Le persone che presidiano il parco della Maggiolina a La Spezia aspettano con ansia il risultato del tavolo di confronto che deciderà le sorti dei cinghiali rinchiusi lì da settimane e, mentre trattengono il fiato, Francesca Manzini, una portavoce del presidio permanente al parco della Maggiolina, racconta a Kodami le speranze degli attivisti.
«Speriamo questa sera di avere la certezza che il pericolo uccisione sia scongiurato. Ci siamo attaccati a questa piccola apertura ma ancora non ci sono certezze, per cui speriamo che il tutto abbia esito positivo e che avvenga nel giro di poco tempo. Gli animali si stanno abituando alle persone, i volontari sono stanchi e i cittadini rivogliono giustamente il parco. Speriamo, quindi, in una soluzione veloce e che gli accertamenti veterinari siano il meno invasivi possibile».
Riguardo a dove vivranno gli animali, poi, la portavoce degli attivisti commenta: « Speriamo che venga accolta la proposta della Lega anti vivisezione (Lav) di spostare gli animali in un rifugio in provincia di Imperia che sarebbe disponibile ad accogliere gli animali».
Il rifugio di Impera dove potrebbero essere portati
Il rifugio di cui parla Francesca Manzini si chiama "Sparta riserva dell'animalità", situato a Pieve di Terco in provincia di Imperia, è gestito dall'etologo Francesco De Giorgio che così lo descrive Kodami: «Il rifugio fa parte dell'associazione più grande che si chiama "Sparta" e la nostra sezione si occupa in particolare di animali. Lo spazio è di 3 ettari e non è un rifugio classico ma lo definirei più un "rifugio selvatico". Lo spazio è ideale per una vita il più possibile nella dimensione naturale che si adatterebbe perfettamente per i cinghiali del parco della Maggiolina e abbiamo trovato una formula con la Lav per integrare in maniera progressiva gli animali rispettando la loro etologia».
Cos'è successo alla Maggiolina fino ad oggi
I cinghiali che potrebbero essere trasferiti sono Perla, Amara e i loro sette cuccioli e la loro è una storia che presto troverà una conclusione auspicabilmente positiva. Tutto è iniziato lunedì 8 agosto quando il gruppo di cinghiali, composto dalle 2 femmine e i 7 piccoli, è entrato nel parco urbano della Maggiolina a La Spezia. Una pattuglia di Carabinieri li ha visti e ha subito chiuso i cancelli, impedendo l'uscita degli animali e ovviamente l'entrata delle persone che solitamente frequentano il parco.
La tensione anche oggi è palpabile, soprattutto perché il destino di questi animali fino a ieri era l'abbattimento. Poi, grazie soprattutto ai continui appelli di Patrizia Prestipino, deputata del Pd che ha preso particolarmente a cuore la vicenda, oggi si terrà il tavolo di confronto alle ore 17 che vedrà partecipi i rappresentanti della Asl di La Spezia, il sindaco Pierluigi Peracchini, il presidente della regione Liguria Giovanni Toti, il Commissario straordinario peste suina Angelo Ferari e la Lav.
«Qualora domani ci fosse l'ok della Regione e gli animali dovessero essere in salute, questi potranno essere spostati in un rifugio promosso dalla Lav e non rischieranno più la vita», ha sottolineato Patrizia Prestipino a Kodami, infondendo nuova speranza ai volontari che da settimane si battono per il benessere degli animali del parco.
Un vuoto normativo per rifugi e santuari
Questo tavolo, però, rappresenta non solo l'ago della bilancia che deciderà fra la vita o la morte di questi animali, ma anche la possibilità di istituire un precedente storico per future situazioni analoghe. Infatti, ad oggi, è presente una enorme lacuna normativa che non chiarisce quale sia il destino in questi casi degli animali non d'affezione, ovvero gli animali selvatici, come nel caso di questi cinghiali. Ogni regione rivendica la possibilità di disporre come desidera degli animali che insistono sul proprio territorio, compreso decidere di abbatterli senza motivo.
«Una conclusione positiva della vicenda può essere una spinta a normare in maniera diversa per quanto riguarda i rifugi per considerarli, finalmente, diversamente dagli allevamenti – commenta a riguardo Francesca Manzini – Inoltre speriamo possa essere un punto di partenza per ripensare al rapporto fra essere umano e specie selvatiche. Gli animali non sono oggetti da poter eliminare a piacimento e in caso di sovrappopolazione bisogna trovare un modo scientifico e dignitoso di risolvere il problema».
Anche Francesco De Giorgio, in quanto gestore di un rifugio, conosce bene i problemi normativi della questione: «Ci sono sempre più luoghi in Italia che accolgono gli animali in difficoltà per fargli vivere una vita dignitosa fino in fondo e c'è una forte necessità, dunque, che le Asl aprino dei registri dedicati a rifugi e santuari. Il mio rifugio, ad esempio, è iscritto alla Asl di Imperia come giardino zoologico e i cavalli che sono da me sono iscritti come maneggio, termini impropri poiché il rifugio che gestisco non è né un giardino zoologico né un maneggio. Qui gli animali vivono la loro vita fino in fondo e non sono inseriti nella filiera zootecnica e alimentare, motivo per cui non c'è neanche il bisogno di procedure di identificazione invasive come le marcature con etichette sull'orecchio».
Dunque non resta che attendere gli sviluppi del confronto tenendo le dita incrociate e sperando che il destino dei 9 cinghiali del parco della Maggiolina sia di vivere una vita lunga e dignitosa e che l'esito del tavolo possa essere una evidenza concreta della necessità di coprire un grande vuoto normativo.