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16 Febbraio 2024
18:51

Oggi è la Festa del Gatto: scopriamo come si è evoluto il nostro rapporto con questo felino

Oggi ricorre una delle festività dedicate agli animali più apprezzate in Italia: la Giornata nazionale del gatto. Scopriamo come è cambiato attraverso i secoli il nostro rapporto con questo amatissimo felino.

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Oggi ricorre una delle festività dedicate agli animali più apprezzate in Italia: la Giornata nazionale del gatto, conosciuta anche come Festa del gatto. Una ricorrenza che cade ogni 17 febbraio e che Legambiente celebra con il report "A-Mici in città" dove, tra i vari dati,  sono riportate le buone pratiche istituzionali per i felini: sul fronte anagrafe le regioni Lombardia e Valle d’Aosta con 1 gatto ogni 22 cittadini; per le colonie feline il Comune di Milano che ne conta 1.393, seguito da Padova (1.009) e Ravenna (900); per i gattili sanitari il Comune di Sassari con 4 strutture.

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Questa ricorrenza però non è recente: è stata istituita nel 1990 da Claudia Angeletti, della redazione della rivista "tuttogatti". Il 17 febbraio venne scelto tramite sondaggio e vinse per alcuni motivi:

  • I gatti sono stati spesso associati in passato alla magia e al mistero e febbraio, nella credenza popolare, è proprio il mese dei "gatti e delle streghe"; questo periodo ricade sotto il segno dell'Acquario, che contraddistingue personalità libere ed indipendenti proprio come i gatti.
  • Il numero diciassette nel nostro Paese è associato alla sfortuna e purtroppo questo felino è stato spesso considerato come simbolo di iella: pensate alle credenze popolari legate ai gatti neri che attraversano la strada.
  • Altra leggenda è legata all'associazione della data alle cosiddette "vite del gatto". Scomponendo il numero 17 in 1 e 7, il primo rappresenta il gatto e il secondo le esistenze che gli si attribuiscono secondo un altro luogo comune. Il sette inoltre ha un valore simbolico per molte culture e religioni, rappresentando l'equilibrio e la perfezione, caratteristiche spesso attribuite a quest'animale domestico. Da un altro punto di vista il detto potrebbe derivare dalla capacità dei gatti di riuscire a sopravvivere anche quando cadono da altezze molto elevate, grazie al senso dell'equilibrio e alla capacità di ammortizzare la caduta.

Gli italiani insomma, adorano i gatti. Un amore antichissimo, rimasto immutato ed anzi rafforzatosi nel corso dei secoli fino ai giorni nostri.

Il gatto e gli antichi greci e romani

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I gatti, infatti, erano apprezzati già migliaia di anni fa dai nostri antenati: coloni greci e romani.

I gatti e gli antichi greci

Per tenere a bada i roditori, una vera necessità per conservare in sicurezza le scorte alimentari, i greci preferivano usare usare altri carnivori, come donnole e altri mustelidi. Ma la prima prova inequivocabile che anche i greci possedessero gatti domestici proviene da due monete della Magna Grecia, l'attuale sud Italia, risalenti alla metà del V secolo a.C. Raffiguravano Iokastos e Phalanthos, i leggendari fondatori rispettivamente di Rhegion e Taras, Reggio Calabria e Taranto, che giocano proprio con i loro gatti domestici.

I gatti sono raramente menzionati nella letteratura greca antica. La parola comune per "gatto" era ailouros, che significa "cosa con la coda ondeggiante". Sembra quasi che i greci "temessero" la volubilità del gatto: Aristotele ha osservato nella sua Historia animalium, un trattato di storia naturale del IV secolo a.C., che "le femmine di gatto sono naturalmente lascive".  I greci in seguito accomunarono la loro dea Artemide con la dea felina egizia Bastet.

I gatti e gli antichi romani

Il gatto arrivò a Roma più tardi rispetto alla Grecia anche se nei reperti archeologici degli etruschi sono state ritrovate piccole statue in pietra raffiguranti gatti. I Romani presto si accorsero che i gatti, chiamati felis, si addomesticavano facilmente affezionandosi alla casa e alle persone. Durante le campagne di conquiste i romani li conobbero, li apprezzarono e li diffusero in tutte le provincie imperiali: tracce della presenza del gatto sono state rinvenute in tutte le regioni conquistate dai romani.

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Un particolare interessante è stato ritrovato a Pompei: il gatto è il protagonista di un mosaico all'interno della Casa del Fauno. Non sono stati ritrovati invece resti di gatti negli scavi a differenza dei cani di cui si sono trovati scheletri e si è riusciti anche a fare un calco.

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Un altro esempio iconografico di gatto nell'arte romana è rappresentato dal profilo di gatto disegnato su uno dei pilastri dell'Insula delle Muse, una delle Case Decorate di Ostia antica. Il disegno è parte di una serie di raffigurazioni animalesche che decorano le pareti dell'edificio, risalente al II secolo d.C.

I gatti tra Medioevo e Rinascimento

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Con l'avvento della cristianità il gatto ha conosciuto fortune alterne. Durante il Medioevo, molte delle associazioni tra Artemide ed i gatti furono "spostate" sulla Vergine Maria. Sebbene non siano menzionati animali durante il natale nei vangeli, come ha sottolineato il Papa emerito Ratzinger nel volume «L’infanzia di Gesù» edito nel 2012, una leggenda popolare narra che nella stessa notte in cui Maria diede alla luce Gesù, un gatto di razza soriana a Betlemme diede alla luce un gattino. Maria, accarezzando la micia, avrebbe lasciato un "segno" divino: ecco perché alcuni gatti tigrati portano una M sulla fronte.

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Nel Rinascimento questo legame simbolico è stato in alcuni casi raffigurato da artisti come Giovan Pietro da Cemmo e Lorenzo Lotto.

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Annunciazione di Recanati di Lorenzo Lotto

Spostiamoci poi nella fiorente Venezia rinascimentale. Le navi mercantili della Serenissima erano piene di gatti e uno dei più famosi  era quello che il Doge Francesco Morosini portava con sé dappertutto, persino in battaglia. Quando la gatta morì, il Morosini la fece imbalsamare con un topolino fra le zampe. Oggigiorno è possibile ammirare la mummia al Museo di Storia Naturale di Venezia.

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Ritratto del Doge Morosini in compagnia della sua gatta

Durante le traversate oceaniche dell'Età delle esplorazioni, i gatti domestici furono poi diffusi in gran parte del resto del mondo, poiché i gatti  venivano trasportati sui velieri per controllare i roditori a bordo e come portafortuna. Sfortunatamente, questo contribuì a facilitare l'estinzione di migliaia di specie animali dei territori esplorati: il gatto è infatti (suo malgrado!) una delle specie invasive più dannose del pianeta essendo un predatore eccezionale molto adattabile a qualsiasi ambiente.

Il gatto nei tempi moderni

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Ed eccoci poi con un altro salto temporale nel Regno di Napoli, tra 1700 e 1800. Il rapporto tra la casata regnante ed i felini appare soprattutto in questa area interessante da raccontare per quanto era controverso.

Nel 1742 il sultano turco Mahmud I donò un elefante indiano e ben sei gatti all'allora re Carlo III a sottolineare l'importanza economica dei rapporti commerciali tra le due superpotenze. I gatti erano "incaricati" di proteggere il pachiderma dai suoi "nemici per antonomasia", i roditori.

Alcune fonti però raccontano anche di eventi spiacevoli. Procida è notoriamente conosciuta "come l'isola dei gatti" e da secoli molti dei suoi abitanti se ne prendono degna cura. Tuttavia Alexandre Dumas (autore del "conte di Montecristo" e "I tre moschettieri") racconta in un libro storico del 1862 chiamato "I Borboni di Napoli" vol.1 un episodio spiacevole: «Carlo III aveva una passione che dominava tutte le altre, la caccia, lo abbiam già detto, passione di famiglia dei Borboni, che induriva il suo cuore, e che oscurava il suo spirito. Egli aveva destinato l'isola di Procida ad essere il suo vivaio di fagiani, e colà egli faceva i suoi allievi, che così trasportava poi nei castelli reali, che egli voleva ripopolare di selvaggiume. Or siccome i gatti erano i nemici naturali dei fagiani, grossi e piccoli, egli ordinò l'estirpazione della razza felina in tutta l'isola di Procida».

L'amore dei napoletani per i gatti, nonostante i "dispetti" ed il carattere schivo dei felini, è elegantemente mostrato in una celebre poesia di Eduardo De Filippo intitolata "‘A gatta d’ ‘o palazzo".

I gatti nelle città italiane oggi

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Arriviamo infine ai giorni nostri. Secondo l'ultimo report di Legambiente nel 2022, su un campione di 552 Comuni, appena il 40% dichiara di avere colonie feline presenti sul proprio territorio e solo il 33,9% di sapere quanti gatti ci siano in queste stesse colonie. Rispetto alle sterilizzazioni, appena l’8,7% dei Comuni dichiara di avere sterilizzato più del 90% dei gatti presenti nelle sue colonie; solo il 17,7% sostiene di aver fatto campagne di sterilizzazione e il 6,7% di aver realizzato campagne per l'adozione di gatti in cerca di casa. Appena il 9,4% dei Comuni dichiara di avere, sul proprio territorio o convenzionati, gattili sanitari, strutture pubbliche indispensabili per curare gli animali liberi malati o feriti; solo il 4,5% di avere oasi feline.

gatti legambiente

Numero di gatti in anagrafe (fonte: Legambiente)

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