazione Universale dei diritti dell'Uomo redatta nel 1948 dalle Nazioni Unite. Cinquant'anni dopo, nel 1998 l’associazione animalista britannica Uncaged Campaigns decise di far coincidere le due giornate proprio per sensibilizzare rispetto all'uguaglianza dei diritti inalienabili di tutti gli esseri viventi.
Il cammino verso una società realmente equa per le vite che abitano il mondo è ancora molto lungo, tuttavia negli ultimi decenni sono stati compiuti significativi passi avanti. Come spiegato anche nel Manifesto di Kodami, il percorso per approfondire la relazione con i compagni di vita che vivono nelle nostre case e avvicinarsi agli animali che popolano tutti i continenti può e deve essere compiuto da ognuno.
La società italiana e comunitaria sta dimostrando che esiste già una sensibilità molto sviluppata, ma cosa stanno facendo i governi? Per rispondere abbiamo parlato con la magistrata Diana Russo, esperta di diritti degli animali in Italia e nel mondo.
Diritti degli animali e riforma costituzionale: un percorso ancora lungo
In Italia il passo più significativo per il riconoscimento dei diritti degli animali è stato compiuto nel febbraio 2022, quando il Parlamento ha approvato la riforma costituzionale che ha introdotto la tutela dell'ambiente e degli animali tra i valori fondamentali della Repubblica.
La riforma è andata a toccare l'articolo 9 della Costituzione, al quale è stato aggiunto un terzo comma finale in cui si esplicita la tutela di ambiente, biodiversità, ecosistemi e animali:
La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica.
Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.
Tutela l'ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell'interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali.
I primi 12 enunciati della Carta costituzionale forniscono i principi guida granitici dello Stato, andare a prevedere una tutela per gli animali in questa sezione ha quindi un elevatissimo valore morale, come sottolinea Russo: «Prima l'articolo 9 faceva esplicito riferimento solo al concetto di paesaggio che veniva interpretato in maniera estensiva per tutelare ambiente e animali. Con la riforma invece si è andato a concretizzare un orientamento che era già presente sia nella società che nella giurisprudenza. In questo senso, la riforma è sia un'innovazione che il recepimento di una serie istanze arrivate da lontano».
Nei primi anni Duemila ci sono stati i primi recepimenti di trattati internazionali importanti come il Trattato di Libona e la Convenzione di Strasburgo. In Italia tra le norme nazionali più importanti c'è la legge n. 189 del 20 luglio 2004 che al titolo IXbis si occupa "dei delitti contro il sentimento per gli animali". «Questo titolo si colloca subito prima di quello della famiglia, una posizione significativa perché accosta gli animali alla famiglia – spiega Russo – Inoltre prima non erano previsti delitti, ma solo contravvenzioni. Tuttavia permane una visione antropocentrica. Il bene giuridico tutelato è in realtà l'affetto che l'uomo prova per gli animali».
Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche è punito con la reclusione da tre mesi a un anno o con la multa da 3.000 a 15.000 euro
Meccanismo simile avviene all'articolo 544ter che punisce esplicitamente il maltrattamento animale, ma sempre in un'ottica di interesse umano: «Qui è contenuta una clausola di antigiuridicità speciale – rileva la magistrata – subordinando la punibilità della condotta all'intento crudele o all'assenza di necessità si fanno salvi tutti quei contesti in cui l'abuso avviene, ma è giustificato dall'interesse umano. Non sono quindi tutelati gli animali oggetto di caccia, quelli negli allevamenti intensivi e impiegati nella sperimentazione».
Guardando solo agli allevamenti, i numeri sono impressionanti: solo nei paesi dell'Unione Europea nel 2021 c’erano ben 142 milioni di suini, 76 milioni di bovini, 60 milioni di pecore e 11 milioni di capre, senza contare anche polli, pesci e altri animali.
Proprio Consiglio d'Europa e Unione Europea, però, con le loro previsioni sono state le prima entità a riconoscere agli animali una vera soggettività.
I primi passi con la Convenzione europea di Strasburgo
In Europa uno dei primi documenti a sancire un obbligo morale che vincola al rispetto di tutti gli esseri viventi è la Convenzione di Strasburgo per la protezione degli animali da compagnia.
Nel 1987 il Consiglio d'Europa ha realizzato un documento basato sul principio che «l’uomo ha l’obbligo morale di rispettare tutte le creature viventi, in considerazione dei particolari vincoli esistenti tra l’uomo e gli animali da compagnia», si legge nel documento.
«È una dichiarazione importante che ha avuto il suo peso anche negli orientamenti giurisprudenziali successivi – spiega Russo – Tuttavia anche in questo caso permane una forte visione antropocentrica dato che si considera l’importanza degli animali da compagnia in ragione del contributo che forniscono alle persone. Anche in questo caso, quindi, la tutela degli animali viene attuata in finzione della vita umana».
Nel 1987 però la Convenzione ha avuto un forte impatto su tutti gli ordinamenti europei, esclusa l'Italia, che ha ratificato il testo solo 23 anni dopo, nel 2010. L'Italia in cui è nata la Convenzione, in cui era saldo il potere della Democrazia Cristiana, era quindi molto diversa da quella che l'ha recepita quando a Palazzo Chigi c'era Silvio Berlusconi.
Solo in tempi relativamente recenti, infatti, i diritti degli animali in Italia hanno trovato spazio nell'agenda dei principali partiti, come è emerso nella giungla delle elezioni politiche 2022. L'analisi dei programmi svolta da Kodami ha messo in luce proprio come permanga l'idea che si debbano tutelare gli animali in ragione della funzione affettiva svolta all'interno della nostra famiglia.
Un orientamento evidente soprattutto nel programma di Fratelli d'Italia, il partito uscito vincitore dalla tornata elettorale. Il partito guidato dalla neo premier Giorgia Meloni da una parte prevede di aumentare le pene per chi commette reati contro gli animali, ma dall'altro cristallizza la distinzione esistente tra i domestici, da tutelare, e i selvatici, “da gestire”.
In altri contesti europei, come i Paesi Bassi, dal 1987 in poi la discussione sull'antispecismo e l'animalismo è proseguita, tanto che nel 2007 è stato firmato il primo trattato internazionale in cui si fa riferimento agli animali come «esseri senzienti», il Trattato di Lisbona.
Nell'articolo 13, finalmente, viene riconosciuta la qualità degli individui come esseri capaci di provare emozioni e sensazioni, e la loro qualità di individui meritevoli di tutela in quanto tali, e non in relazione al loro valore per l'essere umano:
Nella formulazione e nell'attuazione delle politiche dell'Unione nei settori dell'agricoltura, della pesca, dei trasporti, del mercato interno, della ricerca e sviluppo tecnologico e dello spazio, l'Unione e gli Stati membri tengono pienamente conto delle esigenze in materia di benessere degli animali in quanto esseri senzienti, rispettando nel contempo le disposizioni legislative o amministrative e le consuetudini degli Stati membri per quanto riguarda, in particolare, i riti religiosi, le tradizioni culturali e il patrimonio regionale
Oltre all'articolo 13, una novità determinante è introdotta dall'articolo 36 che pone dei limiti alla circolazione intracomunitaria delle merci «per motivi di tutela della salute e della vita delle persone e degli animali». Una novità importantissima nel sistema europeo, come rileva Russo: «La libertà di circolazione è uno dei valori fondanti della Comunità Europea, quindi porre un limite anche in relazione al benessere degli animali è un passaggio importante che ci dice quanto il benessere di tutti gli esseri viventi incida sul funzionamento dell'Europa».
Nonostante le importanti innovazioni introdotte con il Trattato di Lisbona, recepito in Italia nel 2008, permangono alcune criticità: «Purtroppo il diritto degli animali viene sottoposto a una clausola che fa salvi i riti religiosi e le tradizioni culturali in cui vengono impiegati gli animali, come le corride o gli spettacoli dei circhi», aggiunge Russo.
Moltissimi Stati membri hanno fatto propri questi principi, e per quanto continuino a considerare gli animali in funzione all'uomo ne riconoscono i diritti. «Ad oggi sono tre le realtà del continente europeo che esplicitamente dicono che gli animali non sono cose. Si tratta di Germania, Svizzera e Austria».
Un esempio di questo orientamento è dato dal Codice Civile tedesco che nel paragrafo dedicato agli animali sancisce che gli animali non sono cose. Inoltre, la Costituzione tedesca nel 2002 è stata modificata proprio in modo da includere anche gli animali:
Lo Stato, considera inoltre la responsabilità nei confronti delle future generazioni, protegge le basi fondamentali della vita e gli animali nell'ambito dell'ordinamento costituzionale attraverso la legislazione, e a norma di legge e di diritto, attraverso il potere esecutivo e l'amministrazione della giustizia.
In Italia, tuttavia, non si è riusciti a includere nella più recente riforma costituzionale neanche una postilla che dica che gli animali sono esseri senzienti, o almeno che non sono cose. Questo è indicativo di quanti passi avanti debbano ancora essere fatti in Europa, e soprattutto in Italia, per la parificazione dei diritti di tutte le vite che abitano il pianeta.