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21 Aprile 2021
10:38

Oggi (non) è la giornata mondiale della migrazione dei pesci, ma fa sempre bene parlarne

Per molti media oggi 21 aprile è la giornata mondiale della migrazione dei pesci. In realtà non è proprio così, ma parlarne lo stesso non è mai un errore. Le popolazioni ittiche migratorie di tutto il mondo sono infatti in rapido declino, soprattutto a causa di dighe e altre barriere artificiali che bloccano i flussi e ostacolano le migrazioni. Ma la soluzione c'è, e si chiama ripristino degli ecosistemi.

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Il 21 aprile viene spesso riportato da diversi media come la Giornata mondiale della migrazione dei pesci, il World Fish Migration Day (WFMD). In realtà questa importante ricorrenza internazionale organizzata dalla World Fishing Migration Foundation viene celebrata con cadenza biennale e spesso in giorni dell'anno differenti. L'ultima edizione per esempio, quella del 2020, è stata festeggiata il 24 ottobre, mentre la prossima sarà il 21 maggio 2022. L'ultima volta che la celebrazione è ricaduto proprio il 21 aprile è stato nel 2018. Tuttavia vista l'importanza che riveste la tematica al centro di questa giornata fa sempre bene parlarne, anche quest'anno. I pesci migratori stanno sparendo e come sempre c'è di mezzo l'uomo.

Perché è importante attirare l'attenzione sui pesci che migrano

La conservazione delle specie ittiche, soprattutto quelle degli habitat fluviali, raramente è al centro dell'attenzione pubblica come lo sono specie ben più carismatiche come i grandi mammiferi. Eppure solo negli ultimi 50 anni oltre il 70% delle popolazioni mondiali di pesci migratori ha subito un rapido e apparentemente inarrestabili declino, che ha portato all'estinzione numerose specie. Sono tantissime infatti le specie di pesci che migrano, e molte di queste passano da un ambiente marino a quello d'acqua dolce dei fiumi per completare i loro cicli vitali. Si stima siano oltre mille le specie migratorie in declino che necessitano di protezione.

Come per esempio i salmoni, che partendo dal mare risalgono i fiumi come ultimo atto della loro esistenza: la riproduzione. Chi vive mare per riprodursi nei fiumi viene definito anadromo. Al contrario, chi passa invece la maggior parte della propria vita in acqua dolce per riprodursi in mari e oceani è chiamato catadromo. Tra questi ci sono anche le anguille (Anguilla anguilla e Anguilla rostrata), specie ormai quasi a un passo dall'estinzione in natura.

Molte di questi pesci compiono dei viaggi straordinari che possono essere lunghi fino a 10mila chilometri. Per orientarsi lungo la strada mettono in campo tutte le loro incredibili abilità: navigano seguendo le correnti, percepiscono i campi magnetici e utilizzano persino il loro senso del gusto e dell'olfatto per ritrovare la strada di casa.

L'importanza di queste specie ha inoltre un fondamentale risvolto sociale ed economico. Sono infatti miliardi le persone al mondo che direttamente o indirettamente dipendo da questi pesci per il cibo, lo sport, la ricerca e tutte le altre attività collaterali collegate a queste specie e ai loro ecosistemi. Per circa un miliardo di persone questi pesci rappresentano la principale fonte di cibo e sostentamento. Il loro declino, quindi, sta mettendo a rischio non solo la salute degli ecosistemi ma anche la sopravvivenza di intere popolazioni umane.

Le cause e le possibili soluzioni dell'emergenza

Le cause principali del declino delle popolazioni dei pesci migratori sono riconducibili alla costruzione di barriere artificiali nei fiumi che, bloccando le rotte migratorie, contribuiscono al degrado e alla perdita degli habitat e ostacolano la riproduzione. Argini, barriere e soprattutto dighe alterano il naturale scorrimento dei corsi d'acqua, impedendo fisicamente a specie come salmoni, anguille e storioni di completare le migrazioni. Solo in Europa ci sono più di un milione di barriere destinate certamente ad aumentare, anche in risposta all'emergenza climatica che stiamo vivendo. Ma la soluzione esiste, ed è anche molto efficace: si chiama ripristino dei fiumi e degli ecosistemi.

La "semplice" eliminazione delle barriere, con il ripristino naturale del corso dei fiumi, si è già dimostrata essere la forma più rapida ed efficace per favorire la ripresa delle popolazioni ittiche migratorie. Dove sono state eliminate le vecchie dighe ormai andate in disuso i pesci sono tornati, e ne hanno giovato tutti. Gli ecosistemi si sono ripresi, le popolazioni sono aumentate e la pesca in mare è cresciuta.

Circa il 25% delle barriere che bloccano i fiumi sono ormai vecchie o non più in funzione, e andrebbero rimosse o restaurate. Eliminarle potrebbe essere molto più facile e vantaggioso sotto tutti i punti di vista, da quello ambientale a quello economico. D'altronde è la stessa Europa che ce lo chiede, che con La Strategia per la Biodiversità del 2030 si è posta l'ambizioso obiettivo di ripristinare il naturale corso dei fiumi per almeno 25mila chilometri.

Una delle più importanti sfide dell'umanità in risposta alle pesanti crisi ambientali e sociali che stiamo vivendo non è più la semplice protezione delle aree naturali rimaste, ma il ripristino e il restauro degli habitat e degli ecosistemi perduti i compromessi. È questo il grande obiettivo della World Fishing Migration Foundation, sensibilizzare e ispirare le persone per avere fiumi liberi di scorrere e sostenere la biodiversità, gli ecosistemi e la pesca.

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Salvatore Ferraro
Redattore
Naturalista e ornitologo di formazione, sin da bambino, prima ancora di imparare a leggere e scrivere, il mio più grande sogno è sempre stato quello di conoscere tutto sugli animali e il loro comportamento. Col tempo mi sono specializzato nello studio degli uccelli sul campo e, parallelamente, nell'educazione ambientale. Alla base del mio interesse per le scienze naturali, oltre a una profonda e sincera vocazione, c'è la voglia di mettere a disposizione quello che ho imparato, provando a comunicare e a trasmettere i valori in cui credo e per i quali combatto ogni giorno: la conservazione della natura e la salvaguardia del nostro Pianeta e di chiunque vi abiti.
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